Un normale martedì
Nell’Estate 2007, subito dopo lo sgombero dell’occupazione di Volturno 33, un gruppo eterogeneo di compagni decise di iniziare a raccogliere racconti ed interviste sui 20 anni precedenti di movimento a Milano.
Non era un periodo facile per chi faceva politica dal basso e l’intenzione era quella di produrre un libro che riuscisse a trasmettere un po’ di memoria su quel che era stato.
Poi, nell’Autunno del 2008, venne il grande movimento universitario dell’Onda e tante altre cose presero vita.
Ognuno si ributtò a seguire nuovi progetti ed il libro rimase una bella idea nel cassetto.
Approfittando del lancio del nuovo sito di MIM, iniziamo a pubblicare settimanalmente alcuni dei racconti che erano stati raccolti ormai 7 anni fa.
Ai tempi, quando proponemmo ai compagni di scrivere il loro vissuto, la traccia era fondamentalmente libera.
Ne vennero fuori tante storie interessanti, di cui molte, inutile negarcelo, parlavano di episodi di conflittualità di piazza.
Il movimento ovviamente è molto altro e non si riduce mai ai soli “scontri”. Noi però abbiamo deciso di pubblicare il materiale come lo ricevemmo all’epoca. Se vuoi proporre un tuo racconto scrivi pure a: milanoinmovimento@gmail.com
Buona lettura!
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Un normale martedì
“Che caldo, uffa, che caldo” – “Sono solo le nove e sono già in piedi” – “Che palle ‘sto caldo”. I soliti pensieri ogni mattina, quando fa caldo fa caldo ed in camera mia non si riesce a stare quindi mi alzo, mi lavo i denti, accendo radio e computer, cerco di capire che succede, che è successo, cosa succederà, però ho sonno. Cavolo è Estate e vorrei dormire. Un anno di Liceo alle spalle, la voglia di dormire, di riposarmi, cavolo è estate. Poi ieri non è stata una giornata facile, anzi è da venerdì che le giornate non sono facili. Il telefono suona in continuazione, oppure sono io che chiamo. Da venerdì avrò speso un’esagerazione, sì tanto. Poi ogni giorno i discorsi sono diversi, non proprio il senso che è lo stesso ma il tipo di informazioni che ci si scambia sono diverse. Ma al telefono tutto è facile, il difficile è quando esci di casa, quando le persone ti guardano in faccia, quando vedono il dito di una mano fasciato, quando vedono i dread. E poi non mi parlano in molti, mi guardano e basta e non capisci che pensano. Sono con me o contro? Ma come fanno ad essere contro? Ma non hanno visto? Non è chiaro? Però ti guardano e non parlano. Va bene è martedì e come tutti i giorni in Estate vado al campetto, ieri non ci sono andato, sono stato troppo tempo al telefono e poi sono uscito alla sera. Vado al campetto e qui è tutto normale, ma anche domenica e lunedì era tutto normale, a parte lo sguardo della gente. E’ tutto normale per tutto il mondo attorno, per milioni di persone, non per me, sento un bisogno, un’esigenza, voglio parlare, raccontare cos’è successo a Genova il 20 e 21 Luglio. Arrivo al campetto e subito gli sguardi diventano battute, battutacce ed in rari casi frasi di supporto, amicizia, vicinanza. Però qua ci sono le persone con cui passo tutti i fottuti pomeriggi d’Estate, qua ci sono le persone con cui organizzo i tornei, qua ci sono le persone con cui devo parlare. Parlo, ci provo, racconto. Qualcuno ascolta, altri no, il pomeriggio si fa difficile, diviso tra la voglia di parlare e la rabbia di percepire che al mondo non frega nulla di quei due giorni, non frega nulla di Carlo, anzi peggio perché chi non ascolta dice solo “Se fossi stato io altro che uno, avrei sparato a tutti”. Chi ascolta vuole sapere, capisce o critica, ma vuole capire. Chi ascolta si fronteggia con chi non lo fa, ma non sul senso e sugli accaduti ma sul male dell’informazione. E’ la prima volta che la corte si riempie di “politica” sul rettangolo da gioco. Il mio nuovo soprannome è Black Bloc, cioè in molti mi chiamano così da ore. Suona il telefono. Il Lello. Cazzo non l’avevo ancora sentito, doveva venire anche lui con Omar, ma il loro viaggio di ritorno dalle vacanze è stato travagliato e così non sono arrivati, e da venerdì che non lo sento. “Oh bella Lello come va?” – “Come va a te? Sano e salvo mi immagino…bene dai poi mi racconti. Hai sentito Radio Pop?” – “No perché?” – “Stasera è il 24 Luglio, è martedì e alle 21.00 ci si trova in Piazza Duomo per un corteo per i fatti di Genova, andiamo vero?” – “Certo che ci andiamo, e poi sai che domani a Radio Lupo Pelo e Vektro fanno lo speciale su Genova, così ci andiamo e raccontiamo del corteo, alle 20.00 al Buon Gesù?” – “Va Bene”.
Chi sente la conversazione mi guarda e fa “Non distruggerete anche Milano”, la mia risposta – “Fanculo, ci si vede giovedì, in questi giorni ho altro da fare che stare con voi a farmi insultare”.
Arrivo a casa, fa caldo sempre, anche di più dopo una biciclettata di qualche chilometro. Doccia, cena veloce, porta di casa che si apre e chiude, passo svelto che sono in ritardo. Arrivo giusto giusto con il Lello al puntello, andiamo con la sua macchina.
“Dove parcheggiamo Ce?” – “Non lo so, io direi Lampugano, poi metro, siamo comodi così, anche perché non sappiamo mica che percorso farà il corteo” – “Va bene” – “Oh cazzo Lello ma tu non ascoltavi Hip Hop che è ‘sta roba?” – “Raggamuffin’, mi sto appassionando a questo ora….ma su raccontami di Genova”.
Arriviamo a Lampugnano e scendendo dalla macchina incontriamo i genitori di Manuel, compagno della zona, parliamo dell’8 Aprile e dell’incursione dei nazi alla prima festa pubblica di Officina Shake, parliamo di Genova, io racconto e loro raccontano quello che ha passato Manuel… ”Oggi non c’è, è andato 4 giorni al mare” mi dice la madre. Così passa il viaggio in metropolitana. Scendiamo in Duomo, saliamo le scale e il cuore si apre. Migliaia di persone. Anche molte che conosco, strano, quando vado in corteo a Milano difficilmente incontro persone che conosco, ne sono contento. Mi sento a casa, una casa allargata perché solo vedendo le persone che conosco capisco che non ci sono solo i compagni militanti, i compagni dei centri, dei collettivi e di quant’altro, solo tra chi conosco ci sono 4 dei Ds. C’è un tot di gente. Tanta. Quasi incredibile. E’ il 24 Luglio. Non sono tutti in vacanza? No ci sono, sono lì con me, con il Lello. E sono tutti lì perché a Genova è successo qualcosa di difficilmente immaginabile. Un massacro organizzato, una mattanza. Era anni che, almeno per quanto ne sapevo allora, non succedevano cose simili. La repressione non ha funzionato penso, la repressione non ha vinto, guarda quanta gente. Non vedevo né capivo che era già iniziata la fine. Ma come si fa a vedere la fine in 100.000 persone in piazza in un normale martedì 24 Luglio? Come puoi credere che le cose andranno male, senti una forza, un’energia, un’emozione. Anche perché da quel che avevo capito il corteo era stato praticamente improvvisato.
Il corteo parte. Zero sbirri. Qualche coro contro di loro, fin troppo pochi, qualche coro per Carlo. Ma anche tanto semplice chiacchiericcio. Anzi predominante. In un lato di Piazza Duomo qualcuno ha fatto un cartellone con delle foto, ci sono foto di Carlo, di anziani menati, di giovani massacrati. Mi ricordo solo quello. Perché la testa andava e veniva in mezzo a tutta quella gente. Che poi poco tempo prima ne avevo vista anche di più, sempre lì, per il concerto di Manu Chao. Ma ora era diverso. Si era lì non per un concerto, si era lì per dire “Siamo ancora vivi, non ci avete ucciso, la nostra lotta non finirà”. Forse è lì che ho sentito e capito che mai nella vita mi sarei dimenticato del 20 e 21 Luglio, e per come sono fatto, se non me lo dimentico farò in maniera tale che anche altri non se lo dimentichino. Poi mi metto in piedi su un cestino della spazzatura, guardo quella piazza piena e capisco che anche per altri sarà così, come ci si può dimenticare una cosa del genere? Non solo se l’hai vissuta.
Il dito è fasciato non per le cariche a Genova, mi sono fatto stupidamente male giocando al campetto.
Il corteo finisce, torniamo a casa. Guardo i miei, loro sanno tutto, loro non dimenticheranno anche perché con la paura che avevano e come se fossero stati lì anche loro, guardo fuori e nel buio vedo che anche per altre persone non è stato un normale martedì 24 Luglio, qualcosa di diverso c’era, quel qualcosa troppo presto si è perso, non in tutti ma in troppi, anche nel giro di amici e compagni, altri, come il Lello, Francesco, Luca, Fabio, Alice ed Elena sanno ancora che il 20 Luglio è un giorno speciale.
Con Carlo nel cuore.
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