A 15 anni dall’inferno di Diaz e Bolzaneto, 175mila euro di risarcimento a una delle vittime
175mila euro di risarcimento in sede civile a Tanja, una delle tante vittime del massacro della Diaz e delle torture a Bolzaneto. E intanto, manca ancora la legge sulla tortura…
Il 7 Aprile 2015 i giudici della Corte europea dei diritti dell’uomo hanno condannato l’Italia per la violazione della Convenzione sui diritti dell’uomo ritenendo che l’operato della Polizia di Stato durante l’irruzione alla scuola Diaz “deve essere qualificato come tortura“.
In tutto questo, il reato di tortura continua ad essere bloccato nelle sabbie mobili del Parlamento italiano dove la lobby che rappresenta gli interessi delle Forze dell’Ordine è potente e trasversale. L’Italia, “patria” della difesa dei diritti umani, sempre pronta a insegnare ad altri come questi vanno difesi, quando si tratta di difenderli a casa propria latita clamorosamente.
In questo quadro abbastanza desolante giunge la notizia che lo Stato italiano dovrà pagare a Tanja, una ragazza tedesca ventiduenne all’epoca dei fatti, 175.000 euro di risarcimento sia per le botte e le accuse false della Diaz che per le angherie subite nel centro di detenzione e smistamento di Bolzaneto.
Le cause civili per le violenze e gli abusi polizieschi durante i fatti del G8 sono ancora molto poche. Poco più di una decina. Questo anche perché i processi sono durati più di una decina d’anni.
Come dicevamo al Cedu ha già condannato per tortura l’Italia per i fatti della Diaz e si appresta a fare lo stesso per i fatti di Bolzaneto.
Il tutto nel silenzio complice e ignavo del ceto politico italiano.
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