Note veloci attraverso Francoforte

Poche righe a caldo appuntate su una moleskine in aereo verso Milano.

Le giornate del Blockupy Frankfurt ci consegnano un bilancio complesso ma ampiamento positivo, di cui si dovrà discutere e meditare, a freddo, ma che occorrerebbe mettere subito a valore di ritorno dalla Germania.

Un ritratto dalle molte facce di cui sicuramente:

 

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Francoforte, è stata attraversata per cinque giorni da una variegata, ma sicuramente moltitudinaria, soggettività che rifiuta l’austerity e la tecnocrazia finanziaria della BCE; che ha preso parola -malgrado la militarizzazione poliziesca  esasperante- nelle piazze, nelle strade, nella Goethe Universität, negli squat, nei campeggi, nelle sedi sindacali, contaminandole e attraversandole in modo prorompente

Si è insomma, tra mille difficoltà ma con grande generosità, creata una straordinaria anomalia nel centro della capitale del biocapitalismo finanziario europeo: nel “cuore della bestia” come ci ricordava Micheal Hardt durante un partecipatissimo dibattito nel campus universitario intorno alla facoltà di Scienze Politiche.

Chi da anni frequenta il movimento tedesco sa bene come questa sia stata la prima volta in cui la partecipazione ad una mobiltazione in Germania si è rivelata, davvero, transnazionale.
Dall’Italia, dall’Olanda, dal Belgio, dalla Spagna e, ovviamente, dalla Germania: attivisti, studenti universitari, miltanti di movimenti autonomi e antifascisti, membri di ong e sindacati, hanno insieme dato vita ad uno straordinario laboratorio politico che non ha coinvolto solo il corpo militante dello nazione ospitante e qualche delegazione straniera, ma ha fatto vivere “la dimensione europea dei movimenti” nei corpi vivi e nell’indignazione di centinaia di giovani del Vecchio Continente.

 

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Proprio alla luce di questo, è possibile inquadrare diversamente anche il formidabile dispositivo di controllo e repressione poliziesca che ha ostacolato in modo deciso la mobilitazione e che non è stato, malgrado la leggendaria efficenza della Criminal Polizei, anche questo, normale.

Come ricordava qualche vecchio compagno erano vent’anni che non si vedeva una cosa del genere in Germania.

La capitale simbolica della Troika, del Capitale Europeo, è stata per una settimana difesa e custodita da 13.000 poliziotti ben visibili nelle loro uniformi corazzate di colore blu scuro, il colore della futura Europol, la gendarmeria europea.

Un dispositivo di controllo che si vanta (tanto sulle colonne del socialdemocratico Frankfurt Rundschau che su quelle del conservatore Frankfurter Allgemeine Zeitung) di aver “permesso la democratica protesta” e di aver evitato con la dissuasione ogni krawalle (“riot”), non come durante il corteo autonomo del 31 Marzo 2012, quando il centro della city venne reso ingovernabile e parzialmente danneggiato.

Per cinque giorni i giovani europei del Blockupy hanno subito fermi, daspo, schedature di massa, sgomberi di piazze, divieti di ogni genere, controlli anche nei taxi, o, la specialità locale, il polizeikessel ( l’anello di agenti che “incassetta” un gruppo di dimostranti) mentre cortei e blocchi mobili hanno invece dimostrato la loro inadeguatezza rispetto alla possibilità di rompere a lungo la pressione poliziesca e di incidere realmente.

Non a caso der Fuchs (“la volpe”) Uwe Hundt, il vecchio capo del personale della polizia berlinese, passato, in quanto esperto, nella nascente europol, dichiarava con soddisfazione in televisione che “tutto è andato come doveva andare”: il volto era tranquillo, sorridente, non come nel piazzale del porto di Rostock nel Giugno 2007 o nell’intervista al Corriera della Sera dopo l’assassino di Carlo Giuliani nel Luglio 2001.

Una incredibile prova di forza, efficente, “democratica” ma inflessibile; nonostante a Francoforte non fosse presente, nei giorni del Blockupy, nessun rappresentante della Troika, ma solo grattacieli di vetro e acciaio imponenti ma vuoti, come lo scheletro della nuova sede della Banca Centrale Europea.

 

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Nelle giornate del Blockupy Frankfurt sono mancati sicuramente molti soggetti che stanno pagando in modo drammatico l’austerity (dai lavoratori, ai pensionati, ai migranti) mentre la galassia del precariato giovanile cognitario a livello transnazionale era presente in forze.

Forse, negli anni della Crisi globale, sta, ancora una volta, all’intelligenza e alla responsabilità dei movimenti accellerare con slancio il consolidamento di una dimensiene europea vera, radicale e reale; ma è un compito che non è più eludibile.

In modo che Francoforte non sia solo la città dove si costruisce, in verticale, l’enorme torre della nuova BCE ma sia anche dove si è iniziato a consolidare, in orizzontale, una risposta forte dei movimenti europei alla Crisi e all’Austerity.

 

ER

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