Uno spazio politico comune di movimento!

ondasapienzaOramai da alcuni mesi un insieme di realtà di movimento ha avviato un lungo ed appassionato confronto sul proprio “comune politico” cercando di costruire collettivamente delle risposte dinamiche, ovvero mai cristallizzate in un pretesa ideologica, ad interrogativi sempre più pressanti circa l’organizzazione del nostro agire in una fase storica, politica, sociale ed economica sempre più complessa e sempre meno dotata dei retroterra e dei paradigmi culturali nei quali si è radicata la “nostra” storia, anche quella più recente.

Abbiamo avviato la discussione partendo da un primo tracciato di ragionamento, che è possibile leggerequi, ed assumendo di volta in volta i nuovi nodi ed i nuovi interrogativi che ogni “pezzo” di discussione inevitabilmente ha portato con sé.

A distanza di alcuni mesi dall’avvio di questo percorso ci ritroviamo oggi con qualcosa in più. Questo non perché la riflessione si sia conclusa, ma perché abbiamo intanto condiviso necessità e sensibilità comuni. Lo spazio all’interno del quale si sviluppa il nostro percorso lo abbiamo chiamato, almeno temporaneamente, spazio politico comune. Lo spazio politico comune non è uno spazio di sintesi di un’area, ma lo spazio di sincronizzazione, pur nelle diverse specificità, delle chiavi di lettura e delle decisioni relative al nostro agire comune che da esse derivano. Lo spazio politico comune non è un qualcosa di predeterminato, ma ciò che di volta in volta il confronto collettivo fa sì che esso sia. Non è neppure il luogo dove costruire fantomatiche, quanto improbabili, egemonie, intese non come diffusione di idee e pratiche convincenti, ma come arroccamento proprietario su tematiche od obiettivi. Crediamo che oggi più che mai sia necessario ricostruire luoghi dove la discussione possa essere autentica, non predeterminata nei suoi esiti né ridotta ad una sequela di interventi di mera “rappresentanza” delle diverse visioni politiche che si producono sul tema oggetto della discussione. Ricostruire una dimensione del confronto che sia reale ed una dinamica della decisione che sia il prodotto autentico della riflessione collettiva è un’urgenza non più rinviabile perché ogni parte possa dare un contributo efficace ed attuale allo sviluppo di una movimentazione sociale adeguata al livello di attacco che oggi stiamo subendo alle nostre fondamentali condizioni di esistenza. In questo recupero dell’autenticità della discussione, delle reciproche relazioni e delle decisioni che insieme si maturano, si radica anche la scommessa che gli spazi di movimento tornino ad essere anche luogo di formazione e di crescita di una nuova generazione di movimento, intesa non tanto nella sua dimensione anagrafica quanto piuttosto nella sua capacità di essere sincronizzata nel tempo presente e nel suo rapido evolversi. Per far ciò, naturalmente, è necessario guardare oltre i propri ambiti ristretti, i recinti sicuri, le identità consolidate, ma farsi investire dalle trasformazioni e dalle innovazioni che danno vita alle contraddizioni del nostro presente. L’Europa, con le sue centrali di comando e cinghie di trasmissione del potere, ma anche con le sue parziali e molteplici forme di resistenza, con le sue sperimentazioni politiche, con la sua necessità di costruire percorsi larghi per la costruzione di un’alternativa tanto alla narrazione liberale quanto alla deriva fascista, costituisce il campo d’azione all’interno del quale collocare un confronto costituente. Tutto questo è possibile realizzarlo prendendo anche atto fino in fondo che ogni visione, per quanto votata a generalizzarsi, esprime sempre una parzialità, una parte che sceglie le proprie modalità organizzative nella consapevolezza di non essere il tutto e del fatto che le relazioni con le altre parti e con ciò che esse esprimono è l’oggetto permanente e mai conclusivo delle proprie attività, intese come insieme di ragionamento, scelte ed azioni.

La consapevolezza di essere e di esprimere una parte di un tutto infinitamente più grande e più complesso porta con sé la necessità che i luoghi del confronto e del variegato sedimentarsi di quel comune politico che rende possibile tradurre una visione condivisa in una prassi comune, siano costantemente aperti perché solo in una dimensione aperta ed attraversabile è possibile rinnovare costantemente la capacità di sincronizzarsi con il tempo presente e con le sue trasformazioni, date o potenziali. Per queste ragioni i futuri appuntamenti dello spazio politico comune e delle tematiche poste all’ordine del giorno saranno pubblici, aperti a tutt* coloro che ritengano di poter dare un proprio contributo al percorso che abbiamo intrapreso.

Il prossimo appuntamento dello spazio politico comune si terrà l’8 febbraio presso il Centro Sociale Rivolta di Marghera.

Ordine del giorno:

– Apertura ore 10,00

– Plenarie tematiche ore 10,30-15,30 (pausa pranzo 13,00-14,00)

  1. Europa: movimenti sociali e sfide politiche

La crisi sistemica in atto ormai da quasi un decennio, che come abbiamo visto negli ultimi anni ha determinato nuovi assetti geo-economici e geo-politici, nell’Eurozona ha preso sempre più la forma della recessione. L’operazione di quantitative easing messa in atto dalla Bce lo scorso 22 gennaio, grazie alla quale verranno immessi nei mercati finanziari europei circa 500 mld di euro frutto dell’acquisto forzoso di titoli di Stato, se da un lato sembra essere una manovra in netta discontinuità con le politiche di austerity dall’altro segna l’inizio di una nuova ristrutturazione all’interno della governance neoliberale, sempre egemonizzata da un’oligarchia finanziaria.

Nello stesso tempo viene dalla Grecia uno spiraglio ed una speranza di cambiamento degli assetti europei. La vittoria di Tsipras, a cui si aggiungono le grandi possibilità di vittoria di Podemos in Spagna, scompaginano il pensiero unico europeo, ma soprattutto aprono la possibilità di costruzione di uno spazio aperto e plurale in grado di destituire la troika. Senza cadere nel facile entusiasmo di chi esulta per la vittoria altrui e, allo stesso tempo, senza chiudere gli occhi davanti al vento di innovazione che soffia dal Sud Europa, occorre riflettere sul radicale cambiamento che sta investendo le categorie del politico a cui eravamo abituati. Occorre guardare al mondo da una prospettiva diversa e sperimentare nuove forme di organizzazione e prassi: come trasformare il nostro agire per essere all’altezza della sfida che ci pone il presente?

In questo quadro assume un’importanza cruciale la mobilitazione del 18 marzo a Francoforte, lanciata dalla coalizione Blockupy nel giorno dell’apertura della nuova sede della Bce. Una giornata che rappresenta il culmine di un lavoro politico sullo spazio europeo che dura ormai da diversi anni, ma anche lo snodo per un definitivo cambio di rotta dei movimenti europei, sia sul piano delle pratiche del conflitto sia in termini di organizzazione politica.

  1. Expo: debito, precarietà, cemento

L’Esposizione universale, che apre i suo battenti nel capoluogo lombardo tra meno di cento giorni, già da tempo si sta delineando non solamente una grande kermesse, ma un dispositivo in grado di formalizzare un modello in cui indebitamento, lavoro gratuito e cementificazione diventano le variabili interdipendenti del capitale finanziarizzato. Costruire un terreno di contrasto ad Expo 2015 deve necessariamente investire tutti gli elementi che lo connotano, articolandosi sia nello spazio, aggredendo Expo nelle sue implicazioni territoriali, sia nel tempo, costruendo percorsi e mobilitazioni che agiscano per tutta la sua durata.

  1. Kobane: dalla resistenza alla vittoria

La liberazione di Kobane ad opera di Ypg/Ypj, dopo mesi di estenuante assedio da parte dei fondamentalisti di Isis, assume per tutti i movimenti lo stesso significato che ha avuto la lotta zapatista negli anni Novanta, in termini di immaginario e di suggestioni politiche. La resistenza e la vittoria di Kobane rappresentano un importante frattura degli assetti sistemici, sia perché si colloca in una dimensione geopolitica in cui la guerra globale si ridefinisce in nuove forme e con nuovi attori, sia perché valorizza un’importante esperienza di autogoverno e di autodeterminazione politica, sociale e di genere. Kobane e la Rojava rappresentano un orizzonte fondamentale, in cui la destituzione dello sfruttamento e del comando avviene attraverso la costruzione di una nuova istituzionalità del comune.

  1. Libertà di movimento: contrastare il nuovo paradigma giudiziario-repressivo

La sentenza nei confronti degli attivisti No Tav, emessa il 27 gennaio dal tribunale di Torino, che ha visto infliggere ben 142 anni e 7 mesi in totale, è l’ennesima dimostrazione di un potere statuale che esprime sempre di più la sua funzione repressiva attraverso l’estensione e l’innovazione dei dispositivi polizieschi e giudiziari. I cambiamenti avvenuti negli ultimi anni, sia in termini di gestione di piazza che in ambito giudiziario, evidenziano un cambio di paradigma dal punto di vista del comando che risponde all’esigenza di costruire un soggetto neoliberale pienamente subordinato. La ricerca di una nuova agibilità di movimento è un’opzione tanto complessa quanto necessaria, che deve interrogare tutti e tutte in profondità.

– Conclusioni e agenda politica ore 16,00

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