Varalli – Il punto della situazione: rabbia, sdegno, indignazione

 

1780813_276119102543429_1925305856_nComunicato del Collettivo Varalli sull’evoluzione della situazione a scuola. Dopo l’occupazione si è scatenata una vera e propria ondata repressiva fatta di misure disciplinari durissime. Questo il punto della situazione: 

 

Il punto della situazione: rabbia, sdegno, indignazione.

Ci avevano chiesto di specificare la nostra posizione sui professori. Ci avevano chiesto lumi su come procedessero le cose. Notizie sull’assemblea di Venerdì.
Non abbiamo risposto. Non abbiamo risposto per scelta, perché insieme abbiamo deciso che volevamo prenderci una pausa breve per vedere dall’esterno l’impatto della campagna che stiamo portando avanti. Volevamo vedere esattamente cosa sarebbe successo nell’ipotetico caso di uno stop. Abbiamo i risultati, e tante novità. Siamo indignati, non quanto ma più di prima.

Procediamo con ordine. L’ultimo bollettino risaliva a Venerdì, e la notizia è quella che già avevamo dato: un’assemblea chiamata pubblicamente dal Collettivo per chiarire insieme a tutti gli studenti del Varalli le nostre posizioni è stata disertata dalla stragrande maggioranza degli studenti e, soprattutto, da coloro che avevano iniziato a porsi in iniziative – su ordine segreto e più volte negato dello staff di Presidenza, non contento di aver già provato a farsi valere col mezzo del terrorismo psicologico/lavaggio di cervello dell’assemblea con i rappresentanti di classe – come la raccolta firme contro l’occupazione o il semplice pubblico insulto via Facebook o addirittura di persona. Avevamo esortato loro e tutti coloro che avessero voluto dire la loro a presentarsi e farlo, a cominciare a lavorare nella nostra ottica: chi vuol prendere posizione e mettersi nelle cose ha diritto di farlo a prescindere dal ruolo istituzionale, a patto che ci creda davvero e ci investa tempi ed energie. All’assemblea si sono presentate una decina di persone, che ringraziamo e che sono venute principalmente perché interessate ad avvicinarsi al Collettivo. Degli “oppositori” neanche l’ombra.

Si arriva a dopo il week-end. Come collettivo avevamo deciso di non presentare ricorsi, ma le cose sono cambiate. In una riunione con tutti i nostri genitori, la decisione del collettivo è di usare anche il canale legale per dire “no” a delle sospensioni inaccettabili e vergognose, illegali (o per lo meno comminate illegalmente) e illegittime, mai viste prima. Ecco dunque che la novità del giorno è il rifiuto della Presidenza di protocollare (ovvero ufficializzare) le lettere di ricorso, il maltrattamento subito dai genitori di alcuni di noi per mano dell’ormai mitico Staff di Presidenza, presente al completo in un colloquio richiesto appositamente con la Preside. L’organo di garanzia del Consiglio d’Istituto, ovvero la commissione che si occupa dei ricorsi, creata ad-hoc con gente scelta senza una regolare votazione, per decidere del nostro ricorso non ufficializzato. Una repressione, insomma, la cui illegalità va pure oltre quella dell’atto stesso di occupare.

Nel frattempo, il clima a scuola per i non-sospesi è sempre più invivibile. Presi di mira da provocazioni continue, emarginati e trattati diversamente, come se fossero criminali, per il solo fatto di aver occupato la propria scuola, di aver cercato di mettersi in persona a dire no a quest’istituzione. Un no che in origine aveva tutt’altre motivazioni, ma che col senno di poi sarebbe stato ben più che giustificabile rivolgere alla nostra scuola. Al nostro “staff di Presidenza”, a queste persone che stanno a dir poco perdendo il controllo della situazione.

 Siamo incazzati, stavolta davvero tanto. Ci stanno di fatto chiedendo una guerra che noi vorremmo evitare di combattere. Stiamo cercando di limitarci ad una difesa che per ora i suoi risultati li ha ottenuti, ma che non può resistere a forme di repressione illegali da parte di chi, invece di educare, punisce accusando proprio di aver commesso delle illegalità. La situazione sta sfiorando il ridicolo e noi no, non resteremo a guardare. Siamo motivati più che mai, assieme ora anche ai nostri genitori, a riprenderci quel che è nostro. Alla bella faccia di una scuola che continua a definirsi aperta al dialogo.

Postilla sulla questione professori: a tutti quei docenti che in forme e modi diversi hanno provato davvero ad avviare un dialogo mandiamo il nostro ringraziamento, e specifichiamo che non è con loro che ce l’abbiamo. Un grazie che è prima di tutto un chiedere a loro di aiutarci, di non permettere che tre-quattro persone prendano in mano la situazione in maniera grossolana e impediscano a chiunque di gestirla dialogando. Di non schierarsi dalla nostra parte se il loro è un pensiero differente, ma di far sentire chiaro e tondo anche con la loro, di voce, che quel che sta succedendo è vergognoso ed inaccettabile. Che educare è condividere e dialogare, non punire, spaventare, reprimere e provocare.

Stiamo per lanciare una serie di appuntamenti che rafforzeranno ulteriormente la nostra campagna. Non sappiamo quanto a lungo, però, potrà continuare a chiamarsi solo #DefendVaralli. Continuate a seguirci, a sostenerci, ad aiutarci. Abbiamo bisogno di tutti voi.

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