Uno sguardo sull’Europa

Symbolic 2004I
Anno 2010, in Grecia i titoli pubblici del debito sono diventati Junk Bond (titolo spazzatura), l’Europa si trova davanti ad un bivio: fronteggiare la crisi offrendo completa solidarietà, o pensare a salvare le banche (pezzi pregiati dell’economia finanziaria).
In una Europa unita, ogni paese andrebbe aiutato, sforzandosi di alleggerire il debito. Invece viene scelta la via del contagocce; erogazione di prestiti a fronte di severe misure di austerità. La grande disparità tra il Pil della Grecia e quello dell’Europa (il 2%) renderebbe l’intervento di soccorso finanziario fattibile e veloce, invece si opta per un intervento tardivo e punitivo. Non sono contati gli ideali del cristianesimo (religione maggioritaria) e neppure gli ideali della solidarietà tra i popoli e le nazioni (tutti concorrono a formare l’Unione Europea), ma le leggi della domanda e dell’offerta, le leggi del libero mercato (ideologia ormai preminente nel mondo). I paesi dell’Europa (Germania, Francia e gli altri in coda) si accordano, non come un governo politico, per aiutare la popolazione in difficoltà, ma al contrario, come un tiranno politico: per spogliare di diritti e di ricchezza il popolo greco secondo le regole del Patto di Stabilità. Le regole diventano obbligatorie per tutti gli altri contesti: ogni nazione deve adottare gli stessi parametri economici decisi in sede europea. L’autonomia delle scelte per ogni governo nazionale viene meno, e viene concessa solo una dilazione nei tempi o un leggero sfioramento dei parametri.
Osservando la concentrazione con cui i leader europei si sono impegnati nello schiacciare la speranza del popolo greco, viene logico pensare che la stessa sorte sarà riservata a tutti i popoli dell’Europa. Per raggiungere ciò, questi leader si sono affidati anche alla BCE (Banca Centrale Europea), che non ha dovuto spingersi nel futuro, i suoi regolamenti erano già pronti; molto aiuto alla banche e poco aiuto agli Stati. Questo modo di operare ha reso esplicita la natura della BCE, un organo al servizio del potere finanziario.
Dietro questa ideologia del libero mercato si avverte la uniforme mano di un centro e di un progetto: all’insicurezza e alla sofferenza dei popoli fa riscontro una sicurezza tecnocratica del governo dell’Europa (la Commisione Europea).

II
6 Marzo 2014, il parlamento della Crimea si pronuncia per l’adesione alla Federazione Russa. Il referendum del 16 Marzo conferma questa volontà popolare (96% tra i votanti).
L’Europa reputa subito illegale questo referendum. Il governo europeo era già intervenuto nella crisi tra Ucraina e Russia appoggiando gli oppositori di Yanukovich (alleato di Mosca), finanziando e benedicendo i rivoltosi di piazza Maidan.
Quando la crisi si allarga, le regioni orientali (Donetsk, Lugansk) chiedono l’indipendenza dall’Ucraina, l’Europa si schiera con il nuovo governo ucraino, e questa politica di intervento si spinge fino a decidere sanzioni (con perdite economiche per la stessa Europa) conto la Russia.
Sotto la retorica della difesa della libertà in Ucraina si palesa una logica di potenza che cerca di portare l’Ucraina nella propria sfera di influenza. L’Europa corre a salvare un paese in bancarotta in sodalizio con USA e FMI (Fondo monetario internazionale).
La BEI (Banca europea per gli investimenti) e la BERS (Banca europea per la ricerca e lo sviluppo) mettono a disposizione la somma di 15 miliardi di euro per sorreggere l’economia dell’Ucraina. Per la Grecia si apre il portafoglio a condizioni da strozzino, per l’Ucraina (paese che non appartiene all’Unione europea) si mettono in moto velocemente le banche europee.
Queste scelte chiariscono il progetto europeo di espansione territoriale, politico ed economico. Nel bilancio dell’Unione europea, è previsto un aumento della voce ‘sicurezza’ (difesa europea) da 12,4 a 15,7 miliardi di euro.

III
L’Italia vacilla. Tra il 2007 e il 2013 il Pil italiano è crollato del 9% e il debito è passato dal 103% al 133% del Pil. Il debito pubblico ha subito un ennesimo declassamento da BBB a BBB-. Ma l’Italia resta un paese cardine nell’Unione Europea, e l’Europa non può farne a meno, tanto che le scelte della BCE saranno adeguate a questa dipendenza.
E’ a partire dall’estate del 2011 che i governi italiani hanno fatto proprie le raccomandazioni della Banca Centrale Europea: riduzione della spesa pubblica, precarizzazione del lavoro e licenziamenti facili, aumento della età pensionabile, snellimento della pubblica amministrazione, liberalizzazioni. Infatti, per la BCE i governi più credibili sono gli esecutivi tecnici; il dominio della finanza sulla politica.
L’Italia ha introdotto il pareggio di bilancio in Costituzione, come raccomandato dalla cancelliera Merkel. E l’Europa si colora sempre più di tedesco tanto che la politica dell’Unione fa il verso alle decisioni del governo tedesco, che ha come primo interesse la difesa delle sue banche e delle sue imprese esportatrici.
Il potere della Germania, senza essere scelto dai popoli, aleggia su tutta l’Europa; ma fino a quale punto potrà essere spinta questa egemonia senza distruggere il patto su cui si basa? La Germania, il paese più forte in Europa, impone la sua linea: ‘uniti, ma io conto di più‘. Questa ambivalenza nella struttura politica europea, paesi che sulla carta dovrebbero stare in posizione egualitaria risultano subordinati ad uno, è il modello che permea tutta l’attività dell’Unione Europea. Il processo unitario si avvia verso una espansione geopolitica sotto marchio tedesco, e assistiamo alla formazione di un neo-impero tenuto in piedi dalla sacralità dell’euro.

Tag:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *