“Storie di quartiere” – Intervista ad Aldo dice 26X1
Articolo 42 della Costituzione italiana: “…La proprietà privata è riconosciuta e garantita dalla legge, che ne determina i modi di acquisto, di godimento e i limiti allo scopo di assicurarne la funzione sociale e di renderla accessibile a tutti. (…) La proprietà privata può essere, nei casi preveduti dalla legge, e salvo indennizzo, espropriata per motivi d’interesse generale”.
L’utilità di questa citazione di un articolo del nostro dettato costituzionale può sembrare estemporanea, ma sarà via via più chiara mentre vi addentrerete in quest’intervista. In una serata piovosa di fine Febbraio ci stiamo infatti recando ad “Aldo dice 26X1” il residence sociale autogestito in Via Oglio 8, a pochi passi da Corvetto. “Aldo dice 26X1” è la frase con cui il Comitato di Liberazione Nazionale diede il via all’insurrezione partigiana nel Nord Italia a fine Aprile ‘45. Un nome poetico e politico dunque. Veniamo accolti da un bel tepore e da un ottima cena. Tutto ci sembra molto organizzato. Efficiente oseremmo dire! Ma ecco l’intervista!
-Da quanto tempo siete qui in Via Oglio 8?
Dal 15 Giugno 2016.
La struttura è a nove piani. Al piano terra ci sono gli spazi comuni. Poi otto piani abitativi e al nono piano quello che noi chiamiamo il “polmone d’emergenza” che al momento è utilizzato per l’Emergenza Freddo del Comune.
-Andiamo indietro nel tempo. Quando nasce la prima esperienza di “Aldo dice 26X1”?
L’8 Febbraio 2014.
La prima occupazione è stata nell’ex-Impregilo di Sesto. Un palazzo gigantesco.
Si pensava che lo sgombero sarebbe avvenuto in meno di 24 ore e invece l’occupazione è durata un mese. Un mese di presidio continuo per farsi conoscere.
Poi siamo entrati in un nuovo spazio.
Di che spazio si trattava?
Dal Marzo 2014 al Giugno 2016 abbiamo occupato l’ex-palazzo dell’Alitalia di Sesto San Giovanni.
Nel Dicembre del 2015 è arrivata la voce dello sgombero.
All’epoca, “Aldo” ospitava circa 260 persone.
Tieni presente che avevamo occupato due palazzi…e se non ci avessero sgomberato avremmo occupato anche un terzo!
A Giugno è arrivata la certezza matematica che ci avrebbero sgomberato.
A quel punto avevamo messo già in campo una campagna mediatica abbastanza potente.
C’erano stati già diversi “censimenti” degli abitanti da parte delle Forze dell’Ordine e del’Assessorato alla Sicurezza e, in caso di sgombero effettivo, la gente sarebbe stata buttata in strada o mandata nei centri di prima accoglienza.
Abbiamo quindi occupato lo spazio di Via Oglio prima che lo sgombero di Sesto diventasse effettivo.
A Sesto avevamo altri due percorsi che al momento abbiamo dovuto abbandonare: quello con gli studenti e quello per le persone che non avevano i soldi per l’anticipo dell’affitto.
Questo palazzo è più piccolo di quello dell’Alitalia a Nord di Milano.
-Qual’era l’assetto proprietario dell’ex-palazzo Alitalia?
Particolare…
Si trattava sostanzialmente di una proprietà della “bad company” e quindi era una situazione piena di creditori…
Il palazzo è andato a numerose aste che sono andate deserte.
-Qual’era la motivazione ufficiale dello sgombero?
Bah…all’inizio hanno cercato di buttarla sull’ordine pubblico.
Poi hanno usato la solita scusa.
La proprietà doveva ristrutturare il palazzo per venderlo e pagare i creditori.
Sta di fatto che lo stabile è ancora abbandonato…
-Com’erano i rapporti coi sestesi?
Ottimi!
La popolazione era molto solidale.
Dopo lo sgombero è tornata ad essere la solita piazza lasciata al deserto e all’abbandono.
Di fatto “Aldo dice 26X1” promuoveva una socialità attiva. C’era un presidio sociale del territorio.
Considera che nell’esperienza di Sesto è capitato parecchie volte che tecnici venuti qui a staccarci le utenze o fare un’analisi per “rivalutare” il palazzo al fine della vendita, abbiano rifiutato gli incarichi colpiti dalla quantità di gente che ospitavamo.
-Com’è stato il passaggio da Sesto al Corvetto?
Nel giorno precedente allo sgombero a Sesto c’era un preisidio fisso di Forze dell’Ordine fuori dal posto. Molto numeroso… Per fare pressione.
Noi però non abbiamo “militarizzato” gli occupanti.
Non volevamo arrivare allo scontro fisico.
La militanza attiva devi sceglierla. Non puoi obbligare le persone “normali” a farla.
Deve sempre essere una scelta frutto di una riflessione.
C’è stato un vero e proprio percorso.
Si smontava a Sesto e si montava qui in Via Oglio.
Il posto era totalmente disastrato.
Via via che gli appartamenti erano pronti sono state trasferite le famiglie.
Qui abbiamo dovuto ricostruire tutto da capo.
Alla data del 22 Giugno 2016 il palazzo era già pieno!
C’è un continuo ricambio degli occupanti via via che ad alcuni di essi vengono assegnate le case popolari. Sì perché qui hanno quasi tutti diritto all’edilizia pubblica!
-Da chi è formato “Aldo dice 26X1”?
I soggetti che lo gestiscono sono tre: “Clochard alla riscossa”, Unione Inquilini Milano e “Comitato per il diritto alla casa di Niguarda”.
Anche il Sicet manda qui alcune famiglie.
Come dicevamo qui c’è un sacco di gente il lista per entrare nelle case popolari, ma i tempi sono biblici.
Quando ci sono le assegnazioni viene sempre dato un po’ di tempo alle persone prima di lasciare “Aldo”.
Le persone che sono qui non sono state “collocate” dai servizi sociali.
-Parliamo della gestione dello spazio.
La gestione operativa è fatta dal collettivo “Clochard alla riscossa” che sono una macchina da guerra.
Gli ingressi vengono gestiti dall’Unione Inquilini mentre le verifiche vengono fatte dal Comitato.
Ospitiamo tantissima gente e quindi abbiamo le schede personali di ogni occupante.
Ci sono un sacco di situazioni delicate, anche dal punto di vista medico.
E’ ovvio che bisogna tenere mille occhi aperti per gestire tutto nel migliore dei modi.
Ad alcuni dei clochard che vivono qui abbiamo aperto il percorso abitativo perchè avevano tutti i requisiti per le case popolari…
Considera che c’è un signore che ha vissuto per 35 anni alla stazione di Greco.
In qualche modo suppliamo ai limiti dei servizi sociali!
-Approfondiamo questo aspetto. E’ interessante.
Considerate che attorno al terzo settore girano un sacco di soldi.
Guardate cosa è successo a Roma con Mafia Capitale!
Noi non abbiamo problemi e non siamo in alcun modo ricattabili…
Ti spiego il motivo che è molto semplice.
Non vogliamo soldi!
C’è un’autotassazione di 10 euro a famiglia ogni settimana (20 euro la prima settimana del mese).
Non vogliamo soldi pubblici perché non vogliamo fare assistenzialismo.
Si può fare tutto a costo zero!
Come l’abbiamo fatto noi…possono farlo anche gli altri.
Basterebbe che il Comune mettesse a disposizione i suoi spazi e…in aggiunta a ciò…un po’ di dedizione in quel che si fa.
-Com’è l’assetto proprietario di Via Oglio 8?
E’ molto complicato.
In origine si tratta di un terreno dalla CGIL lasciato in comodato al Comune di Milano nel 2007 per un progetto di utilità sociale insieme all’Università Bicocca.
Doveva essere costruito uno studentato.
Era il periodo in cui, dall’Euorpa, arrivavano finanziamenti a pioggia per gli studentati universitari… Infatti a Milano ce n’è un bel po’ abbandonati. Vabbé…stranezze…
L’azienda che ha costruito lo studentato è fallita due mesi prima della consegna dei lavori.
Infatti se noti bene, al nono piano i lavori sono perfetti, al piano terra sono fatti male.
Questo perché a un certo punto hanno smesso di pagare la manodopera…
C’è stato poi un turbinio di passaggi di proprietà successivi alla prima asta fallimentare.
Per 8 anni questo è stato un epicentro di spaccio di eroina tanto che Repubblica aveva fatto anche un servizio nel 2011.
Quando siamo entrati e abbiamo bonificato lo stabile abbiamo raccolto quattro cartoni di siringhe.
Considerate che alcuni dei pusher che vivevano qui avevano le chiavi del posto! Altre stranezze…
-Le reazioni del quartiere?
La gente era disperata per lo spaccio…
Quindi non è che ci sia voluto molto a farsi voler bene!
Gli abitanti del quartiee, al momento dell’occupazione, hanno voluto vedere com’era lo stabile che avevano sempre visto chiuso.
“Aldo” non è un mondo chiuso…una riserva… E’ aperto!
-C’è un’assemblea di gestione?
C’è un’assemblea tecnica molto veloce con le famiglie il giovedì.
E’ velocissima.
Per decidere “politicamente” spesso poi si parla tra noi quando si cena.
-C’è una mensa comune? Ah…a proposito…complimenti per la cena! Era buonissima!
Giù al piano terra c’è una trattoria sociale dove mangia la gente del collettivo e i senzatetto (sono 5 euro). Ovviamente possono venire a mangiare anche persone da fuori, magari basta avvertirci un pelo prima…
Tutte le famiglie possono cucinarsi nel loro appartamento.
Il fatto di far pagare più che altro è per costruire un senso di responsabilità.
Considerate che i dormitori pubblici costano 10,50 euro a settimana…
Le pulizie sono articolate su turni autogestiti.
Qui si pulisce tutti i giorni!
Sia gli appartamenti che le parti comuni: corridoi e scale.
Considera che le scale sono utilizzate da 200 persone…quando piove si sporca subito!
Poi ci sono dei neonati…ci vuole pulizia!
Abbiamo fatto un sistema di riscaldamento centralizzato con i pannelli solari che è partito proprio questa sera!
Gli impianti sono stati fatti tutti a norma!
-Com’è la composizione sociale?
Esclusi i senzatetto siamo quasi in 200 persone.
Adesso abbiamo un registro degli occupanti che prima non avevamo.
La metà sono italiani.
Abbiamo anche famiglie numerose…tipo da 7 persone!
Non ci sono particolari problemi di razzismo.
Ci sono le tipiche situazioni di scazzo tra vicini, ma molto meno di quelle di un normale condominio!
Non ci sono mai stati problemi tra culture diverse.
Qui c’è un bisogno a cui si risponde e si fa politica abitativa!
A Natale abbiamo fatto l’albero, se qualcuno non fosse stato d’accordo però non lo avremmo fatto. E’ stato molto bello!
-Quali etnie ci sono?
Tutto il mondo!
Ci sono 27 nazionalità diverse…
Arabi, rumeni, filippini, sudamericani…dalle Mauritius!
Avevamo anche un vero mongolo dalla Mongolia!
C’è di tutto.
Dall’ateo al musulmano al cristiano copto al buddista…anche un testimone di Geova!
-Organizzate feste e momenti comunitari?
Sì…ci sono le cene multietniche. Ognuno prepare il suo e porta alla trattoria sociale del piano terra.
-Hanno già cercato di staccarvi le utenze?
Ci hanno staccato la corrente…qualche giorno fa!
E’ uscita la gente dal posto chiedendo cosa stessero facendo…e dicendo che ad “Aldo” c’erano 200 persone di cui 70 minori…
Si volevano portare via il contatore da cantiere…
La A2A lo stava proprio rimuovendo.
Ci è stata data una proroga…
I legali che ci difendono si stavano già muovendo!
-Qualche vicenda particolare da raccontare?
Beh…è capitato che le Forze dell’Ordine mandassero qui ad “Aldo” delle persone che stavano in strada…magari finite in strada per uno sgombero o per situazioni familiari molto delicate… Probabilmente si vergognavano di quello che avevano fatto e li hanno indirizzati da noi…
Poi c’è Sharon…che il 13 Marzo compie un anno. Lei è nata in occupazione! E’ nata a Sesto. Ha subito immediatamente un primo sgombero. Una bimba così piccola…già militante attiva!
-Come sono i rapporti con il Comune?
Diciamo che è riconosciuta l’utilità di questo posto.
Sia da Majorino che da Rabaiotti.
Usando la terminologia che va tanto di moda oggi si potrebbe dire che la start-up è completa!
Abbiamo creato un precedente che ha funzionato!
Pensate che ci sono famiglie molto abbienti che ci offrono soldi che però noi non vogliamo. Piuttosto che i soldi magari gli chiediamo di comprare del materiale per i lavori…
Tre parlamentari (uno di sinistra, uno di centro, uno di destra…) ci hanno dato i soldi pubblicamente per i sacchi a pelo.
Tutto rendicontato.
-Tornando al Comune…
Il fatto che i senzatetto arrivino col foglio del Comune di Milano in qualche modo tutela il progetto.
Diciamo che c’è sempre molta informalità e poca formalità.
A noi piacerebbe replicare il progetto.
Sarebbe un sogno!
L’aspetto dirompente è la completa autogestione.
Noi non leviamo niente ai cittadini che pagano le tasse.
Considerate che per le rst e le comunità si pagano migliaia e migliaia di euro…tutti soldi che finiscono in un buco nero che il più delle volte non risolve nulla…
Tutti quei soldi si potrebbero per esempio utilizzare per ristrutturare le case…
-Quali sono i criteri d’assegnazione?
La priorità viene data a chi non ha soluzioni alternative!
Se sei in mezzo alla strada hai la precedenza.
Se non hai una rete familiare che ti sostenga qui a Milano è un problema, sia che tu sia migrante che italiano.
-Le persone che entrano qui a vivere realizzano il valore politico di questa situazione?
Noi lo spieghiamo subito.
Qui meno, ma a Sesto per esempio, c’era il problema dei bagni condivisi.
Per qualcuno questo era un problema non da poco.
Lo spazio di Sesto aveva un valore emotivo molto forte perchè quel posto lo avevamo costruito da zero! Avevano portato via tutto, ma proprio tutto il rame! Prima dell’occupazione il posto era stato letteralmente saccheggiato!
Del resto le grandi proprietà sono assicurate contro gli atti vandalici e quindi per loro il furto del rame non è un problema. Anzi, ci sguazzano!
La prima occupazione, qualla dell’ex-Impregilo…lo stabile era stato letteralmente spolpato!
A Sesto c’era una vita sociale più intensa, più comunitaria.
Si vede la differenza tra chi ha iniziato l’esperienza di “Aldo” a Sesto e chi è subentrato qui in Via Oglio.
-Rapporti con il Consiglio di Zona?
Perché…c’è un Consiglio di Zona!? (risata).
L’unica volta che ci siamo accorti dell’esistenza del CDZ è quando ci sono state le cariche agli antifascisti per il convegno sulle foibe di Lealtà Azione sponsorizzato dalla maggioranza di destra.
-Problemi coi nazisti che stanno investendo molto politicamente in quartiere?
No, nessuno.
-Chi ha scelto il nome “Aldo dice 26X1” che è molto evocativo?
Chi ha dato il via alla prima occupazione.
-Avete rapporti con altre realtà simili a Milano?
Ci si sente coi ragazzi del Lambretta che adesso è arrivato in zona e del Cantiere.
Noi siamo sempre aperti a tutti.
Abbiamo fatto assemblee gigantesche con più di 200 persone nell’Autunno del 2014. Il famoso periodo in cui le autorità avevano millantato 200 sgomberi in una settimana.
-Progetti per il futuro?
Sarebbe bello occupare un altro posto!
No…scherzi a parte…rendere “Aldo” sempre più forte.
Noi contiamo di restare qua!
-Se dovesse presentarsi un altro sgombero?
C’è già pronto un altro palazzo!
-Qualche considerazione finale?
Beh…viviamo in un paese con più case che abitanti…la gente in strada proprio non dovrebbe esserci!
Del resto, se leggete l’articolo 42 della Costituzione…qualcosa a riguardo viene detto!
Palazzi così dovrebbero essere espropriati per funzioni di pubblica utilità!
Non c’è il coraggio politico di schierarsi contro i palazzinari però!
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Proposta legge iniziativa popolare
“E’ permesso alle amministrazioni pubbliche (da definire quali) requisire ,
anche su richiesta delle Prefetture,
in tutto o in parte,
i complessi residenziali (collettivi, unifamiliari) di nuova
costruzione rimasti invenduti e inoccupati per almeno tre anni,
per un tempo massimo eguale al tempo di vacanza degli stessi,
in modo da garantire un alloggio a TUTTI coloro che ne necessitassero :
iscritti alle liste ALER,
redditi bassi o senza reddito,
rifugiati politici o umanitari (verificare se esiste uno statuto di rifugiato umanitario o territoriale, sennò proporlo con un’altra legge d’iniziativa popolare),
a cominciare dai residenti o iscritti nei comuni interessati.
L’ammontare dell’affitto è equiparato a quello degli alloggi popolari (o al valore medio di mercato)
ed è garantito ai legittimi proprietari dai pubblici poteri.
Prelazioni e transazioni sono dirette senza intermediazioni di sorta.”
Vi sembra che avrebbe un senso per garantire una casa con contenimento
delle spese senza ledere il mercato locativo ordinario, combattere
speculazione edilizia, terzo settore corrotto e corruttore ?
Certo ci vuole il parere di urbanisti, contabili e giuristi.
E poi i banchetti con chi ci sta’.