Cremona – La Cassazione conferma le condanne per devastazione e saccheggio

Tre condanne definitive a 3 anni e 8 mesi.

Il 25 Settembre la Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibili i ricorsi presentati da tre dei quattro imputati di uno dei due filoni dell’inchiesta della Procura di Cremona sugli scontri al corteo antifascista del 24 Gennaio 2015.

Diventano quindi definitive tre condanne a 3 anni e 8 mesi di carcere. Un’imputato invece aveva già visto l’accusa di devastazione essere riqualificata in appello a semplice resistenza aggravata con una condanna di 2 anni e 1 mese.

Ma ricordiamo i fatti.

A seguito di una gravissima aggressione da parte dei fascisti di CasaPound che aveva mandato in come Emilio, militante del centro sociale Dordoni, il 24 Gennaio di tre anni fa, più di 10.000 antifascisti avevano sfilato a Cremona scontrandosi con le Forze dell’Ordine schierate a difesa della sede di estrema-destra.

Gli imputati per il reato di devastazione dovranno versare 200.000 euro di risarcimenti al Comune di Cremona (governato dal PD) che si è costituito parte civile e che si è detto soddisfatto della sentenza.

Per quanto riguarda il secondo filone d’inchiesta che vedeva imputati altri tre antifascisti, il Gup di Cremona non aveva riconosciuto la sussistenza del reato di devastazione assolvendo un imputato e condannando gli altri due a reati inferiori all’anno di carcere per resistenza e danneggiamento. La Procura di Cremona è ricorsa in appello contro la sentenza di primo grado.

Continuano quindi le sentenze altalenanti sull’ormai famigerato articolo 419 del Codice Penale.

Il reato è stato riconosciuto per i fatti del G8 di Genova, per gli scontri di Corso Buenos Aires a Milano l’11 Marzo 2006 e per i fatti di Piazza San Giovanni a Roma il 15 Ottobre 2011 (in questo caso però, non per tutti gli imputati).

Per quanto invece riguarda il Primo Maggio NoExpo la Corte d’Appello ha fatto cadere per 4 imputati l’accusa di devastazione. Nella seconda tranche dell’inchiesta milanese è invece ancora in corso in giudizio di primo grado contro 5 militanti greci e un attivista italiano (arrestato in Francia a Giugno, estradato a fine Luglio, scarcerato, finito ai domiciliari e nuovamente scarcerato).

Come scriviamo da tempo rimane l’amarezza per un reato che proviene dal Codice Rocco di era fascista, pensato per contrastare episodi di ben altro tenore e vastità criminale (come avrebbero potuto essere le requisizioni operate da una forza militare occupante) e utilizzato per contrastare la conflittualità di piazza fisiologica in un paese democratico.

Questo il comunicato del CSA Dordoni di Cremona:

https://www.facebook.com/csadordoni/posts/1887969284649920

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