Il vero paziente zero è la precarietà!

Sono giorni complessi nella metropoli milanese, indubbiamente di difficile lettura e in questo senso, lo diciamo subito, ci appassiona poco giocare agli intellettuali di movimento perdendo di vista la realtà, dividendoci astiosamente tra il partito rivoluzionario del “non è una semplice influenza” e il fronte resistente allo “Stato d’eccezione”.

Per quanto ci riguarda ci interessa e appassiona di più interrogarci sulla materialità dei rapporti sociali e di sfruttamento della/nella nostra città e provare a buttare sul piatto qualche questione, utile, lo speriamo, a costruire ragionamento collettivo e soprattutto mobilitazione in questa fase che seppur recente risulta essere straordinaria.

Cominciamo col dire che una situazione del genere non se la aspettava nessuno e che lo scenario è in perenne movimento: una partita in corso anche e soprattutto nel variegato mondo della governance plurale economico-politico-finanziaria di questa città.

Per una causa di forza maggiore il capitalismo estrattivo milanese ha infatti dovuto affrontare una inattesa e imprevedibile riorganizzazione temporanea del proprio ritmo di sfruttamento e produzione di valore: la scintillante metropoli europea si è scoperta molto più fragile e provinciale!

Una valanga: centinaia di eventi annullati, il Salone del Mobile spostato, quattro atenei chiusi (con magnifici rettori che inviavano mail allarmate alle 22:31 di sabato sera), scuole di ogni ordine e grado sigillate, pseudo-quarantena della città metropolitana, coprifuoco nei bar, sbarrati: cinema, chiese, luoghi di ritrovo.
Milioni di euro in fumo in un panico generale in cui finanche il borgomastro ghe pensi mi Giuseppe Sala balbettava frasi scomposte in diretta tv, contraddicendosi di ora in ora.

Certo alcuni in questi giorni hanno respirato un’aria nuova (in tutti i sensi) assaporando, anche in settori del comparto privato, un certo diritto all’ozio a parità di salario o un sacrosanto lavorare con lentezza, così scandaloso in una città maniacalmente operosa e costruita su una bipartisan imperante “etica del lavoro”, ma le contromisure non si sono fatte attendere.

Chi deve sostenere questa situazione? Chi ripagherà tutto questo?
Ovviamente il precariato di questa città.

Stiamo assistendo in primis al più imponente ricorso al telelavoro mai sperimentato in Italia, un precedente che sicuramente farà scuola nelle future forme di esternalizzazione e subappalto cioè in alcune delle forme più insidiose di sfruttamento contemporaneo.

Molti datori di lavoro stanno decidendo dall’alto aperture/chiusure o il ricorso a ferie forzate e malattia, in totale sfregio delle norme sulla sicurezza nei luoghi di lavoro, per esempio in settori come: il commercio, la grande distribuzione, il lavoro di cura e in generale le cooperative in appalto (specie nel sociale).

Mentre non si vedono all’orizzonte provvedimenti di sostegno al reddito e/o sgravi fiscali per Partite Iva o lavoratori intermittenti di: spettacolo, “grandi eventi”, turismo e comunicazione.

Uno scenario i cui effetti si vedranno per mesi o saranno furbescamente dilazionati in estate.

Senza dimenticare che non abbiamo ancora notizie di come il Governo intenda muoversi su: tasse universitarie, mutui bancari, scadenze dell’agenzia delle entrate e trattenute in busta paga.

Il tutto ricordandoci come il comparto ospedaliero pubblico (tagliato e colpito da decenni di politiche neoliberiste) si sia sobbarcata con coraggio e determinazione l’emergenza, nell’indifferenza cinica e criminale del tanto decantato sistema sanitario privato lombardo, che tanto costa direttamente e indirettamente ai cittadini.

E siamo solo all’inizio.

Ovviamente tutto questo è stato accompagnato, come si usa nella metropoli, dalla campagna di Sala #milanononsiferma, benedetta perfino dai peggiori giornali scandalistici di destra e, ovviamente, da un “aperitivo contro la paura” di un sorridente Zingaretti e quattro gatti (dirigenti del PD milanese) in una cornice spettrale dei navigli.

Basta penne lisce e mascherine tornate a consumare! Basta che non ci chiediate soldi!
Invece si tratta proprio di parlare di questo…

Riteniamo infatti che il dibattito sul Coronavirus dovrebbe incentrarsi su questo: occorre il più possibile mappare e reagire politicamente a queste manovre, mobilitandoci tutte/i e prendendo parola con forza.
Soprattutto in un momento, causato dall’emergenza, dove lo sfruttamento di questa città è più visibile che mai, occorre rivendicare subito un reddito di quarantena!
La partita è tutta da giocare.

Camera del Non Lavoro

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