Partigian* in ogni strada – Le vittime del Giuriati
Al Campo Giuriati un monumento di marmo ricorda le vittime della ferocia nazi-fascista, in particolare i 15 partigiani che in quel luogo vennero fucilati tra il gennaio e il marzo del 1945.
I primi a pagare con la vita il loro desiderio di libertà furono nove ragazzi del Fronte della Gioventù Comunista, il più adulto di loro aveva 22 anni e il più giovane appena 18, fucilati il 14 gennaio per ordine del Tribunale militare regionale: Sergio Bazzoni, Renzo Botta, Arturo Capecchi, Attilio Folli, Roberto Giardino, Roberto Ricotti, Giuseppe Rossato, Giancarlo Serrani e Luciano Rossi.
I ragazzi erano affiliati alla 3a Gap, il loro gruppo di via Pomposa nasce distribuendo volantini e coprendo i muri della città con scritte antifasciste, dedicandosi ai sabotaggi solo in seguito. Catturati dal Battaglione Azzurro di piazza Novelli (uno dei più sanguinari della città) in seguito ad una spiata, vengono portati al Palazzo di Giustizia, dove vengono sottoposti a tortura e condannati a morte.
Roberto Ricotti, uno dei condannati, lascerà un testamento spirituale: “Cari parenti, non piangete, io muoio per un grande ideale di giustizia. Ai miei compagni lascio la mia fede, il mio entusiasmo, il mio incitamento. Roberto”.
Il 2 febbraio la stessa sorte tocca ad altri cinque partigiani della 3a Gap, tra cui il capo del gruppo Luigi Campegi, che davanti ai giudici fascisti dichiarò: “Io non riconosco in voi nessun diritto di giudicarmi, né del resto lo potete fare perché siete degli assassini che io, il capo dei Gap, vorrei poter condannare”. La sentenza venne accolta dai partigiani al canto di “Bandiera Rossa”, che nel periodo trascorso i carcere in attesa dell’esecuzione si dedicheranno all’assistenza agli altri detenuti, donando loro anche i propri vestiti.
Campegi lascia un biglietto, scritto subito dopo la sentenza: “Cari amici, sono stato condannato alla pena capitale. Mi raccomando, non fatelo sapere ai miei genitori. Non piangete per me. Vado contento per 12 dei miei uomini. Spero di scrivervi ancora. Abbraccio tutti. Luigi.”.
Nonostante l’impegno dei compagni rimasti liberi, che tenteranno ogni via possibile per liberarli, la mattina del 2 febbraio Luigi Campegi, Venerino Mantovani, Vittorio Resti, Oliviero Volpones e Franco Mandelli vengono portati al Campo Giuriati, dove prima di morire Campegi dirà ai suoi aguzzini: “Quando l’Armata Rossa espugnerà Berlino deporrete sulla mia fossa una camicia rossa”.
Anche la sorte di Luigi “Gino” Franco è legata al massacro del Campo Giuriati: ciclista affermato, dopo l’armistizio dell’8 settembre sceglie la Resistenza. Entra nei Gap, impegnandosi nella preparazione e nell’esecuzione delle azioni di rappresaglia, inoltre essendo un ciclista affermato può disporre di uno speciale permesso di circolazione, di cui si serve per trafugare materiale e documenti di propaganda nel telaio “come il grande Gino Bartali”.
Il 4 febbraio 1945 in cinque della 3a Gap partono per vendicare Campegi e gli altri compagni fucilati. L’obbiettivo è colpire con una bomba la mesa della Ettore Muti, caserma fascista nota per la violenza dei suoi componenti; la bomba esplode anticipatamente, uccidendo Gino e i suoi compagni.
L’ultimo triste episodio collegato al Campo Giuriati è l’esecuzione senza processo di Luigi Arcalini, partigiano della brigata Crespi, per opera di alcuni militi della Legione Muti il 18 marzo 1945.
Margherita Fruzza
Scheda sulla fucilazione del 14 gennaio 1945 dell’Atlante delle stragi naziste e fasciste in Italia
Scheda sulla fucilazione del 2 febbraio 1945 dell’Atlante della stragi naziste e fasciste in Italia
Tag:
25 aprile fascisti fucilazione gap giuriati Liberazione nazisti occupazione partigian* in ogni strada partigiani resistenza