Vaccini, anche AstraZeneca taglia del 60% le dosi
«Varianti» e «vaccini» sono i due elementi chiave, in questo frangente, nell’azione di contrasto all’epidemia da Covid-19. Il primo sotto il profilo medico, essendo discordanti e in continua evoluzione nella comunità scientifica internazionale i pareri riguardanti le mutazioni del virus fin qui rilevate; il secondo, soprattutto dal punto di vista dell’organizzazione e della strategia della campagna vaccinale. Perché, come ha sottolineato il presidente del Consiglio superiore di sanità Franco Locatelli presentando ieri mattina l’analisi dei dati del monitoraggio regionale della Cabina di regia insieme al Direttore generale della Prevenzione del Ministero della Salute Gianni Rezza, «bisognerebbe accelerare» ma molto «dipende dalle forniture».
Così, proprio mentre dalla sede di Lungotevere a Ripa Locatelli lanciava un appello rivolto agli artisti, ai protagonisti degli spettacoli dal vivo che tanto stanno soffrendo in questo periodo per la mancanza di lavoro, affinché aderiscano ad un grande battage pubblicitario della campagna di vaccinazione, i vertici di AstraZeneca convocati con urgenza dal ministro Speranza e dal commissario Arcuri confermavano invece «il ridimensionamento della capacità produttiva».
«Tutto questo è inaccettabile – protesta nel pomeriggio il premier Conte con un post su Facebook – Il nostro piano vaccinale, approvato dal Parlamento italiano e ratificato anche in Conferenza Stato-Regioni, è stato elaborato sulla base di impegni contrattuali liberamente assunti e sottoscritti dalle aziende farmaceutiche con la Commissione Europea. Ricorreremo – promette – a tutti gli strumenti e a tutte le iniziative legali, come già stiamo facendo con Pfizer-Biontech, per rivendicare il rispetto degli impegni contrattuali e per proteggere in ogni forma la nostra comunità nazionale».
Il Presidente del Consiglio ricorda che «dapprima Pfizer-Biontech ha comunicato un rallentamento della distribuzione ai Paesi europei delle dosi di vaccino già programmate», cosa che «sta penalizzando proprio i Paesi che, come l’Italia, stanno correndo più velocemente», con alcune regioni che hanno dovuto rallentare per evitare di trovarsi scoperte sulla seconda dose. E ora anche AstraZeneca, che ancora attende comunque il parere dell’Ema (Agenzia del farmaco europea) previsto per il 29 gennaio, prospetta una riduzione del 60% delle dosi che verranno distribuite nel primo trimestre dell’anno. Questo, spiega Conte, «significherebbe che in Italia verrebbero consegnate 3,4 milioni di dosi anziché 8 milioni». Inevitabile, dunque, procedere per vie legali contro la casa biofarmaceutica svedese-britannica.
Ma dai centri vaccini di alcune regioni arriva anche l’allarme per la mancanza della siringhe di precisione che permettono di ottenere dalle fiale di Pfizer sei dosi di vaccino ciascuna, anziché cinque. «Molte delle siringhe di precisione che usiamo per i vaccini, le abbiamo già noi come struttura. Come sta avvenendo per tutte le Regioni, non sempre dalla struttura Commissariale per l’emergenza ne arrivano in numero congruo e della qualità congrua», denuncia ad esempio il responsabile del servizio farmaceutico regionale della Campania, Ugo Trama. Dall’Emilia Romagna invece «nessuna segnalazione» di carenza, almeno secondo l’amministrazione regionale.
Il commissario Arcuri smentisce: «È falso – afferma – In questa settimana si è provveduto a distribuire un numero inferiore di siringhe per la banale ragione che Pfizer ci ha inviato un numero inferiore di fiale di vaccino». E sarà così anche la prossima settimana, perché «arriveranno il 20% di fiale in meno rispetto a quanto comunicato». Per rimodulare il piano vaccinale presentato in Parlamento il 2 dicembre che prevedeva nel primo trimestre l’arrivo in Italia di 28 milioni e 269 mila dosi di vaccini, in serata il ministro Boccia ha convocato in conference call i presidenti di Regione, a confronto con il ministro Speranza e il commissario Arcuri. La proposta è un coordinamento permanente tra Stato e Regioni finché non ci saranno certezze definitive sulla consegna dei vaccini. Secondo quanto trapela mentre la riunione è ancora in corso, tra Arcuri e il presidente della Campania De Luca si sarebbe scatenata una lite riguardo la distribuzione delle dosi.
Finora, riferisce Locatelli, in Italia 40.293 persone hanno completato la prima e seconda dose vaccinale, ed è stato inoculato il 70% delle dosi consegnate. In ogni caso, ha precisato il presidente di Css, «il fenomeno della riduzione da parte di Pfizer non ha interessato solo l’Italia ma altri Paesi hanno avuto restrizioni anche maggiori, dal nostro 29% alcuni hanno avuto una riduzione del 40%».
Poi, a complicare il quadro, c’è il nodo «varianti». Nell’«impennata di casi nel Regno Unito, soprattutto nel Sud Est dove c’è Londra», fa il punto Locatelli, emerge la variante inglese, la più diffusa in Europa tra quelle conosciute. Ma sul dato dell’aumento della letalità annunciato dal premier inglese Boris Johnson, «dobbiamo avere conferme di un +30%». La Cabina di regia sta monitorando alcuni focolai di variante inglese trovati in Italia. «Se questo possa determinare un innalzamento delle misure, è un argomento che stiamo prendendo in considerazione», aggiunge Rezza.
«A oggi – ha però precisato il presidente del Css – non c’è alcuna evidenza che i vaccini disponibili, Pfizer e Moderna, non offrano copertura rispetto alle varianti del virus. Quindi il messaggio in questo momento è assolutamente rassicurante». Diverso è il discorso relativo alla variante sudafricana, che trova «posizioni discordanti tra gli stessi scienziati» riguardo la morbilità e la resistenza ai vaccini.
L’unica che «preoccupa» perché sembra effettivamente resistente ai vaccini fin qui messi a punto, spiega ancora Locatelli, è la variante brasiliana. Ma, grazie alle misure di contenimento adottate, si contano in Europa «solo casi sporadici» di persone infette con il Coronavirus brasiliano. «Dobbiamo essere lesti a identificare le variati e tenere alta la guardia – raccomanda infine Gianni Rezza -. Non sovraccarichiamo le strutture sanitarie perché siamo nel pieno della campagna vaccinale. Se necessario anche con restrizioni ai viaggi».
di Eleonora Martini
da il Manifesto del 24 gennaio 2021
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