“Gli indesiderabili”, le mille fratture di una Francia in crisi. Ma ancora viva

Una rampa di scale. Un’interminabile serie di scalini che unisce i piani di un gigantesco edificio popolare della periferia francese percorsa di continuo, su e giù, perché l’ascensore è rotto da tempo.
Queste scale, e l’edificio stesso, sono forse i veri protagonisti del nuovo film di Lady Lj Batiment 5, malamente tradotto per i nostri cinema con Gli indesiderabili  (può essere per rimandare in qualche modo alla precedente pellicola del regista, I miserabili).

Sono diversi i film usciti negli ultimi anni sulle banlieue francesi, dove nascono e si sviluppano le fratture (ma anche le nuove idee) che stanno attraversando la Francia inquieta dell’ultimo ventennio. Si va dai due film di Lady Lj ad Athena di Romain Gavras. Tutte pellicole di un certo interesse.

Anche quest’ultimo film è ambientato in una periferia metropolitana francese. Qui assistiamo a una narrazione corale che, però, vede in primo piano lo scontro tra due personaggi: Pierre Forges e Haby Keita che rappresentano due Paesi diversi, non solo politicamente, ma quasi antropologicamente.

C’è il neo-sindaco Forges, un pediatra prestato alla politica che viene nominato dopo la morte improvvisa del vecchio sindaco. Non viene detto quale sia il suo partito di appartenenza, ma potrebbe benissimo essere il centro macroniano che, sfruttando la scusa di un’incendio, decide di sgomberare il palazzone di edilizia popolare abitato da quasi tutti e tutte le protagoniste del film (appunto: gli indesiderabili) nel modo e nel giorno dell’anno peggiore possibile. E c’è poi la giovane Haby, attivista per il diritto alla casa che conosce di persona quasi tutti gli abitanti del quartiere e che sembra rappresentare una parte di gioventù che decide di mettersi in gioco iniziando a lottare politicamente.

Proprio come è stato negli ultimi anni in Francia e come si è visto nelle recenti elezioni politiche, dove l’alleanza sociale tra precariato bianco e meticciato delle banlieue ha portato alla risicata ma pur sempre vittoria del Nouveau Front Populaire contro il dilagare della destra estrema di Le Pen. Una vittoria che, giova ricordarlo, arriva dopo anni di conflitto sociale accesissimo e che ha anche rotto la monotona e falsa narrazione secondo cui le periferie voterebbero compatte a destra: al contrario, alcune delle più “famigerate” periferie francesi hanno votato in massa NFP. In questo scontro a due c’è poi il terzo incomodo rappresentato da Blaz, colui che rappresenta la fiammata improvvisa di chi è bastonato e schiacciato da tutta una vita e che improvvisamente, in modo scomposto, reagisce suscitando l’indignazione dei salotti buoni.

I due grandi assenti dalla narrazione, ma in qualche modo convitati di pietra, sono i fascisti e l’islam politico (due facce, in fondo, della stessa medaglia). Quell’islam politico che, se la sinistra fallirà nuovamente nella missione di dare risposte, ritornerà protagonista indiscusso. Così come i fascisti che, se si proseguirà sulla strada delle politiche neoliberiste degli ultimi anni, alle prossime elezioni aumenteranno ancora a dismisura i loro voti. C’è invece l’immancabile Polizia che, come in tutti i film sulle periferie metropolitane, viene quasi sempre vista come un corpo estraneo buono solo e unicamente quando bisogna bastonare la “feccia”.

 

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