Costruire ponti non passerelle: sul 2 marzo 2019
Diciamolo chiaro: ciò che avvenuto sabato 2 marzo nelle strade del centro di Milano merita una profonda riflessione. Tantissime sono le questioni sul piatto, tanti gli interrogativi, poche le risposte, pochissime le letture non semplificatorie.
Come sempre non intendiamo dare lezioni, ma riteniamo che questa sia un’ennesima vicenda molto milanese ed è questo aspetto della questione che ci interessa.
Troppo spesso, specie in questi anni, si giudica un evento dalle gallery di qualche giornale, dalle battute taglienti degli influencer di movimento, dalle comode caricature, dagli schieramenti precostituiti, riteniamo però che per giudicare una piazza, soprattutto se così numerosa, serva passarci, annusarne gli odori, sentirne i rumori e origliarne le chiacchiere.
Alcuni di noi lo hanno fatto, senza vergognarsene, altri, legittimamente, hanno scelto di non passarci pur non negandone l’eccezionalità.
Tuttavia, diciamolo pure: nel movimento milanese non si parla d’altro. Nelle prime assemblee della settimana, nelle mille telefonate pre-durante-post corteo, nelle polemiche social e nei momenti collettivi di socialità. È bene che sia così.
Ci preme però segnalare alcuni elementi, da porre all’attenzione collettiva, consapevoli anche, è ora di dircelo, che è meglio ammettere le proprie mancanze di lettura che sparare sentenze.
– Non è stata una manifestazione del Partito Democratico, invisibile striscione senza bandiere, dietro il quale c’erano sì facce note, ma appartenenti solo alla nomenclatura (magari fosse stato così, sarebbe tutto dannatamente più semplice…).
– È stata una manifestazione che poteva avvenire in queste forme solo a Milano e che infatti ha trovato in Sala il suo unico e vero frontman.
– Per la prima volta abbiamo visto un corteo molto più convocato dal sentiment web che da soggetti promotori (i numeri dei manifestanti organizzati erano irrisori).
– È stato un corteo felice ma silenzioso (fatto di saluti, balli, sorrisi e abbracci più che di slogan), un momento a cui partecipare per dignità umana a partire dalle proprie reti sociali più prossime: famiglie (tantissimi giovani genitori con figli), i colleghi, vecchi compagni dispersi… un qualcosa molto simile a quello che è il 25 aprile a Milano.
– Dopo anni non possiamo fare più finta che si tratti di una eccezione, ma dobbiamo riconoscere che si tratta di una ricorrente, carsica essenza della nostra metropoli che seppur in modo frontista vive un’intermittente attivazione politica come una necessità civile più che come una anticamera di una fase di lotta.
– È stato un corteo del No, in cui mancavano quasi del tutto le contraddizioni conflittuali della città. Un sabato in cui si stava insieme, ma senza parole d’ordine vere e concrete.
Capiamo benissimo come tutto questo possa spiazzare, specie nel nostro mondo, quello che una volta veniva chiamato movimento. Certo sarebbe disonesto dire che non c’erano politici, che non sia stata anche una passerella per le primarie del PD o per qualche carriera solista, ma quello che più dovrebbe interessarci è forse la carne viva di quel fiume di gente: il mondo senza bandiera che sente solo una rabbia degna per una fase politica reazionaria senza precedenti.
Non possiamo biasimare i compagni che hanno deciso di scendere in piazza organizzati al meglio delle loro possibilità, ma è stato evidente che non è minimamente servito avere un camion sound system potente in fondo a 250.0000 persone per fare egemonia.
Qualcuno ha provato a contaminare la marea antirazzista portando contenuti concreti, valuterà soggettivamente se ha funzionato, sicuramente non trincerarsi dietro la propria purezza è una strada da esplorare.
Capiamo benissimo anche chi ha scelto di non essere presente, ma non concepiremo mai di essere tra quanti fanno finta che nulla sia successo o che sia stata la manifestazione del PD.
In conclusione riteniamo di poter dire che continueremo a tentare di costruire ponti attraverso momenti come questo, rimanendo più interessati alle zone grigie che alle poche soggettività indecenti e nemiche presenti in un ennesimo sabato di sole; continuiamo a pensare che il mix tra conflitti reali e rabbia degna sia l’unica via per determinare qualcosa di forte e decisivo in questa metropoli.
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