Il governo del cambianiente. Sui riders provvedimento inutile e deludente
Dopo l’ultimo incontro che abbiamo avuto al MISE nel dicembre scorso, il Governo – preso atto della mancanza di volontà da parte delle piattaforme di esporsi in una vera contrattazione – si era impegnato ad intervenire con una norma più forte a tutela dei riders.
Quello che sarebbe dovuto essere un decreto diventò presto un emendamento, inserito dentro il decreto su quota 100 e reddito di cittadinanza e dichiarato poi inammissibile in entrambe le Camere. Intanto, le piattaforme continuavano a peggiorare le condizioni di lavoro, e noi abbiamo sempre risposto con scioperi e mobilitazioni. Non solo contro il cinismo di aziende che tagliano i salari e mettono a rischio la nostra sicurezza sulla strada, ma anche contro un Governo che, rinvio dopo rinvio, cestinava ogni possibilità minima di fare qualcosa di utile per il simbolo della c.d. “generazione abbandonata”, come ci ha definito impropriamente più volte Luigi di Maio.
Oggi apprendiamo dalle agenzie di stampa e dai giornali che Movimento 5 Stelle e Lega avrebbero trovato un accordo per approvare una norma sui riders, ma da quello che leggiamo il nuovo provvedimento è nettamente al ribasso rispetto alle promesse e alle stesse versioni precedenti che ci erano state presentate dal Governo stesso. Non ravvisiamo nessun passo in avanti sulla qualifica contrattuale e addirittura nessuna abolizione del cottimo: insomma si tratterebbe di una disposizione incapace di intervenire sull’attuale modello organizzativo delle aziende, centrato sul massimo della flessibilità e dell’elusione delle regole del lavoro.
Davvero il Governo crede che questa infinita telenovela possa concludersi con un deludente nulla di fatto? Davvero crede che si possa rispondere alla precarietà e alla mancanza di diritti con provvedimenti cosmetici e per nulla incisivi? Non è stata contattata nessuna realtà di riders in lotta per formulare questa proposta, in sfregio a lavoratrici e lavoratori che hanno rischiato licenziamenti e sanzioni disciplinari per combattere questo regime di sfruttamento digitalizzato, oltre al mancato riconoscimento di nuove forme di sindacalismo metropolitano rappresentate dalle nostre esperienze organizzative.
Nell’attesa di leggere la versione definitiva del testo, ci sentiamo di dichiarare con forza e determinazione che senza un pieno riconoscimento dei diritti che ci spettano non saremo soddisfatti. La mobilitazione, in ogni caso, ripartirà: perché il vero vento del cambiamento, quello di chi chiede diritti e dignità contro sfruttamento e precarietà, non lo fermeranno di certo né le multinazionali del cottimo, né un Governo che pensa di potersela cavare con risposte del tutto inadeguate e inconcludenti. La lotta non si ferma.
Ci vediamo nelle strade.
Avanti riders!
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