L’accordo di libero scambio UE-Vietnam calpesta i diritti umani

Gli accordi commerciali con il Vietnam ratificati ieri dal Parlamento europeo rappresentano un tentativo di avanzata dei capitali europei verso rotte molto attraenti. Sappiamo bene quanto determinante sia il costo del lavoro per aumentare i margini di profitto e anche questa volta la legge ha espresso gli interessi dei grandi gruppi economici.

Le trattative con l’Asean (Associazione dei paesi del sud est asiatico) non stanno giungendo a svolte sostanziali, quindi la speranza dell’Ue è che l’accordo con il Vietnam sblocchi “un futuro trattato inter-regionale”. Il patto commerciale consegna ampi poteri alle aziende e calpesta le normative di tutela dell’interesse pubblico, infatti le clausole “Investment Court System” permettono a investitori privati di citare in giudizio leggi nazionali che potrebbero compromettere i loro affari.

Il commissario europeo al commercio Phil Hogan trionfa: «L’intesa ha un enorme potenziale economico, comporta vantaggi per i consumatori, i lavoratori e le imprese» e così anche i media riportano la supposta conquista nel diritto del lavoro, ma questa rimane pura propaganda dato che il Vietnam non ha mai ratificato alcune convenzioni essenziali dell’Organizzazione internazionale del lavoro, come quella sul lavoro forzato e sulla libertà di organizzazione sindacale, inoltre da gennaio, con l’ingresso di una nuova legge sulla sicurezza informatica i diritti di espressione sono stati ancora più limitati, ma per tutto ciò non sono previste sanzioni, né ci sono clausole vincolati rispetto al tema dei diritti umani e dell’ambiente.

Dopo decenni di catastrofi e fallimenti il mito neoliberista vorrebbe ancora raccontarci la magia del “libero” mercato, dove grazie ad un trattato di “scambio” dei luoghi di miseria cominciano la loro ascesa verso il progresso. Sessantotto Organizzazioni europee, tra cui la Campagna Stop TTIP/CETA Italia hanno chiesto di fermare il trattato, mentre il movimento 5 stelle che in campagna elettorale aveva tanto abbaiato contro patti simili ha votato a favore dichiarando: “l’accordo non è perfetto ma rafforza il Made in italy”.

La recita sui diritti umani ritorna a proposito della Cambogia, verso cui l’Unione europea ha deciso di rivedere il trattato preferenziale. Infatti sembra che a Strasburgo si siano accorti solo ora che il premier Hun Sen, al potere dal 1985, utilizzi metodi decisamente indelicati per gestire gli affari interni. Non si tratta di un caso quindi che, come riporta ilsole24ore, la decisione giunge dopo nuove statistiche del 2018 che registrano un aumento del 12% delle importazioni europee dai paesi in via di sviluppo, rappresentando un pericolo di deficit nei bilanci import-export nazionali.

A questo accordo ne seguiranno probabilmente altri nella regione e mentre l’Europa affila le sue armi economiche continua la sporca retorica neoliberista, ma sappiamo bene che nessuna mano invisibile regolerà il mercato, nè si preoccuperà realmente dei diritti di alcun popolo. Quella mano vuole solo arraffare, ma è ormai ben visibile a tutti.

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