Mentre il Ministero cincischia Glovo compra Foodora e lascia a casa 2.000 persone

Da un po’ di tempo non parlavamo del famoso tavolo istituito presso il Ministero del Lavoro a seguito delle lotte dei riders nel tentativo di farsi riconoscere i propri diritti.

Il 7 novembre si è svolto l’ennesima puntata del tavolo al quale le diverse aziende sono arrivate divise, con proposte diverse e all’ultimo secondo rendendo di fatto impossibile la trattativa.

Nel frattempo è esplosa la “bomba” Glovo-Fooodora di cui parleremo più sotto.

Qui il comunicato dei riders sull’ultimo incontro a Roma:

Ieri siamo stati al Ministero del Lavoro e dello Sviluppo Economico in qualità di rappresentanze autonome dei lavoratori per il tavolo con governo ed aziende.

Ci aspettavamo di poter discutere una proposta unitaria da parte delle piattaforme, come da accordi presi nello scorso tavolo. Non è andata così. Queste ultime, con un notevole e dannoso ritardo, non solo non sono state in grado di giungere ad un accordo tra di loro, ma soltanto all’ultimo hanno fatto pervenire le loro proposte, sabotando la possibilità di una discussione sul merito delle questioni in campo.

Oltre al problema di metodo, la cosa più grave sta però nel merito e nei contenuti.
Sono arrivate infatti tre proposte: la prima da parte di My Menù ed una cordata di imprese italiane più piccole, che proponeva una quota minimo orario di 7 euro lordi (per noi quindi non sufficiente); la seconda di Assodelivery, l’associazione datoriale che riunisce tutte le grandi multinazionali (Glovo-Foodora, Deliveroo, Just Eat, Uber Eats) che non entrava nello specifico in nessuno dei punti sollevati e chiedeva, a partire dai contratti autonomi, incentivi fiscali ed un’estensione delle tutele a spese dei contribuenti; la terza da parte di Domino’s Pizza, dove è presente la subordinazione, seppur in un modello organizzativo differente dalle altre piattaforme.

Ci è parso evidente che siamo ancora al punto di partenza: nessun passo in avanti, nessuna proposta degna di nota, il solito estremismo padronale che nega qualsiasi avanzamento in fatto di diritti e garanzie. Un atteggiamento inaccettabile, che manca di rispetto anzitutto a noi lavoratori.
Una provocazione, che si aggiunge ad un comportamento che sin dal primo momento ha evidenziato la totale mancanza di volontà di avviare una trattativa da parte delle aziende, in maniera particolare di Assodelivery.

Per questo ieri non abbiamo potuto far altro che prendere atto di tale situazione, sottolineando come ad essere insostenibili non siano i diritti dei lavoratori, ma un modello di impresa talmente predatorio da rendere impraticabile l’opzione di darsi un perimetro democratico di regole condivise.

Il governo, a questo punto, si è preso la responsabilità di proporre una sintesi da presentare ad un prossimo incontro, tenendo conto dei punti avanzati tra le parti.
Aspetteremo di vedere in breve tempo la proposta e faremo tutti insieme le valutazioni a partire dalle nostre assemblee metropolitane.
Sfidiamo, inoltre, Assodelivery, che a parole si dice disposta a trattare ma nei fatti invece continua a sfruttare i propri lavoratori privandoli di diritti e tutele: come prima cosa Glovo garantisca l’occupazione ai lavoratori di Foodora recentemente acquisita.

In attesa di avere risposte, siamo pronti a tornare nelle nostre città e nelle strade a mobilitarci per ottenere salario, diritti e risultati concreti.
Nei prossimi giorni e nelle prossime settimane non staremo con le mani in mano: rilanceremo iniziative di lotta, rivolte anche a tutta quella parte di lavoratori e ad altre categorie sociali che non ne possono più di precarietà, sfruttamento e assenza di garanzie.

Del resto l’abbiamo detto sin dall’inizio, la nostra è più di una vertenza, non si tratta solo di noi riders: rappresenta la messa in discussione di un nuovo modello di organizzazione aziendale che andrà a normalizzare al ribasso il mercato del lavoro togliendo diritti e reddito a lavoratrici e a lavoratori per mezzo dell’intermediazione digitale e del telecontrollo.

Per questo come sempre diciamo:

AVANTI RIDERS,
NON PER NOI MA PER TUTT*!

Deliverance Milano
Riders Union Roma
Riders Union Bologna
RUF – Riders Union Firenze

Dicevamo prima dell’esplodere fragoroso, nelle ultime ore, dell’affaire Glovo-Foodora.

Si sa che la multinazionale spagnola sta concludendo l’acquisto di Foodora (marchio tedesco) per quanto riguarda il settore produttivo italiano.

Oggi si è avuto conferma di quello che molti temevano. Glovo non intende garantire i minimi diritti acquisiti dai riders Foodora ovvero il contratto co.co.co e le retribuzioni fisse.

Surreale, del resto, che i riders vengano considerati dei lavoratori autonomi o collaboratori non vedendosi riconosciuta la subordinazione. La situazione è in tutto e per tutto simile a quella dei call-center proliferati tra gli anni ’90 e 2000 con un utilizzo smodato prima dei contatti co.co.co e poi di quelli a progetto che mascheravano centinaia e centinaia di posizioni lavorative subordinate cui il Ministro Damiani tentò di mettere una pezza nel 2006.

Nella giornata odierna Glovo ha concesso a denti stretti che i 2.000 riders che verranno lasciati a casa da Foodora (non essendo dipendenti non c’è obbligo alla riassunzione e neppure licenziamento collettivo!) avranno il diritto di candidarsi per le posizioni lavorative del nuovo padrone che utilizza partita Iva e collaborazioni occasionali.

Di male…in peggio!

Altri approfondimenti

Foodora Glovo: oligopoli a chiamata (Marta Fana – Jacobin Italia)

Foodora passa a Glovo: 2.000 riders licenziati (Radio Onda d’Urto)

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