Moussa Balde è morto di razzismo

Ieri, venerdì 9 dicembre, al Tribunale d’Imperia si è svolta la seconda udienza del processo ai tre aggressori di Moussa Balde; Francesco Cipri 39 anni, Ignazio Amato 28 anni e Giuseppe Martinello 44 anni. Il 9 maggio 2021 Moussa Balde fu brutalmente picchiato a Ventimiglia in pieno giorno in via Ruffini tra un supermercato e gli uffici della Polizia di frontiera.

L’accusa per i tre imputati è di lesioni aggravate dal numero di persone e dall’uso di corpi contundenti (una spranga). Il difensore è l’avvocato Marco Bosio, noto per essere stato il difensore degli imputati nei processi contro la criminalità organizzata nel Ponente Ligure. Gli aggressori sono stati denunciati a piede libero in seguito a un video della violenza che ha fatto il giro del web.

Il giorno stesso dell’aggressione il Questore d’Imperia si affretta a fare dichiarazioni escludendo la matrice razziale delle violenze, che gli imputati giustificano come reazione ad un fantomatico tentato furto con una nullità di prove. In seguito all’aggressione Moussa Balde, originario della Guinea, viene portato all’ospedale per trauma facciale e lesioni, medicato e dimesso il giorno stesso, portato in commissariato viene consegnato all’ufficio immigrazione senza aver mai firmato nessuna testimonianza sullo svolgimento dei fatti e, controllata la sua irregolarità sul territorio, viene recluso nel CPR (Centro di Permanenza per i Rimpatri) di Torino in attesa d’espulsione.

Per diversi giorni gli avvocati non sono riusciti a rintraccialo perché Moussa era stato registrato al CPR con un nome diverso da quello segnato dalla Questura di Imperia. In una cella dell’area d’isolamento, denominata Ospedaletto, del CPR di Torino Moussa Balde muore la notte tra il 22 e il 23 maggio. I compagni di prigionia, che hanno iniziato una protesta quando hanno saputo la notizia della sua morte, hanno raccontato che la notte del 22 maggio l’avevano sentito urlare a lungo e chiedere l’intervento di un dottore senza mai ricevere risposta. E’ in corso un’indagine per omicidio colposo sui fatti avvenuti all’interno del centro detentivo dov’era rinchiuso Moussa quando è deceduto.

Il 14 ottobre scorso durante la prima udienza gli imputati hanno richiesto ed ottenuto il rito abbreviato, quindi il processo andrà avanti a porte chiuse e senza l’ausilio di testimonianze. Grazie alla presenza in aula del fratello Amadou Thierno Balde, la famiglia di Moussa si è costituita parte civile. Dato che la Procura non aveva contestato l’aggravante di odio razziale, durante il dibattimento è stata richiesta dall’avvocato della famiglia, ma la giudice l’ha negata.

La giudice ha inoltre respinto la richiesta di costituirsi parte civile presentata da tre associazioni operanti nel territorio di Ventimiglia.

Non potendo entrare in aula, un gruppo di solidali si è radunato davanti al Tribunale di Imperia. Le persone solidali hanno volantinato lungo le vie del centro per ricordare che la morte di Moussa Balde non è stata un tragico episodio ma il risultato di un brutale razzismo, anche istituzionale, che si palesa nel trattamento subito dal sopravvissuto al violento pestaggio, passando dall’ospedale, dal commissariato, dalla questura, dal CPR di Torino, davanti al medico che lo ha valutato idoneo alla detenzione, dall’isolamento disumano senza contatti con l’esterno e senza qualsiasi tipo di cura.

“Il trattamento che ha ricevuto prima di morire nessun individuo, nessun essere umano dev’essere trattato in questa maniera” dice Thierno Balde fuori dal tribunale d’Imperia, parlando del fratello.

Teniamo accesi i riflettori su questo processo come au quello che si aprirà per accertare i fatti del CPR di Torino.

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Una risposta a “Moussa Balde è morto di razzismo”

  1. Anna Maria ha detto:

    Vergogna!!

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