Nella guerra alle ONG emergono anche le intercettazioni ai giornalisti

Sembra passata un’era geologica da quel periodo carico di vergogna e infamia tra il 2016 e il 2018.

Siamo stati travolti dalla pandemia globale che, in poco più di un anno, solo in Italia ha causato ad oggi 110.000 morti.

Salute e crisi economica sono quindi diventati temi in primo piano nel dibattito politico mentre l’immigrazione ha perso molti posti nella classifica delle priorità degli italiani. Pur essendoci chi continua a lucrare sulla cosiddetta invasione come Lega e Fratelli d’Italia i tentativi della scorsa estate di spostare nuovamente l’attenzione sugli sbarchi (coi migranti che ci avrebbero portato il virus…), seppur seguiti da una solida fan base, non sono riusciti a fare breccia nell’opinione pubblica come facevano qualche anno fa.

Le cose però, in questi anni, sono andate avanti. Seppur con meno clamore mediatico di un tempo.

La Procura di Palermo ha chiesto il processo per Matteo Salvini, l’ex-Ministro dell’Interno del Conte I, per sequestro di persona per la vicenda Open Arms e il 17 aprile si dovrebbe avere il verdetto. Il leader leghista, incurante del ridicolo, ha dichiarato di “aver difeso i confini” manco si fosse opposto alle armate del Terzo Reich.

Nella vicende giudiziarie riguardanti le migrazioni la magistratura sembra però dare un colpo al cerchio e uno alla botte e ai primi di marzo la Procura di Trapani (una delle poche che ha proseguito nelle tante inchieste aperte negli anni contro le ONG) ha chiesto il rinvio a giudizio per 21 indagati con l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Ad essere colpite Jugend Rettet, Save the Children e Medici Senza Frontiere per episodi di soccorso in mare tra il 2016 e il 2017.

Si tratta di un periodo tragico e cupo dove diverse forze politiche alla caccia forsennata di voti in vista delle politiche del 2018 montarono una feroce polemica contro le ONG e il soccorso in mare. Luigi Di Maio nell’aprile 2017 definì le associazioni umanitarie “taxi del Mediterraneo” per non parlare della spasmodica propaganda leghista.

Col passare degli anni si sono scoperte alcune vicende interessanti grazie alle inchieste di pochi giornalisti coraggiosi.

La prima è che l’inchiesta di Trapani fu avviata nell’ottobre 2016 attraverso il ruolo fondamentale di agenti di sicurezza privati della Imi che, ancora prima recarsi in Procura per denunciare i presunti reati compiuti dalle ONG avevano dato l’imbeccata a Salvini e alla Lega il che la dice veramente lunga, nonostante sbandierati pentimenti per il male fatto, di quanto lo scopo finale dell’intera operazione fosse assolutamente politico.

La seconda, che lascia sconcertati e di cui si è iniziato a parlare nella giornata di ieri è che la Procura di Trapani avrebbe diffusamente intercettato (le intercettazioni, si sa, in Italia sono un vero e proprio sport nazionale) una serie di giornaliste e giornalisti che si occupano delle inchieste sui trafficanti di uomini. Tra questo Nancy Porsia, più volte minacciata di morte dai trafficanti libici, e la sua legale Alessandra Ballerini.

Durissima la presa di posizione della FNSI, la Federazione Nazionale Stampa Italiana che ha chiesto immediata chiarezza.

Più passa il tempo e più si scopre come l’intera campagna contro i migranti e tutti coloro che li aiutavano, oltre ad avere retroscena squallidi, sia stata sapientemente orchestrata per trovare il capro espiatorio di turno.

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