Vive la Commune!
150 anni fa iniziava l’esperienza della Comune di Parigi.
La grande lezione sta nel vedere le giornate della Comune di Parigi come la perenne lotta nel mondo delle idee e delle rivoluzioni. Dopo 150 anni da quegli avvenimenti non possiamo ripensare ai fatti della Comune senza provare una sincera tristezza per i 20.000 comunardi trucidati dall’esercito di Adolphe Thiers ed esultanza per la prima rivoluzione proletaria della Storia.
Le giornate della Comune hanno ispirato due grandi rivoluzionari: Karl Marx e Vladimir Lenin. Nell’anno 1871 Marx guidava l’Internazionale, aveva seguito le giornate della Comune e ne aveva preannunciato la sconfitta, ma ne aveva intravisto anche l’importanza nella lotta contro il capitalismo; i lavoratori francesi costituivano l’avanguardia di tutto il proletariato del mondo. Lenin venerò sempre l’eroismo dei comunardi e studiò a fondo l’esperienza politica e militare della sua caduta. Ravvisò tre errori fondamentali: troppa moderazione nell’azione di espropriazione delle banche, troppa magnanimità verso i nemici capitalisti, mancanza di un’offensiva militare verso il governo di Adolphe Thiers rintanatosi a Versailles.
Nel 1871, dopo la vittoria dell’esercito prussiano e la capitolazione di Napoleone III, dopo la resa del nuovo governo della Repubblica, a Parigi prese il comando un Comité central che si insidiò all’Hôtel de Ville e fece sventolare la bandiera rossa. E mentre l’Assemblea comandata da Adolphe Thiers si installava a Versailles dopo aver accettato di consegnare l’Alsazia e la Lorena alla Prussia, nella capitale ferveva l’opera dei comunardi decisi a modificare profondamente la struttura del potere francese. La vitalità si esprimeva anche per le strade della città e nei clubs dove gli oratori facevano a gara per mostrarsi degni della rivoluzione. Il Clubs des Montagnards fu quello che riscosse più successo. Dentro le mura della città borghesi e proletari discutevano e si scontravano su come affrontare il nemico che assediava la città e come organizzare la vita del popolo parigino.
Furono prese misure per aiutare le vedove e gli orfani di guerra, venne riconosciuta la libertà di stampa e di associazione. I salari dei funzionori furono equiparati al livello di quelli degli operai. Molti decreti tendevano a separare lo Stato dalla Chiesa e a rendere laico il sistema scolastico. Nacquero diversi comitati femminili e molte donne si batterono sulle barricate per difendere la città dagli attacchi dei nemici.
Tra i 90 membri del Consiglio della Comune si contavano diverse fazioni: giacobini, blanquisti, internazionalisti ed anarchici. C’erano membri di origine operaia, intellettuali, impiegati e piccoli commercianti. Non era una rivoluzione pura ma un’esperienza politica e umana che avrebbe fatto molto rumore. D’altra parte oggi per noi é chiaro che la Comune non sarebbe mai riuscita a imporsi sull’esercito che la teneva sotto assedio perché circondata da una forza più grande: le potenze europee coalizzate contro il nascente Governo Rosso, che rappresentava uno spauracchio per ogni Monarchia e Borghesia al potere.
Con trepidazione le Potenze dell’Europa assistevano all’esistenza della Comune che minacciava il loro potere perché poteva diventare un pericolo di contagio oltre i confini francesi. Scorgevano il pericolo che i proletari di altri paesi potessero seguire l’esempio dei comunardi di Parigi. Per questo motivo la repressione fu così dura e cruenta. Oltre i morti per fucilazione e rappresaglia dobbiamo contare i comunardi condannati alla deportazione verso le colonie penali. Alcuni riuscirono a sfuggire alle maglie della repressione e si rifugiarono all’estero.
Nelle giornate della Comune si sono alternate esperienze festose e tremende, ma era necessario a che la partecipazione e volontà politica del popolo si manifestasse, togliendo di mezzo la sacralità dello Stato e della Chiesa. Era indispensabile vivere una rivoluzione alla quale la maggioranza dei parigini non era assolutamente preparata, una prova di autogestione e di democrazia diretta.
Il mito socialista e rivoluzionario della Comune vive nel primo pamphlet giornalistico di Karl Marx: La guerra civile in Francia. Alla morte di Lenin il suo corpo fu avvolto in una bandiera comunarda e passò alla Storia. Nel 1964, un nastro della bandiera comunarda ha viaggiato nello spazio insieme ai cosmonauti sovietici sulla navicella Volshhod. Ancora oggi il mur des Fédérés, dove il 28 maggio 1871 vennero fucilati 147 comunardi, é meta di pellegrinaggio.
Uno sguardo prospettico a questo evento di 150 anni fa suscita in noi l’impressione profonda di una esperienza da esorcizzare. La Comune di Parigi nonostante sia considerata un punto di svolta nella Storia dei popoli non ha mai visto nascere una fiorente produzione letteraria e artistica basata sulle sue memorabili giornate. La sua narrazione é stata sempre accompagnata da un certo timore, da parte di qualsiasi potere costituito, del pericolo insito nel concetto e nella prassi del governo ‘dal basso’.
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