Reddito per tutt@?Idee/spunti/riflessioni con Alberto De Nicola

urlA) Che cos’è il lavoro?se per lavoro s’intende lo scambio fra prestazione (qualunque essa sia) e salario, il lavoro è un bene comune?

L’idea che il lavoro possa essere pensato come un «bene comune» è forse l’ultima manifestazione di quella lunga tradizione socialista (molto forte nella sinistra italiana) che vede nel lavoro l’espressione dello sviluppo sociale e la principale via d’accesso alla dignità e ai diritti. Questa idea antica, torna oggi alla ribalta proprio perché il capitalismo contemporaneo sembra disdegnare il lavoro e fuggire dai rapporti di produzione diretti.

Quanto sia miope e distorta questa visione è abbastanza chiaro. Innanzitutto perché il concetto di lavoro si è nel tempo fortemente ampliato, fino a comprendere attività non formalmente iscritte all’interno di un contratto: una società viene «messa al lavoro» anche se ha un altissimo tasso di disoccupazione. In secondo luogo, il lavoro è e rimane una merce che non ha alcun valore in sé, se non quello che deriva dalla possibilità del suo sfruttamento. L’espansione dei lavori sotto pagati e precarizzati, non è una stortura del sistema, ma la sua piena applicazione. Per dirla con una battuta, oggi più che mai, il lavoro non è una soluzione ma il primo e più ingombrante dei problemi. In questo senso parlare del lavoro come «bene comune» ci sembra, bene che vada, una battuta di pessimo gusto. Quello che serve in questo momento, invece di affermare il lavoro (quale? A quali condizioni?) come un valore in sé (laddove, appunto, il lavoro come merce non ha alcun valore in sé) è avere del lavoro un’«idea comune»: cioè una definizione che sappia farci conoscere i modi (sempre nuovi) attraverso cui viene sfruttato. È all’interno di questa problematica che la rivendicazione del reddito di base diventa centrale.

B) Cos’è e quando nasce l’idea del redditto di cittadinanza?

Esistono moltissime definizioni di reddito di cittadinanza e moltissime genealogie. Per esser brevi, possiamo dire che l’idea che qui ci piacerebbe discutere, è quella di un reddito di base universale, sufficiente, individuale e incondizionato rispetto alla prestazione lavorativa. Questa idea ha radici antichissime, ma nella sua concezione attuale, affonda le proprie origini nei movimenti degli anni Sessanta e Settanta: è in un certo senso, un’estensione della rivendicazione operaia del salario indipendente dalla produttività.

C) Redditto di Cittadinanza e Welfare qual’è il loro rapporto?Se le spese per l’affitto, il mutuo, la sanità, l’istruzione sono tra le voci più pesanti nel bilancio familiare medio, perché non spingere su una riforma del welfare che non preveda solo tagli e privatizzazione, su un piano case come si deve, su sistemi sanitario e d’istruzione accessibili e per tutti, anziché sul reddito? 

La rivendicazione di un reddito di base ricomprende anche il cosiddetto reddito «indiretto», ovvero l’insieme di servizi e prestazioni non monetarie che solitamente fanno riferimento al Welfare (istruzione, salute, mobilità, ecc. ecc.). Tuttavia la parte «indiretta» non può essere rivendicata senza quella «direttamente» monetaria in quanto quest’ultima è lo strumento principale per contrastare la dipendenza degli individui dal mercato del lavoro e ciò che rende possibile alle persone di potere avere autonomia nella scelta e nella determinazione delle condizioni del lavoro.

D) Introdurre un welfare state basato sul redditto di cittadinanza può essere un modo per uscire dal paradigma finanziario neo liberale? Il reddito di cittadinanza ha a che fare con l’anticapitalismo?il reddito potrebbe dare respiro/incentivare/stimolare la cooperazione sociale e quindi la creazione di un’economia non fondata esclusivamente su costrizione e profitti?

Non si può rispondere che in modo affermativo a tutte queste domande, anche se ognuna richiederebbe una lunga argomentazione. Si può provare dicendo che i sistemi capitalistici sono tutti fondati sulla «costrizione monetaria al lavoro». Anche quando questa viene relativamente ammorbidita, il rischio di essere rigettati nella povertà rimane sempre e comunque una minaccia latente. Il reddito di base incondizionato, va precisamente ad intaccare questo principio che anche oggi rimane lo strumento di potere (non l’unico ma sicuramente il fondamentale) che il capitale esercita sulla vita delle persone. In questo senso la rivendicazione di un reddito che presenta queste caratteristiche è una rivendicazione anti-capitalista. Tuttavia, non tutte le formule che vanno sotto l’etichetta «reddito» rispondono a questa tensione: le mille versione applicate nei paesi a capitalismo avanzato non sono affatto «di per sè» anticapitalistiche. Fare chiarezza su questo punto è oggi sempre più importante.

In secondo luogo, la rivendicazione del reddito di base può e deve oggi essere pensata come una forma di contropotere nei confronti della rendita finanziaria. Alcuni studiosi hanno in questo senso parlato del reddito incondizionato come una forma di «rendita sociale» utile a sviluppare forme alternative di produzione comune e libera.

E) Oltre a questioni economiche il reddito di cittadinanza quale altre contraddizioni e questioni apre nelle politiche di un paese?

Molte, ma la più importante in assoluto è che rende possibile nuovi e più ampi processi di ricomposizione sociale e di autorganizzazione. Il punto è che quella del reddito non è semplicemente una rivendicazione, l’obiettivo di una lotta, ma anche e soprattutto, una sua condizione.

F) Come cambierebbero i processi produttivi nel caso in cui un reddito di base incondizionato fosse elargito? saremmo ancora di fronte a devastazioni ambientali come, ad esempio, quella tarantina ad opera dell’ILVA? il reddito è quindi strettamente connesso alla possibilità di mettere in piedi un’economia sostenibile?

Sicuramente. Si potrebbe rispondere in modo schematico dicendo che se la devastazione ambientale e la crisi ecologica è frutto dello sfruttamento, è una sua conseguenza, la possibilità di accedere ad un reddito incondizionato, proprio in quanto intacca questo meccanismo, dovrebbe di per sé contrastare questi processi. Tuttavia, il punto più significativo è che l’erogazione di un reddito di base potrebb dar vita a forme di cooperazione sociale capace di istituire un rapporto virtuoso e positivo con i territori (fisici e sociali) nei quali la cooperazione si svolge. La riappropriazione della produzione contro lo sviluppo capitalistico è anche riappropriazione delle finalità sociali e ambientali.

G) Esistono esperienze reali di Redditto di Cittadinanza in Italia e/o Europa? Qualcosa che si avvicina a quello che tu intenti con quel concetto?

Se per reddito si intende quello che abbiamo definito nelle risposte precedenti allora sicuramente no. Le forme esistenti, benchè si differenzino radicalmente l’una dall’altra, sono tutte forme in una certa misura condizionate all’accettazione di un lavoro, non universali e quasi sempre insufficienti per una vita dignitosa.

I)La rivendicazione di un reddito svincolato dalla prestazione lavorativa non è un tema nuovo nelle discussioni dei movimenti. Cosa rende attuale tale lotta al giorno d’oggi? Il reddito può essere terreno di ricomposizione all’interno dei movimenti?

Tra gli altri, tre sono i principali punti sui quali la rivendicazione di un reddito di base diventa oggi sempre più stringente. Primo, il ritorno in forza della povertà. Oggi il lavoro ha smesso di essere ciò che è stato per una parte (seppur molto breve) dello sviluppo capitalistico: il principale e sufficiente mezzo per fuggire alla povertà. I nuovi poveri non sono solo i disoccupati ma anche gli occupati, i precari, ecc. ecc. Questo avviene non solo perché il lavoro viene sempre meno pagato, ma anche perché vengono progressivamente smantellate tutte quelle forme di erogazione monetaria o di servizi che accompagnavano il salario. Secondo, oggi molto più di prima, la produzione della ricchezza sociale ha ampiamente superato i confini del «tempo di lavoro formalmente erogato». Rivendicare reddito vuol dire, di conseguenza, rivendicare quella parte di ricchezza che produciamo ma che non ci viene in alcun modo riconosciuta. Terzo, il capitalismo finanziario (ed in particolare la sua crisi) ci dimostra che non è possibile limitare i conflitti sulla distribuzione della ricchezza al solo ambito dei «posti di lavoro». È oggi più che mai necessario estendere questa lotta a tutta la società. La rivendicazione del reddito ha questa potenzialità.

L) Il reddito è redistribuzione: chiedere redistribuzione del profitto incide su proprietà dei mezzi di produzione, speculazione finanziaria, contraddizioni del mercato globale?

Certo, ma in modi assai differenziati. Se c’è tuttavia un modo per semplificare la questione si potrebbe dire la seguente cosa: le contraddizioni prodotte dalla crisi, o meglio le contraddizioni da cui «origina» la crisi, l’espansione della speculazione finanziaria… sono il frutto di una lunga guerra, condotta negli ultimi quarant’anni, da coloro che dipendono dalla rendita e dal profitto, contro coloro che dipendono dalla vendita della propria forza lavoro. Le attuali «contraddizioni» messe in luce dalla crisi capitalistica sono, a ben vedere, l’espressione di questo rapporto di forza che si è costituito storicamente. Nella misura in cui il reddito di base sarà capace di intaccare questo rapporto di forza a nostro favore, esso avrà conseguenza generali sul sistema economico.

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