L’America di Trump brucia
Sono passati 6 giorni dall’uccisione di George Floyd, l’afro-americano soffocato da un poliziotto a Minneapolis e le proteste si sono diffuse in tutti gli States in modo capillare e con una forza impressionante.
La Casa Bianca è assediata dai manifestanti e venerdì Trump è stato scortato in un bunker. Sono state arrestate circa 4.000 persone, feriti 50 agenti del secret service e negli scontri in Kentucky e Iowa sono stati uccisi 3 manifestanti, portando a 6 il bilancio dei morti dall’inizio delle proteste.
Negli scorsi giorni Trump ha minacciato su twitter di sparare sulla folla e di inserire ufficialmente gli Antifa tra le organizzazioni terroristiche, affermazioni che hanno contribuito a far crescere le rivolte con ancora più energia. Nelle ultime ore ha intimato gli agenti ad effettuare arresti di massa, nelle piazze è frequente che la polizia copra il proprio codice identificativo, numerosi reporter sono stati picchiati e arrestati. La Guardia Nazionale è stata attivata in 26 stati, più della metà di tutti gli Usa. Nelle strade i supermatisti bianchi organizzano ronde armate e attacchi ai manifestanti.
Le città sottoposte a coprifuoco sono circa 40, in 15 diversi stati. In tutte le principali città americane sono scoppiati violenti riots, e successivamente anche nei centri minori e fino in Canada. Nel paese che detiene il 25% di tutti i carcerati del mondo, le TV delle prigioni sono state spente, cercando di impedire la diffusione delle notizie tra i reclusi. A Minneapolis sono stati schierati 10.800 soldati, l’enorme corteo che bloccava l’autostrada è stato travolto da un’autocisterna su un cavalcavia, il supermatista alla guida è stato estratto dall’abitacolo e picchiato dalla folla. Gli scontri più duri si sono verificati al distretto 5 e nella zona Sud. La casa dell’assassino di George Floyd è stata bruciata e un migliaio di persone si è mosso verso il Parlamento del Minnesota. Per comunicare vengono utilizzati canali autogestiti e criptati. Mentre quelli della Guardia Nazionale e la radio della polizia sono stati hackerati. Sono stati anche diffusi online migliaia di indirizzi mail di agenti di polizia. Il fondo solidale con gli arrestati ha raggiunto i 20 milioni di dollari e nelle piazze vengono distribuiti viveri per garantire presidi permanenti nelle strade.
A New York ci sono stati duri scontri, moltissime auto e negozi bruciati e i ponti da Manhattan bloccati. Tutti i negozi di Union Square sono stati espropriati. Il Sindaco Bill De Blasio ha dichiarato «gli agitatori anarchici hanno un programma esplicito di violenza” ma poche ore dopo, a proposito della figlia 25enne arrestata in un blocco a Broadway dove hanno bruciato diverse macchine della polizia, ha detto “L’unica cosa che vuole è fare del bene per il mondo”. A Washington gli incendi hanno raggiunto i cancelli della Casa Bianca, i lacrimogeni non hanno contenuto i manifestanti che affluiti nel prato del Campidoglio hanno acceso un enorme falò e simbolicamente dato alle fiamme bandiera americana. La polizia ha picchiato una giornalista della CNN che riprendeva il rogo della Chiesa di San Giorgio in La Fayette Square e la Casa Bianca, ormai sotto assedio, ha spento le luci. Capitol Hill è avvolta in una nube di fumo nero e sono stati chiesti rinforzi all’esercito.
A Philadelphia gran parte della città è stata devastata. I saccheggi sono durati ore, insieme agli scontri, con il rogo di auto della polizia. All’alba la città era avvolta da una nube di fumo nero, con le comunicazioni nel blackout e i cellulari della gente tracciati.
A Boston una folla oceanica è scesa in piazza pacificamente, ma dopo alcune ore la polizia ha caricato a freddo, così la situazione è degenerata in scontri e saccheggi di negozi di lusso. Alcuni supermatisti bianchi si aggirano per la città in macchina investendo manifestanti.
A Detroit si dà la caccia all’assassino che ha sparato sui manifestanti a bordo di un’auto in corsa, uccidendo un 21enne. Il sindaco di Los Angeles, come atto di rappresaglia contro le manifestazioni, ha ordinato la chiusura di tutti i “Covid testing center”. A Dallas un negoziante armato di fucile a pompa è stato disarmato dai manifestanti, per ore è circolata la fake news che fosse stato linciato e ucciso dalla folla.
A Santa Monica, in California, i negozi di lusso sono stati espropriati e nelle strade sono comparse numerose barricate. Nella vicina Huntington Beach gli scontri tra manifestanti e gruppi di destra sono stati violentissimi. Anche a Long Beach gli scontri sono continuati fino ai margini della ricca Beverly Hills, difesa dalla Guardia Nazionale. Nella zona sud di Los Angeles e sulle principali autostrade ci sono presidi e party dei manifestanti. Ad Atlanta, Aurora, Detroit, San Diego e Portland le banche vengono date alle fiamme. A Birmingham in Alabama sono state abbattute diverse Statue dei Confederali. Il centro di Richmond e quello di Rheno sono stati completamente bruciati. A Louisville e Lexington la polizia si è unita ai manifestanti nel chiedere giustizia per George Floyd, così come a Flint, in Michigan, e in New Jersey, dove gli sceriffi hanno deposto le armi insieme ai loro reparti per unirsi ai manifestanti. Invece ad Austin la polizia è stata autorizzata a usare armi letali. A Salt Lake City un uomo ha minacciato i manifestanti con arco e frecce, ma è stato immediatamente disarmato e preso in custodia dalla polizia mentre la sua macchina veniva bruciata. A Seattle la polizia, nonostante spari da ore sulla folla con proiettili di gomma, ha richiesto il supporto della Guardia Nazionale.
A Nashville e Columbus sono stati incendiati i Parlamenti dei rispettivi Stati, il Tenneessee e l’Ohio, mentre in Pennsylvania è toccato al Municipio di Philadelphia. In questo momento gli scontri stanno proseguendo anche a: Saint Paul, San Jose, Bakersfield, Houston, Cincinnati, Las Vegas, Charlotte, Knoxville, Milwaukee, Denver, Chicago, New Orleans, Kansas City, Madison.
Il sogno americano sembra assumere sempre più i tratti del riscatto di classe. La presidenza Obama ha dimostrato quanto il razzismo sia intrinseco all’attuale sistema di dominio e da queste rivolte emerge uno spontaneo rifiuto del capitalismo, di cui il colosso americano è da sempre un emblema. L’autoritarismo di Trump ha fatto scoppiare alcune storiche contraddizioni, proprio mentre la società americana vive una condizione di declino economico. In questi 3 lunghi anni abbiamo visto scendere in campo tutti gli attori sociali antagonisti alle sue politiche reazionarie. Ma mai come oggi tutti insieme, e con questa determinazione.
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