Utopiadi, o della nostra realtà
Utopiadi, o della nostra realtà
“La realtà sociale è costituita dalle relazioni sociali vissute, è la nostra principale costruzione politica, una finzione che trasforma il mondo” (Donna Haraway in Manifesto Cyborg)
Queste sono state le Utopiadi, tre giorni di relazioni sociali vissute che hanno riempito uno spazio vuoto, costruendo un piccolo pezzo di realtà radicalmente diverso da ciò che è Milano oggi. Tre giorni in cui diverse collettività milanesi, riunite sotto la sigla Comitato Insostenibili Olimpiadi, hanno dato vita all’ennesimo impianto sportivo abbandonato dal Comune di Milano, il Pala Agorà, perfetta metafora e al tempo stesso risultato concreto dei processi che si stanno mettendo in atto per le Olimpiadi Milano-Cortina 2026: lasciare in disuso l’unica struttura che avrebbe potuto accogliere attività da praticare sul ghiaccio, per costruirne uno nuovo nel quartiere Santa Giulia – con l’intento di farne dopo un nuovo luogo per eventi non sportivi in mano a privati.
Per tre giorni abbiamo praticato tutti gli sport che da anni tengono in forma le realtà sportive popolari di questa città e non solo, abbiamo ballato, abbiamo discusso di questioni locali e internazionali. Abbiamo rafforzato reti e relazioni già esistenti e creato nuove alleanze (anche con compagn* d’Oltralpe impegnate nello sport popolare, reduci dalle Olimpiadi estive del 2024 e prossime a scontrarsi con quelle invernali del 2030).
La risposta del quartiere è stato uno dei risultati più preziosi che ci portiamo dietro: il passaggio di famiglie e ragazz* che hanno solidarizzato subito con l’occupazione, spesso cresciuti in quello stadio ora abbandonato, ha confermato un bisogno di base cui le Olimpiadi non rispondono, ma che anzi negano e frustrano.
Abbiamo portato la nostra rabbia davanti al Palazzo della Regione, protagonista con il Comune di Milano dell’espulsione silenziosa ma tutt’altro che indolore di lavorator* e redditi bassi per fare posto a nuovi ceti più conformi all’idea di popolazione che vorrebbero governare; ci siamo spostati poi sotto la sede di Coima, grande patron del Villaggio Olimpico di Porta Romana e del nuovo volto di Milano, sotto cui abbiamo lasciato un chiaro messaggio per denunciare le sue responsabilità nella penuria di case accessibili che ha colpito la nostra città. In corteo per le strade di Gioia e Centrale, abbiamo raggiunto la manifestazione per la Palestina, dove abbiamo ribadito la nostra solidarietà con il popolo palestinese e denunciato ancora una volta le Olimpiadi come palcoscenico utile solo a mettere in mostra il doppio standard con cui l’Occidente condanna o difende massacri e genocidi. Abbiamo attraversato in corteo le strade della città, per raccontarlo a più persone possibili, anche se in centro ancora non ce ne si è ben accort* dell’impatto che le Olimpiadi stanno già avendo sulla vita delle persone, sui loro affitti, sulla loro possibilità di studiare; e ancor meno ci si è accort* di quello che accade fuori città, delle valli devastate, dei paesi spopolati.
Negli stessi giorni in città ben altri due spazi sono stati ripresi: il socs – settore occupato citta studi dai collettivi dell’Intifada studentesca, e la Piscina Scarioni, abbandonata come tante piscine di Milano negli ultimi anni e ora casa per la rete di abitanti Ci Siamo.
E alla fine ci siamo sedut* tutt* insieme per capire come mettere assieme le nostre forze, le molteplici istanze e le diverse lotte, nella consapevolezza che è necessaria una convergenza politica, non solo perché utile in termini quantitativi, ma perché il processo che ci sta travolgendo non riguarda singoli aspetti della città o della montagna che si possono affrontare separatamente ma sono intrinsecamente legati tra loro.
La metropoli neoliberista privata ed esclusiva, da consumare e non da vivere, ha come suo riflesso località di villeggiatura (montane o balneari non fa differenza) che ripropongono lo stesso modello e le stesse conseguenze sociali, economiche e ambientali.
Le Olimpiadi 2026 non dureranno un mese, ma sono già qui e i loro effetti dureranno a lungo. Per questo il nostro prossimo appuntamento sarà a marzo 2025, a un anno dalla data finale delle Olimpiadi, per ricordarci che la vera partita comincerà al termine del grande evento. Prima, però, rilanciamo la partecipazione alla due giorni di mobilitazione, promossa in Valtellina con i comitati locali, per il prossimo 16-17 novembre in opposizione alle opere che stanno devastando quei territori.
Che le Utopiadi si moltiplichino. Riprendiamoci ogni metro.
Ci rivediamo nelle piazze e sui sentieri. Quando e come? Stay tuned.
C.I.O. Comitato Insostenibile Olimpiadi
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