Assodelivery fuorilegge: firmato accordo pirata con sindacato di comodo

E alla fine Asssodelivery tentò il colpo gobbo. Così si potrebbe sintetizzare l’interminabile tavolo sui diritti dei riders. Sì perché l’associazione padronale ha partorito una trovata degna della FIAT di Valletta degli anni Cinquanta trovando sponda nell’UGL, sindacato di destra che, a questo punto, potrebbe tranquillamente ricoprire il ruolo dei famigerati “sindacati gialli” dell’epoca. Un contratto bidone firmato con una sola sigla sindacale… La risposta del mondo dei riders autorganizzati è stato durissimo, così come quello degli altri sindacati. Riprendiamo il comunicato dei riders e un articolo del Manifesto che delineano la situazione.


Nel bel mezzo della riapertura del tavolo di contrattazione al Ministero del Lavoro, che avrebbe dovuto favorire la stipula di un accordo tra le parti sociali in grado da garantire una soluzione efficace per tutto il comparto, con l’applicazione di un contratto collettivo nazionale in linea con le rivendicazioni storiche dei “movimento rider”, ci viene data notizia che Assodelivery e UGL (sindacato di comodo vicino ad Anar, l’Associazione dei rider cottimisti nata negli uffici di Glovo) hanno firmato un accordo separato pirata.

Nei fatti questo “accordicchio” non fa altro che mantenere invariate le condizioni attuali del settore, a salvaguardia esclusiva degli interessi delle piattaforme, contro quelli dei lavoratori, a cui la Legge 128 assicurava una paga oraria base in linea con i minimi tabellari dei contratti collettivi di riferimento, comparativamente maggiormente rappresentativi.
In questo accordo viene previsto un pagamento per ogni “ora lavorata”, il che significa che la retribuzione viene riconosciuta solo per la durata del tempo di consegna, mantenendo in pratica il pagamento a cottimo e introducendo un minimo orario di 7 euro lorde temporaneamente, soltanto in quelle città che entrano a far parte del sistema del food delivery, attestandosi ampiamente al di sotto di quanto previsto dalla legge.

Obiettivo esplicito è dunque quello di svuotare la figura del rider come collaboratore eterorganizzato, spogliandolo delle tutele che gli erano riconosciute, vanificando le conquiste dei lavoratori, sovvertendo una legge votata dal parlamento e passando sopra l’orientamento consolidato della giurisprudenza nazionale e internazionale.

Noi come lavoratori organizzati denunciamo la natura pirata di questo accordo illegittimo stipulato, al di fuori della sede ministeriale preposta alla trattativa, tra l’associazione datoriale con una sigla sindacale che non ha alcun indice di rappresentatività nel settore, che sta svolgendo de facto una funzione antisindacale rispetto alla rete nazionale Rider x i Diritti.

Per queste ragioni torneremo presto a mobilitarci per le strade delle nostre città denunciando l’operazione di sabotaggio costruita ad arte contro le recenti conquiste ottenute dai lavoratori attraverso le sentenze, gli scioperi, la legge e i tavoli di contrattazione.

Non per noi ma per tutt*!

Deliverance Milano
Riders Union Bologna
Riders Union Roma
#RiderXiDiritti

Rider, governo contro il contratto pirata: illegittimo.

Il Ministero del Lavoro scrive ad Assodelivery e Ugl spiegando che non hanno rispettato la legge sul compenso. Già convocate le altre parti per un accordo nazionale vero.

Il contratto pirata firmato da Assodelivery e Ugl per i rider è «potenzialmente illegittimo». Firmato Ministero del Lavoro. A meno di 24 ore dalla firma del «primo storico contratto nazionale per i rider» è l’ufficio legislativo del ministero di via Veneto a inviare alle parti una lettera molto dura in cui elenca tutte le storture giuridiche e sindacali contenute.
L’arrabbiatura del dicastero guidato da Nunzia Catalfo è comprensibile. Assodelivery era infatti una delle associazioni che stavano trattando con i sindacati confederali e i tanti gruppi di rider (Deliverance Milano, Riders Union Bologna, Riders Union Roma riuniti in «RiderXidiritti») per arrivare ad un vero contratto nazionale. Mentre discuteva con i sindacati più rappresentativi e con le associazioni dei rider, Assodelivery – che riunisce le multinazionali delle piattaforme digitali della consegna del cibo a domicilio Deliveroo Glovo Just Eat Social Food e Uber Eats – invece sottobanco stava trattando con l’Ugl un testo contrario a quasi tutte le storiche richieste dai rider e alla norma sul compenso minimo orario che entrerà in vigore a fine ottobre – come prevede la legge 128 del 2019, conversione in legge del decreto Crisi – se non si riuscirà ad arrivare ad un contratto nazionale: il compenso minimo orario sarà quello del contratto della logistica, aumentato del 10% per lavoro notturno, festivo o in condizioni meteo avverse.
I mille sedicenti rider iscritti all’Ugl sarebbero poi migrati dall’Anar, associazione autonoma dei fattorini, un «sindacato giallo» che si era fatto notare a ottobre 2019 per una lettera aperta «Rider contro il decreto» in cui chiedevano di rimanere autonomi. Fu il giuslavorista Pietro Ichino, rispondendo sul suo blog a quella lettera, a suggerire loro di «organizzarsi in un sindacato maggiormente rappresentativo nell’impresa per cui lavorano (Assodelivery, ndr) e stipulare con questa un accordo aziendale “in deroga”, a norma dell’articolo 8 del decreto-legge n. 138/2011», la famosa norma Sacconi – ancora in vigore – che permette ad un contratto aziendale di derogare al contratto nazionale.
La mossa di Assodelivery e Ugl è stata suggerita dal giuslavorista Pietro Ichino sfruttando la norma Sacconi

Nella lettera in tre pagine e in sei punti il ministero demolisce il contratto. Sottolineando come la legge «demanda ai contratti collettivi stipulati dalle organizzazioni sindacali (e quindi non solo una, ndr.) e datoriali comparativamente più rappresentative a livello nazionale la determinazione del compenso dei lavoratori autonomi che svolgano attività di consegna di beni per conto altrui». Per questo «l’accordo sembrerebbe non idoneo a derogare alle regole, laddove in particolare disciplina il compenso dei lavoratori».
In più «le previsioni contrattuali non contemplano alcuna garanzia minima» ma solo «un compenso esclusivamente parametrato sulla base delle consegne effettuabili nel tempo unilateralmente stimato dalla piattaforma».
Dal ministero poi non si esclude che da queste osservazioni derivi la possibilità di eseguire ispezioni nelle aziende che applicheranno il contratto e, ancor di più, che i rider stessi possano diffidare le aziende rispetto al mancato rispetto del diritto retributivo previsto dalle legge.

«Siamo ottimisti – spiega la segretaria confederale della Cgil Tania Scacchetti – il ministero ci ha già convocato giovedì per una call. Stiamo valutando con Cisl e Uil e i nostri legale i profili di questo contratto firmato dall’Ugl che si è dimostrato un sindacato di comodo che ha semplicemente accettato le condizioni della controparte a partire dal cottimo senza ottenere alcunché di migliorativo. Noi invece partiamo dal contratto della logistica e puntiamo ad ottenere per i rider che siano lavoratori dipendenti con tutte le tutele: ferie, malattia, Tfr».

di Massimo Franchi

da il Manifesto del 18 settembre 2020

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