Gradisca, una morte annunciata nel Cpr di massima detenzione

Migrante georgiano muore dopo un pestaggio nella struttura friulana. La versione ufficiale: ucciso durante una rissa.

Non si doveva cambiare rotta? Il nuovo Governo non doveva modificare significativamente la scellerata gestione dei migranti imposta da Salvini? Sono passati mesi ma niente si è mosso. Non bastano le comprovate condizioni carcerarie, le rivolte quotidiane, le denunce anche di quanti operano nelle strutture, siano Cara o Cpr: uno dopo l’altro ci sono pure i morti ammazzati, si susseguono le indagini giudiziarie, ma dal Governo continuano a non arrivare né fatti né parole.

Sabato è morto Vakhtang Enukidze, migrante georgiano di 37 anni, rinchiuso nel Cpr di Gradisca con altri 47 adulti e 12 minorenni, per la maggior parte afgani e pakistani.

La versione ufficiale ipotizza una rissa tra reclusi conclusasi tragicamente. I vertici locali della Polizia dichiarano che il migrante deceduto era stato arrestato martedì scorso per avere aggredito un altro ospite del Cpr e successivamente anche alcuni poliziotti intervenuti. Il Prefetto di Gorizia Marchesiello ha ritenuto di escludere ci possano essere eventuali colpe delle Forze dell’Ordine. Il procuratore di Gorizia Massimo Lia ha aperto un’indagine contro ignoti per omicidio volontario; già sequestrati i cellulari a tutti i profughi ospiti del Cpr ed i video delle telecamere di sorveglianza (200 all’interno dell’area perimetrale!). Altre voci, altre versioni si sono però fatte sentire e subito dopo la notizia della morte di Enukidze, domenica pomeriggio, duecento persone hanno sfilato davanti all’alto muro di cemento che circonda la struttura per gridare la propria solidarietà ai migranti: da dentro il Cpr sono arrivate grida di saluto e richieste di aiuto, poi il fumo acre di materassi incendiati. Aperto da poche settimane, il Cpr di Gradisca è una polveriera.

Drammatica la cronaca dell’ultima settimana. Sabato 11 gennaio c’era stato l’ennesimo presidio contro l’apertura del Cpr e si era realizzato un contatto telefonico tra i migranti dentro e i manifestanti fuori: più di un recluso aveva gridato la propria disperazione e la propria rabbia, denunciando le condizioni invivibili in cui si trovava. Secondo «No Cpr – No Frontiere», nella notte, le Forze dell’Ordine sarebbero entrate in assetto antisommossa per una azione punitiva contro i migranti messisi in contatto con l’esterno e da questo sarebbe nata la rivolta: vetri rotti, materassi incendiati, il tentato suicidio di un ragazzo marocchino, letti divelti per salire oltre il muro, cinque migranti scappati.

Dopo giorni di protesta e ancora polizia e/o carabinieri a menar botte, domenica scorsa, quando la notizia della morte di Enukidze arriva ai giornali, sul sito «nofrontierefvg» viene diffuso un video e una testimonianza registrata che negano ci fossero state risse tra migranti e descrivono le modalità con cui Vakhtang Enukidze sarebbe stato pestato, immobilizzato e portato via perché si rifiutava di rientrare in cella avendo perduto il cellulare. Questa la versione «antagonista» in un diario documentato giorno per giorno fino alla morte di Enukidze.

La Federazione Sindacale della Polizia di Stato «al netto delle solite incaute accuse sull’operato degli agenti» chiede che «non si aspettino altri drammi. Servono protocolli chiari e garanzie per la sicurezza». I politici locali battibeccano attorno al nodo «Cpr. Il presidente Fedriga, sceso dal palco di Maranello, dichiara al quotidiano il Piccolo che quanto è successo «è un motivo in più per potenziare la struttura. È la conferma che nel Cpr, al contrario di quel che dice la sinistra, non ci sono persone che perdono il permesso di soggiorno. Quando il centro fu chiuso da Serracchiani gli ospiti avevano tutti dei precedenti penali» facendo finta di non sapere che, secondo normativa, i Cpr esistono esclusivamente per ospitare quegli extracomunitari che, non possedendo un documento amministrativo che permetta loro di soggiornare in Italia, sono in attesa si essere rimandati, prima o poi, nel loro Paese di origine. Sembra non ricordare, ancora, che la gestione dell’allora Cie di Gradisca, chiuso nel 2013 «gravemente danneggiato dagli ospiti», ha portato a processo, assieme al Consorzio appaltatore

«Connecting people», prefetti, viceprefetti, funzionari e dirigenti, con un ventaglio di ipotesi di reato che vanno dalla sovrafatturazione, alla truffa, alla turbativa d’asta, al concorso esterno in associazione a delinquere, e chi più ne ha più ne metta, riguardo una struttura dove agli ospiti veniva negato tutto, persino l’acqua.

Nel Cpr di Gradisca ieri pomeriggio, assieme al Prefetto di Gorizia, il Garante nazionale dei diritti delle persone detenute: è lo stesso Mauro Palma che a dicembre scorso, a ridosso dell’apertura, aveva stigmatizzato la progettazione troppo claustrofobica della struttura e dichiarato «Ha le caratteristiche di un carcere di massima sicurezza più che da luogo di detenzione amministrativa». Fuori dalle spesse inferriate il deputato di +Europa Riccardo Magi che, dopo aver visitato il Cpr domenica aveva raccontato di «ospiti abbandonati, prostrati e qualcuno in evidente disagio, anche mentale» e Debora Serracchiani con la combattiva sindaca di Gradisca Linda Tomasinsig che già domenica sera aveva commentato «cronaca di una morte annunciata» chiedendo fosse fatta piena luce «sulla morte di una persona affidata allo Stato».

Mauro Palma ha dichiarato che si costituirà parte civile nel eventuale processo per quanto avvenuto a Gradisca. Vakhtang Enukidze è stato brutalmente percosso, questo è certo, sarà l’autopsia a definire le cause della morte, la magistratura a stabilire le responsabilità, ma questa tragedia ha squarciato il silenzio sui Centri che ospitano migranti. Il Governo, la ministra Lamorgese, vorranno dire qualcosa?

di Marinella Salvi

da il Manifesto del 21 gennaio 2020

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