La macchina del fango di nuovo all’opera: Mediterranea Saving Humans risponde con un comunicato alla Procura di Ragusa

Un nuovo attacco alla solidarietà: la Ong Mediterranea è accusata dalla Procura di Ragusa di aver stipulato un accordo di natura commerciale con il colosso dei trasporti marittimi Maersk Etienne prima di consentire il trasbordo di 27 naufraghi che per oltre quattro settimane erano stati in mare. Era il 12 settembre; il giorno seguente, l’Alto commissariato Onu per i rifugiati espresse parole di ringraziamento verso il governo italiano per avere contribuito a interrompere il più lungo e drammatico stop mai registrato a causa del rifiuto maltese di accogliere i profughi.

I reati contestati sono quelli di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e di violazione alle norme del Codice della Navigazione: otto gli indagati, tra i quali Beppe Caccia, Luca Casarini, Alessandro Mez e il comandante Pietro Marrone.

Proprio Casarini ha rilasciato una intervista al “Corriere della Sera” dove afferma: «Presentano quel trasbordo di settembre come una operazione oscura, mentre si fece tutto alla luce del sole dopo la vergogna dei 38 giorni fatti passare ai migranti su una portacontainer perché nessuno li voleva?».

Caccia e Casarini sono infatti ritenuti responsabili di aver concordato con i manager della compagnia danese Maersk Etienne l’intervento della Mare Jonio: per questo motivo avrebbero percepito una importante somma quale ricompensa per il servizio reso. Prosegue però Casarini nell’intervista citata «Se avessero trovato i quattrini ci avrebbero arrestati tutti. Non c’è niente. Non hanno niente nelle mani e rivoltano tutto per cercare una cosa che non esiste».

Il caso arriva a pochi giorni dall’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina rivolta ai coniugi e attivisti triestini Gian Andrea Franchi e Lorena Fornasir e s’inserisce nel più ampio contesto della criminalizzazione della solidarietà.

Di seguito il comunicato rilasciato dalla ONG nella serata di ieri

«Questa mattina all’alba è scattata una vasta operazione di polizia contro Mediterranea Saving Humans. La Procura della Repubblica di Ragusa ha coordinato perquisizioni effettuate da decine e decine di agenti in tutta Italia, in abitazioni, sedi sociali, e sulla nave Mare Jonio. Le accuse sono pesanti, ma in realtà puntano a colpire la pratica del soccorso civile in mare che Mediterranea promuove dal 2018, attraverso la sua compagnia armatoriale, Idra social shipping, che fornisce all’associazione la nave di ricerca e soccorso e cura la gestione degli equipaggi.

Il Procuratore di Ragusa, ha più volte esternato pubblicamente la sua crociata contro le Ong arrivando a sostenere che “bisogna che non passi l’idea che sottrarre i migranti dalle mani dei libici possa essere una cosa consentita”. Quello di oggi è un vero e proprio “teorema giudiziario”, in cui si ipotizza che le attività di soccorso e salvataggio siano preordinate allo scopo di lucro. La “macchinazione” ipotizzata è talmente surreale da rendere evidente quale sia il primo e vero obiettivo di questa operazione: creare quella “macchina del fango” che tante volte abbiamo visto in azione nel nostro paese, dal caso di Mimmo Lucano alle inchieste di questi giorni contro chi pratica la solidarietà ai migranti che attraversano la rotta balcanica, e sparare ad alzo zero contro chi come noi non si rassegna al fatto che da inizio gennaio ad oggi siano già centinaia le donne, uomini e bambini lasciati morire nel Mediterraneo, e si contino già a migliaia i catturati in mare e deportati nei campi di concentramento libici, finanziati con i soldi dell’Unione Europea e dell’Italia.

Le perquisizioni cercano “prove” perché in realtà l’accusa, nonostante migliaia di ore di intercettazioni telefoniche e ambientali, si fonda solo su congetture che si scioglieranno presto come neve al sole.

La vicenda in esame riguarda il soccorso prestato ai 27 naufraghi della Maersk Etienne che da 38 giorni erano abbandonati in mezzo al mare tra Malta e Lampedusa, a bordo della portacontainer che li aveva tratti in salvo. Fu definito la “vergogna d’Europa” quel disumano abbandono, il più lungo stand – off che si ricordi per dei naufraghi che in teoria, secondo ciò che impongono le Convenzioni Internazionali, avrebbero dovuto raggiungere “tempestivamente” un porto sicuro. Idra social shipping non ha mai fatto nulla di illegale e lo dimostrerà presto nelle sedi competenti. E Mediterranea non si fermerà a causa di questo attacco, triste e prevedibile, e continuerà ad essere in mare, lì dove i crimini che vengono commessi e sono quelli di strage, tortura, stupri, sevizie».

* foto di copertina dall’archivio DINAMOpress

da DinamoPress

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