La piazza si riempie contro i fanatici e l’odio
Alla fine il Remigration Summit sono dovuti andare a farlo a 50 chilometri da Milano, non in città come avevano promesso. Nel capoluogo lombardo due manifestazioni molto diverse tra loro hanno ribadito che i fascisti da queste parti continuano a non avere agibilità politica. In piazza San Babila dalle 14 e 30 si sono ritrovate associazioni, sindacati e partiti del centrosinistra. «Milano non vi vuole. Rimpatriate voi e il vostro odio» era scritto su uno striscione. C’erano bandiere della pace, della Cgil, dei partiti del centrosinistra – per questa occasione uniti – delle decine di associazioni che hanno partecipato alla manifestazione.
«Nessuno spazio per l’odio. Milano città aperta». Sul palco si sono alternati la segretaria del Pd Elly Schlein, i leader di Alleanza Verdi Sinistra Fratoianni e Bonelli, il segretario generale della Cgil Maurizio Landini. Ognuno di loro ha scelto e letto un articolo della Costituzione, la segretaria del Pd Schlein ha letto il numero 3 dedicato all’uguaglianza, per non lasciare spazio ai «professionisti della paura» e a chi diffonde odio e razzismo. Idee che, lanciate da un gruppetto di fanatici suprematisti bianchi, in Italia hanno trovato casa nella Lega di Matteo Salvini, con il permesso di Fratelli d’Italia e Forza Italia che tacciono e acconsentono.
E così anche la deportazione di massa sembra non essere più un tabù nella destra di governo. A chi invoca la libertà di pensiero per parlare di deportazioni ed espulsioni, chi era in piazza San Babila ha contrapposto più volte una citazione di Sandro Pertini: «Tutte le idee vanno rispettate. Il fascismo no, non è un’idea. È la morte di tutte le idee». A chi gli chiedeva se la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni avrebbe dovuto esprimersi contro il summit nero, il segretario nazionale di Sinistra Italiana ha risposto «penso di sì o quantomeno fare in modo che i suoi alleati evitassero di fare quello che stanno facendo in questo momento». Il Segretario della Cgil Maurizio Landini, che ha ricordato l’appuntamento con i referendum dell’8 e 9 giugno, ha detto che «non siamo qui contro qualcuno, siamo qui per riaffermare i valori della libertà, della democrazia e dell’antifascismo».
Da Largo Cairoli si è mossa invece la rete antifa di centri sociali e giovani antifascisti europei. Alla testa del corteo lo striscione nero con la scritta bianca «Make Europe Antifa Again» ha retto dall’inizio alla fine della manifestazione, resistendo alle manganellate, agli idranti e ai lacrimogeni. Un corteo partito alle 15 e 30, con militanti milanesi e dall’Austria – la patria di Martin Selnner, ideologo della remigrazione -, dalla Germania e dalla Francia. Durante il corteo si sono sentiti cori in tedesco e in francese, e poi slogan antifascisti e contro la polizia. Millecinquecento militanti che hanno cercato di raggiungere il Malpensa Express alla stazione di Milano Cadorna per provare ad andare a Busto Arsizio, dove nel pomeriggio era in corso un’altra manifestazione antifascista. Ci sono stati scontri in via Boccaccio, le prime file del corteo si sono bardate con caschi e giubbini neri. La polizia li ha respinti con una carica e poi, davanti alla resistenza dei manifestanti che non indietreggiavano, con gli idranti. Il corteo si è ricompattato e si è poi diretto verso palazzo delle Stelline, l’ufficio milanese della Commissione europea. Anche qui è stato respinto, questa volta con un fitto lancio di lacrimogeni. Nessuna vetrina rotta, nessuna scritta sui muri. Il corteo è rimasto sempre compatto e ha poi raggiunto il parcheggio della metropolitana di Pagano, dove si è sciolto cantando «No border, no nation, stop remigration».
di Roberto Maggioni
da il Manifesto del 18 maggio 2025
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