“Conquistare i cuori e le menti”: due note sulla campagna stampa della Questura.

Ai tempi della guerra del Vietnam, uno dei principali scopi delle forze americane, oltre a fare terra bruciata del Vietnam del Nord comunista con tonnellate di bombe, napalm ed armi chimiche era quello di “conquistare i cuori e le menti” dei villaggi del Vietnam centrale che davano ampio sostegno alla guerriglia rossa dei vietcong.
Il motto “conquistare i cuori e le menti” è poi diventato una delle parole d’ordine delle “guerre umanitarie” e delle campagne di controinsurrezione dall’Irak all’Afghanistan.

In Via Fatebenefratelli devono aver imparato bene la lezione degli strateghi militari americani.
Negli ultimi giorni stiamo assistendo ad una vera e propria strategia d’immagine messa in campo dalla Questura di Milano, che coinvolge i media ed in particolar modo il principale giornale capace di orientare l’opinione dell’elettorato di centro-sinistra, ovvero Repubblica.

 

Il giorno dopo gli scontri del 14 Novembre, grande intervista del Questore Savina sulle pagine milanesi del giornale fondato da Eugenio Scalfari, in cui il capo di Via Fatebenefratelli minimizza gli episodi del giorno prima e si accredita come uomo del dialogo distribuendo “ramoscelli d’ulivo” a tutti.
Nei giorni successivi altre uscite distensive del Questore, un articolo sull’on-line nazionale del giornale diretto da Ezio Mauro che descrive i funzionari della Digos di Milano come esempi di professionalità e capacità di gestire la piazza in opposizione ai “macellai” della Questura e del Reparto Mobile di Roma (da cui, non a caso, venivano i massacratori della Diaz). In ultimo, una sorta di intervista ad un alto funzionario addetto da anni all’ordine pubblico in città, in cui descrive la gestione delle tensioni in Bocconi in occasione della visita del premier Mario Monti.

Quale sarà il motivo reale di questa strategia d’immagine?
Noi un’idea ce l’abbiamo.

Ecco una breve cronistoria.
Il Questore Savina si insedia a Milano l’1 Ottobre.
Prende il posto di Marangoni, che poco dopo sostituirà nel ruolo di Vicecapo della Polizia Nicola Izzo (già Questore di Torino ai tempi dell’assalto all’Askatasuna e di Napoli ai tempi del Global Forum), travolto dagli scandali.
Il biglietto di presentazione del nuovo Questore non è entusiasmante: botte agli studenti il 5 Ottobre davanti alla Regione.
Una settimana dopo, nel bel mezzo dello scandalo Zambetti, si rischia quasi il bis.
Poi arrivano le bastonate distribuite gratuitamente in quartiere San Siro in occasione dello sgombero di un appartamento Aler occupato abusivamente. Botte che mandano qualcuno all’ospedale e che vengono documentate da un filmato che ritrae un agente in borghese prendere a pugni in faccia una ragazza.
Poi arriva lo sgombero del Lambretta, sgombero portato a termine nonostante l’ondata di discredito caduta sull’Aler per i collegamenti dei suoi dirigenti con la ‘ndrangheta.
Non è finita.
Nel week-end successivo si assiste al tentativo di sgombero notturno del rave di Cusago. Un’operazione inspiegabile che come risultato avrà una ragazza in coma.
Lo sgombero di Cusago solleva pesanti polemiche.
Si schierano, e con durezza, i sindacati di Polizia che stigmatizzano l’operazione della notte e chiedono moderazione.
Molta l’irritazione in diversi ambienti “liberal” della città.

Da lì una sorta di “retromarcia” molto mediatica e spinta soprattutto con i potenti mezzi della Repubblica.
Peccato che poi la Polizia si presenti nelle scuole occupate identificando con fare intimidatorio i presunti “responsabili” (velo pietoso su presidi e professori che non hanno nulla di meglio da fare che dare liste di “sovversivi” alle Forze dell’Ordine).
Oppure metta in campo una massiccia opera di schedature ed identificazione dopo ogni corteo.

Non c’e dubbio che la campagna mediatica sia ben congegnata e che stia funzionando.
Noi però c’eravamo in piazza il 5 Ottobre e una settimana dopo, noi sappiamo cosa è successo a San Siro e a Cusago, abbiamo visto, raccolto e diffuso immagini, interviste e video.
Noi sappiamo vedere le sbavature nei ritratti “perfetti” che il giornalismo mainstream dipinge del volto di chi reprime, manganella e minaccia; noi sappiamo sentire le stonature nelle loro sviolinate.

A noi non interessa chi sia il Questore, vecchio o nuovo, o come ce lo presenta Repubblica.
Noi sappiamo vedere la realtà dietro le campagne ben orchestrate da stampa e Polizia, e continueremo a praticare controinformazione a tutti i livelli.
Alle vostre sviolinate, ai vostri articoli già scritti, alle vostre interviste compiacenti, noi continuiamo e continueremo a preferire i fatti.

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