[DallaRete] 10 milioni di firme arrivano a Bruxelles per la liberazione di Öcalan
Negli ultimi anni i Kurdi, con il sostegno dei movimenti di solidarietà in Europa, hanno condotto una campagna incessante per sostenere la scarcerazione del loro indiscusso leader Abdullah Öcalan. Nel Settembre 2012 l’iniziativa internazionale per la Libertà di Öcalan ha lanciato una raccolta firme internazionale per chiederne a gran voce la scarcerazione. Il 13 Novembre 2015, la campagna si è conclusa con la consegna delle firme presso il Consiglio di Europa a Strasburgo.
Il 15 Febbraio ricorre un anniversario determinante per la storia del popolo kurdo: 16 anni dall’arresto del fondatore del Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK) Abdullah Öcalan. Questa storia inizia nel 1998, durante gli anni più sanguinosi di quella che molti hanno definito una guerra civile turca. In quell’anno, aumentarono le pressioni (e le minacce) da parte della Turchia verso la Siria, dove il leader kurdo si rifugiava da anni. La fuga dalla Siria, il tentativo di rifugiarsi in un’Europa troppo fedele al patto della NATO per poterlo accogliere e infine il viaggio verso il Sud Africa, terminarono con l’arresto di Abdullah Öcalan a Nairobi il 15 Febbraio 1999.
“ Quel giorno ero alla festa di fidanzamento di una mia amica. Festeggiavamo quando abbiamo appreso la notizia della cattura di Öcalan. Sono subito corsa a casa; mio fratello mi è venuto incontro e mi ha detto –Ho sentito alla radio…- -Shhh!-. Non volevo ascoltare questa orribile notizia una seconda volta. Nei giorni successivi, abbiamo organizzato numerose manifestazioni, scioperi della fame; ci siamo vestiti di nero per mostrare il nostro dolore per questo terribile evento”. A parlare è Cahide, una donna kurda, rifugiata politica in Italia dal 2008. Quando l’ho conosciuta la prima volta, ero in partenza per Diyarbakır, maggiore città kurda in Turchia; mi chiese di portarle una maciata di terra da laggiù, quella terra che tanto le manca. I suoi occhi raccontano il forte legame con il Kurdistan e la determinazione di chi ha dedicato la sua vita a lottare.
“ Sono nata in un villaggio vicino a Nusaybin, dove vivevo con i miei genitori e i miei fratelli. Negli anni novanta lavoravamo per il partito filo-kurdo HADEP (Partito della Democrazia del Popolo); partecipavamo alle manifestazioni, facevamo volantinaggio e cose del genere. Per questo due dei miei fratelli sono stati arrestati ed hanno poi perso la vita, mentre il terzo è stato costretto a scappare nel 2001 e a rifugiarsi in Italia. Nel 2007 l’ho raggiunto anche io, dopo aver ricevuto un ordine di arresto per la mia attività a sostegno del partito kurdo. E’ stata mia madre a convincermi ad andare via. Era molto malata, non volevo lasciarla sola, ma lei ha insistito dicendomi che sarebbe stata più contenta di sapermi vicina a mio fratello. Sono arrivata in Italia a Febbraio 2008; lei è morta a Maggio di quell’anno”.
Arrivata in Italia, Cahide non dimentica il suo popolo nè tantomeno la sua lotta. Non perde occasione per parlare del Kurdistan, della sofferenza e della speranza che caratterizza i kurdi in Turchia, in Siria, in Iran e in Iraq. A Settembre del 2012 si trova a Strasburgo, quando l’iniziativa internazionale “Freedom for Abdullah Öcalan-Peace in Kurdistan”, lancia una campagna internazionale per raccogliere firme a sostegno della liberazione di Öcalan. “Quando sono tornata in Italia da Strasburgo, mi sono detta: c’è bisogno dell’aiuto di tutti per raccogliere le firme! Così abbiamo messo un banchetto in alcune piazze di Roma. Ma per me non era abbastanza. Ovunque andassi portavo con me il modulo per la raccolta firme: per strada, sull’autobus, in metro, all’ospedale, dappertutto.” La liberazione di Abdullah Öcalan è parte integrante delle rivendicazoni del popolo kurdo: per molti, inoltre, rappresenterebbe una tappa importante nel processo di democratizzazione della Turchia.
“Ho visto così tante tragedie ad opera del governo turco, che ora non posso guardare altrove. Devo lottare per la liberazione di Öcalan e del popolo kurdo. Öcalan era di buona famiglia, è andato all’università e avrebbe potuto vivere una vita tranquilla. Invece ha deciso di risvegliare il popolo kurdo, ricevendo in cambio l’ergastolo. Per questo non mi fermo mai: dove c’è lotta devo esserci anche io”.
Per le strade di Roma, Cahide ha avuto l’occasione di incontrare e parlare con tantissime persone: di alcune ha un meraviglioso ricordo, di altri un po’ meno. “Alcuni italiani con cui ho parlato conoscevano la storia del Kurdistan meglio di me! Altri non volevano neanche ascoltarmi. Mi è successa una cosa bruttissima quando sono andata al concerto del 1 Maggio. Lì ho iniziato a parlare con un ragazzo che però era ubriaco; mi ha urlato contro credendo che volessi soldi. Poi ha preso i miei fogli e ci ha scarabbocchiato sopra. Quel ragazzo aveva cancellato 4 firme. Perchè? Non poteva semplicemente dirmi –Non mi interessa- ? In quel momento mi sono sentita malissimo, come se mi mancasse il respiro.”
Dopo due anni dall’inizio della raccolta firme, il 13 Febbraio l’iniziativa internazionale per la Libertà di Abdullah Öcalan ha consegnato 10.328.623 firme al Consiglio d’Europa a Strasburgo.
27 mila sono firme raccolte da Cahide.
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