[DallaRete] A proposito dei fatti del liceo Manzoni. Ovvero, delle scuole, dei fasci e delle fette di salame sugli occhi
“Rissa tra rossi e neri”, “tornano gli anni bui della violenza” e via dicendo, sono i commenti mediatici e politici che in questi giorni sono andati per la maggiore, a proposito dei fatti accaduti sabato a Milano, davanti al liceo classico Manzoni.
E oggi, dopo quasi due giorni di insolito e irreale silenzio da parte della destra istituzionale, arriva finalmente anche la parola del vicesindaco De Corato. Ci aspettavamo fuoco e fiamme, invece ci ha consegnato un deludente e inconsistente “siamo pronti ad installare delle telecamere in via Orazio”.
Ma come? Dopo tutto questo allarme violenza, il Comune di Milano propone la poco originale sciocchezza delle telecamere, atte tutt’al più a cogliere sul fatto qualche incauto studente mentre appiccica un manifesto sul muro?
Insomma, c’è qualcosa che non quadra in questo coro che vorrebbe leggere la vicenda di sabato attraverso la solita e stantia lente degli opposti estremismi.
Ma partiamo dai fatti, così come vengono riportati da fonti giornalistiche e blog. In fondo, sono abbastanza banali e semplici nella loro dinamica. Cioè, un gruppo di militanti dell’organizzazione di ispirazione neonazista, Forza Nuova, si è presentato per l’ennesima volta davanti al liceo. Ma, evidentemente, questa volta la loro azione era poco più di un segreto di Pulcinella e quindi hanno trovato ad attenderli qualche decina di antifascisti. Conclusione: quelli di Forza Nuova sono stati cacciati in malo modo, rimanendo uno di loro leggermente ferito, e la Questura ha annunciato denunce per tutti.
Questa è l’istantanea dei fatti di sabato, ma quello che ci manca per completare il quadro e dare senso alle cose è la storia precedente. Cioè, il piccolo particolare che il Manzoni è oggetto da tempo delle attenzioni non richieste da parte di gruppi militanti dell’estremismo neofascista, che comprendono anche minacce personali.
Al Manzoni la tensione è più alta che altrove, perché il liceo classico rappresenta per l’estrema destra una preda particolarmente ambita, in virtù della sua fama di liceo di sinistra. E quindi, si fa ogni cosa pur di riuscire ad entrare in quella scuola.
Tuttavia, il problema è più generale e riguarda l’insieme delle scuole superiori milanesi. Infatti, al di là delle chiacchiere, quello che è in atto a Milano, da tempo, è il tentativo da parte delle organizzazioni neofasciste e neonaziste di replicare lo scenario romano, dove la loro presenza organizzata tra gli studenti ha raggiunto –e forse superato- il livello di guardia.
Finora a Milano non ci sono riusciti, a causa di un insieme complesso di ragioni, tra cui anche il lavoro svolto dagli studenti e collettivi che tengono vivi i principi dell’antifascismo e dell’antirazzismo. Ma attenzione, i tempi che corrono sono quelli che sono e la pressione dell’estremismo nero sulle scuole superiori milanesi tenderà ad intensificarsi.
In altre parole, quello che è successo sabato scorso va letto in questo quadro. O, per dirla con il comunicato del collettivo degli studenti del Manzoni: “ciò che è successo oggi è la diretta conseguenza di continue provocazioni da parte dei neofascisti di Forza Nuova nelle nostre scuole e nella nostra città”.
Mettersi le fette di salame sugli occhi, facendo finta di non vedere quello che succede nella realtà di tutti i giorni, ed equiparare fascisti e antifascisti, come se fossero due opposte tifoserie, è un errore politico madornale.
Il problema è che siamo di fronte a un’azione pianificata dei gruppi neofascisti e neonazisti, tesa a penetrare ideologicamente e organizzativamente le scuole superiori della città.
E il problema è che a Milano questi gruppi godono della tolleranza e della copertura istituzionale da parte di settori del centrodestra, in particolare quello ex-missino, i cui rappresentanti più autorevoli in città sono il vicesindaco De Corato e il ministro La Russa. Tant’è vero che sono in corso, proprio in questo periodo, trattative tra Pdl e gruppi neofascisti, tra cui anche Forza Nuova, in vista delle prossime elezioni.
Insomma, se si vuole davvero evitare il diffondersi della violenza politica nelle scuole milanesi, allora non serve certo la tesi degli opposti estremismi, tanto rassicurante quanto inconsistente e inutile, bensì un’azione politica, culturale ed istituzionale che contrasti la strategia di penetrazioni dei gruppi neofascisti e le complicità politiche di cui godono.
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