[DallaRete] Anime MAI salve – Migranti in transito e richiedenti asilo a Milano

“Anime salve in terra e in mare, sono state giornate furibonde, senza atti d’amore”, Fabrizio De Andrè.

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CAPITOLO I

L’arrivo

Lunedì pomeriggio.

Lo incontra Elle, sul Flixbus proveniente da Roma e diretto a Milano.

Agli ultimi posti ci sono altri due ragazzi, pakistani, anche loro minorenni 1.

Le chiedono come cambiare un biglietto Trenitalia. Parlano un inglese stentato, apprendimento forzato dalle migliaia di chilometri percorsi e dalle moltitudini di persone incontrate.

Lui continua a fissarla, a cercare il suo sguardo ed incrociare i suoi occhi. Dopo mezz’ora di viaggio prende quindi coraggio e le chiede a che punto del tragitto sono.

Arriva dal Gambia 2 e dice di avere diciassette anni. Mente. Sono senz’altro troppi per la sua voce ancora androgina, la sua scarsa altezza a l’assenza di peluria sul viso.

Non ho dove andare. Sono solo. Sono arrivato a Palermo una settimana fa e da allora ho cercato di arrangiarmi. Allo sbarco, sulla banchina, ci hanno quasi ignorati. Abbiamo dormito per strada, io e gli altri ragazzi”.

Giunti a Porta Venezia è disorientato dai neon e dai fumi dei ristoranti cinesi, continua a guardarsi attorno. I profumi, le bellezze e le brutture dell’occidente metropolitano, impresse sulle retine gli arrivano dritti al cervello. Lo si percepisce dal modo con cui si volta ad inseguire le luci e i doppietto con le loro 24 ore in pelle.

Non si fida, e nell’imboccare il sottopasso cerca in Elle la stessa protezione che mi sembrava, osservando da fuori, cercasse mio fratello il primo giorno di scuola in mia madre.

Ha paura della polizia, di essere fermato ed identificato. Di perdere la libertà che porta lo stesso sapore salato del disperato viaggio in mare, di tutti gli altri abusi subiti e sepolti in fondo all’anima.

Vuoi restare in Italia Yahya?

Non gli sono state prese le impronte allo sbarco, avrebbe la possibilità quindi di tentare anche lui una rocambolesca fuga verso la Francia o la Svizzera senza rischiare di venire dublinato.

Eppure semplicemente annuisce alla mia domanda e continua “Voglio fare domanda di asilo in Italia, voglio studiare.

These guys are heroes, they will be the perfects life’s fighters.” dicevano alcuni di noi durante i giorni delle rivolte al campo rifugiati di Idomeni.

Ci mettiamo in contatto con Salvatore, un ragazzo napoletano volontario del Progetto Fondazione ARCA, e al nostro arrivo in Via Sammartini Gianluca è lì ad aspettarci.

Per la prima volta da quando il piccolo Enea è approdato sulle spiagge italiane avrà un letto e un pasto caldo. Lascia un messaggio su whats’app a sua madre in Gambia che ci richiamerà qualche ora dopo “È solo un bambino” non farà altro che ripetere.

Mi chiedo solo quanta disperazione e speranza sia costretto ho un dubbio il verbo non è costretto? a trattenere come una spugna il cuore di queste donne. Lasciare al destino e al caso il destino dei loro figli. Lanciarli, nell’agonia di un traumatico distacco, lungo le rotte del Mediterraneo al solo fine di allontanarli dalla morte certa dei loro paesi.

La Prima Accoglienza. Il Progetto ARCA – Via Sammartini n. 120

L’Hub

L’idea di un HUB nasce nell’ottobre del 2013, quando il Comune decise di far sedere intorno ad un tavolo le diverse realtà che già si occupavano di emergenza migranti sul territorio (Caritas, Arca, Croce Rossa) e di creare delle isole sicure dove i richiedenti asilo potessero rifocillarsi e sentirsi al sicuro prima di riprendere il viaggio.

Oggi l’HUB, gestito dalla Fondazione Progetto Fondazione Arca e da cui sono passate dall’ottobre del 2013 oltre 102.000 persone, svolge le sue attività di primissima accoglienza dei migranti in Via Sammartini 120, nei pressi della Stazione Centrale di Milano.

Il progetto è finanziato interamente dalla Fondazione Arca e della Fondazione AVSI, una ONG che porta avanti programmi di cooperazione internazionale in Sud Sudan, Siria, Iraq, Libano e Giordania e ha visto, “come normale prosecuzione del suo operato in Medio Oriente, il sostegno economico-finanziario al progetto Hub di Milano”.

“Senza AVSI questo luogo avrebbe dovuto chiudere.” spiega Fabio Pasiani,responsabile Relazioni e Comunicazione ARCA.

Le risorse del Comune di Milano ad un certo punto sono finite. Si è posta la questione: si chiude o si va avanti? Il Progetto Arca ha messo quindi una parte, AVSI un’altra e si è continuato. Questo anche per rispondere alle polemiche: l’accoglienza quanto costa al governo? Ecco, in questo caso non costa niente…sono risorse raccolte da Arca e da AVSI con donazioni private.

Il Comune continua ad essere interlocutore istituzionale, “questo è stato un fattore chiave del successo del progetto milanese. In altre città d’Italia altre organizzazioni si sono dette – io faccio aiuto- però è mancata la volontà politica di dire questo è un problema della città – lo risolviamo insieme-. Chiaro che se c’è di fronte un’amministrazione che mette intorno ad un tavolo, che coordina i lavori e che poi fa da interlocutore con Croce rossa, con la USL, con la parte ospedaliera sanitaria e con la prefettura, assume un profilo più efficace”.

All’interno dei locali che, previa ristrutturazione, sono stati messi a disposizione da Grandi Stazioni 3, è stato allestito uno spazio bimbi che viene gestito da Save the Children, i cui volontari riferiscono che dal luglio 2015 alla metà di settembre del 2016 sono passati dall’HUB circa 3.200 minori di cui 1.200 non accompagnati.

È possibile accedere alla rete grazie alla connessione internet e ai computer messi a disposizione da Informatici senza Frontiere.

Un presidio sanitario, in cui i medici ATS di Milano visitano quotidianamente i “transitanti”, che è in stretta connessione e costante comunicazione con i Centri di Accoglienza e gli Ospedali della Città. Ciò ha permesso, attraverso la creazione di canali prioritari, la possibilità di intervenire tempestivamente in casi di estrema urgenza (gravidanze e patologie gravi).

Contribuiscono all’efficacia ed efficienza del lavoro numerose decine di volontari impegnati 24 ore su 24, di Arca, Terre des Hommes e Albero della Vita che parlano tigrigno, arabo francese e inglese.

All’arrivo al migrante vengono chieste le generalità, spiega Pasiani, “effettuiamo una registrazione che è informale, che serve solo al sistema accoglienza milanese per essere più efficace… questi dati vanno alla prefettura ma non hanno rilevanza.

Non chiediamo i documenti anche perché molti di loro li hanno persi”.

La registrazione serve, in primis, per rendere più efficace l’accoglienza: “se una famiglia è composta da nove persone chiaramente la sistemiamo tutta quanta insieme… la registrazione serve per far che queste nove persone vengano accolte insieme”.

Ulteriore obiettivo è la tracciabilità, nel caso arrivino in giorni diversi membri della stessa famiglia per facilitare i ritrovamenti quindi, infine, per “monitorare le persone, i flussi, da dove arrivano, per avere unanalisi di quello che succede giorno dopo giorno”.

Effettuata questa operazione, viene loro consegnata una card per poter accedere alla sala mensa, dove una cinquantina di volontari del Comune di Milano turnano nella distribuzione dei pasti coadiuvati da una ventina di operatori ARCA, e un kit igenico confezionato da Terres des Hommes.

Viene offerta loro la possibilità di utilizzare le docce e i sevizi igienici, di avere dei nuovi indumenti.

Oggi, dormono all’interno dell’HUB circa 500 persone, oltre alle decine di migranti che non trovando spazio all’interno si accampano con mezzi di fortuna lungo la strada antistante il Centro e nel parco a ridosso del naviglio.

Gli ospiti sono per lo più provenienti da Eritrea, Sudan, Somalia ed Etiopia, “nell’ultimo fine settimana si è vista qualche famiglia siriana ma solo perché si era stabilita in Libia da tempo e per le vicende legate all’ISIS ha deciso di scappare anche dalla Libia.

Chiaramente viene data priorità nell’accoglienza alle famiglie con bambini piccoli. L’altra sera 4 c’era qui una famiglia con un bambino di un mese. Arrivata a notte fonda, abbiamo fatto di tutto affinché venisse accolta.

Negli ultimi dieci giorni sono arrivate circa 200 persone al giorno. Arrivano nel tardo pomeriggio fino a notte fonda. Questa notte, l’ultima famiglia di nove persone è arrivata alle due.”, riferisce Pasiani.

Chiusura delle frontiere. Il cambio dei numeri negli arrivi all’HUB

Alla domanda sulla sostenibilità o meno del progetto Arca in termini di numeri, Fabiani non ha dubbi. L’HUB continuerà a lavorare, seppur dalla chiusura delle frontiere del nord Italia la situazione stia andando notevolmente complicandosi.

“L’anno scorso e due estati fa ci sono stati flussi migratori molto più importanti. Siamo arrivati anche a medie da 600, 700 persone al giorno. C’è stata una giornata che ricordiamo tutti come una cosa biblica, sono arrivate 1200 persone in una sola giornata!

Però era diversa la modalità, la dinamica, perché chi arrivava rimaneva su Milano solo per qualche giorno e poi riprendeva.

Le frontiere erano molto permeabili, quindi riuscivano a passare. Era una sosta, passavano dall’HUB e dai centri, restavano lì un paio di giorni, attendevano il denaro e ripartivano, quindi c’era un continuo turnover. In quel momento c’erano 800 posti in accoglienza a Milano ma erano sufficienti.

Oggi, a causa dei controlli più serrati sui confini e dell’intasamento dei centri di accoglienza, il luogo che doveva essere una semplice oasi ristoratrice è diventato nell’ultimo anno di accoglienza su tempi molto più lunghi, dilatati a giorni e settimane o mesi.

Provano ad andare, tornano indietro, riprovano nuovamente fin quando non si convincono a fare richiesta di asilo qui in Italia bloccando di fatto un posto perché qui ci vuole un anno/ un anno e mezzo per avere la prima risposta dalla commissione territoriale… poi ci sono tutti i tre gradi di giudizio quindi puoirimanere fino a tre anni / tre anni e mezzo.

Tra l’altro con un paradosso incredibile: se la tua richiesta viene accolta devi uscire dal centro di accoglienza, se invece vieni diniegato puoi rimanere.

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CAPITOLO II

Tra i dedali della burocrazia

Martedì mattina.

Il giorno dopo aver lasciato Yahya all’HUB è l’ennesima giornata afosa di settembre costretta tra le maglie dello smog milanese.

Pedalo velocemente: sua madre ha lasciato sul mio numero whats app cinque minuti di messaggio vocale da fargli ascoltare.

Ricordo come era ascoltare la voce dei miei genitori al telefono quando dalla Palestina non riuscivo a contattarli se non una volta alla settimana e per pochi minuti a causa della linea instabile.

Ed è nulla, mi vergogno quasi all’istante per aver anche solo tentato il paragone.

Allora immagino la sua gioia nel rivederci, l’enorme sorriso aprirsi sulla dentatura bianca e perfetta, gli abbracci ad Elle e le promesse di tornare il prima possibile e non lasciarlo solo.

Ma non lo trovo.

La responsabile di Save the Children, che mi continuerà ad aiutare nei giorni seguenti per le procedure di affido, mi spiega che è stato trasferito nel centro gestito da ARCA per i senza fissa dimora e che da lì con tutta probabilità gli operatori avvieranno le pratiche per la richiesta di asilo.

Dall’HUB non è infatti possibile iniziare alcuna procedura per il riconoscimento di protezione internazionale.

La struttura si occupa esclusivamente di fornire informazioni di base relative ai diritti dei migranti ma non svolge alcun servizio di consulenza legale.

Sul territorio, tuttavia, diverse ONG e associazioni si occupano di aiutare i richiedenti asilo illustrando le diverse opzioni consentite dal sistema di leggi italiane per i richiedenti protezione internazionale.

L’Assistenza e la tutela legale

Il Progetto Civico Zero – Save the Children – Via Soperga 28

Il progetto, finanziato da Save The Children, si pone l’obiettivo di tutelare nel miglior modo possibile i migranti minorenni, in particolare i non accompagnati.

L’esigenza nasce dalla necessità di evitare che possano precipitare nel girone dello sfruttamento sessuale, della droga o sparire 5 nel nulla.

L’attività principale è la consulenza legale ai minori e ai neo maggiorenni che versano in una situazione di irregolarità dovuta dal non aver ancora presentato una domanda di protezione intenzionale.

I ragazzi e le ragazze che giungono al Centro vengono informati da medici e avvocati dei diritti di cui godono in qualità di minorenni stranieri, della possibilità di accedere al sistema scolastico e sanitario.

All’interno del centro gli ospiti hanno inoltre la possibilità di chiedere e ottenere cibo e una connessione internet con cui poter comunicare con i propri parenti.

L’Associazione NAGA

Il progetto: albori e struttura dell’Associazione NAGA

NAGA nasce nel 1987, quando non esisteva alcun tipo di accesso alla sanità per gli stranieri irregolari, ad opera del Medico di base Italo Siena che tra i suoi pazienti aveva numerosi cittadini stranieri, occupandosi sin da subito di stranieri, rom e sinti.

È strutturato in diversi gruppi i cui lavorano oltre 300 volontari.

C’è l’ambulatorio medico in Via Zamenhof 7a, dove medici volontari visitano ogni giorno migranti senza permesso di soggiorno, e il camper attrezzato che permette di svolgere medicina di strada.

“Storicamente” racconta M., un volontario del NAGA, “il servizio Medicina di Strada veniva svolto nei campi rom.

Quando con De Corato e Pisapia sono stati sgomberati gli accampamenti, NAGA ha deciso di allargare la sua azione. Poco più di un anno fa – ha quindi deciso di spostarsi presso la Stazione Centrale collaborando inizialmente con Cambio Passo e prestando assistenza medica ai migranti. Oggi il team Medicina di Strada è composto all’incirca da 25 professionisti di diversi settori: medici, infermieri, mediatori culturali etc. che svolgono circa 400 visite l’anno”.

L’unità mobile Cabiria si occupa invece di dare assistenza sanitaria e informazioni legali a coloro che si prostituiscono lungo le strade di Milano per divulgare il più possibile i diritti di cui godono in tema di prostituzione e immigrazione.

Un gruppo carcere si occupa di immigrazione all’interno degli istituti di pena di San Vittore, Bollate e Opera, adoperandosi affinché gli stranieri abbiano coscienza dei loro diritti fornendo assistenza sanitaria e legale, nonché supporto psicologico.

Uno sportello legale segue infine, ogni anno, oltre 1.500 migranti nel disbrigo di pratiche amministrative e burocratiche. Nello specifico aiuta stepbystep i richiedenti asilo nelle procedure di richiesta di protezione internazionale e di ricongiungimento familiare oltre a prestare consulenza in diritto di famiglia, del lavoro etc.

Il NAGA Har – Via San Colombano 8 – Centro per Richiedenti Asilo, Rifugiati, Vittime della Tortura-

Quando è stato aperto il NAGA” prosegue M. “l’idea era quella di uno spazio in cui fosse possibile dare tranquillità al migrante arrivato in Italia e ricostruire con lui una rete di relazioni sociali.

Quando venne avviato il progetto nel 2001 il panorama legislativo italiano in materia di asilo era molto differente.

C’era una sola Commissione che era quella di Roma, le persone erano costrette ad attendere anni prima di arrivare e senza poter avere la possibilità di lavorare. Se in questo momento è ancora tutto esasperante e lento, all’epoca i tempi erano enormemente dilatati.

Questa la ragione per la quale non si potevano abbandonare i richiedenti asilo per due, tre anni, a se stessi. Durante quei mesi avevamo la possibilità di cucire rapporti e svolgere un lavoro di documentazione e preparazione in vista dell’incontro con la Commissione.” prosegue M.. “Col cambiamento della normativa anche l’attività del NAGA Har si è evoluta modificandosi ed adattandosi”.

Ad oggi il Centro continua a supportare i migranti (soprattutto coloro che sono entrati nel circuito dell’accoglienza e si trovano nei centri e nei CAS disseminati sul territorio) nella procedura di richiesta di asilo o nel ricorso avverso la decisione di diniego della concessione dello status di rifugiato, in parallelo a percorsi di terapia destinati a coloro che sono stati vittime di tortura e/ o abusi.

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CAPITOLO III

Problemi relativi all’accoglienza. Numeri contenibili trasformati in emergenza, ovvero come non ti gestisco (per scelta) i flussi.

Mercoledì.

La stazione Centrale di Milano è come sempre un crocevia di buone e cattive intenzioni, di Louis Vitton contraffatte e skaters tredicenni che compiono le loro acrobazie sfidando leggi fisiche che al liceo non studierebbero comunque, mai.

Yahya l’ho ritrovo nel centro di accoglienza per persone senza fissa dimora di Via Mambretti.

Lontano anni luce dalle prescrizioni di legge che vorrebbero assolutamente vietata la promiscuità negli alloggi tra minorenni e adulti.

È da ieri mattina che ti aspetto”. È incredibilmente sincero; quando il coordinatore mi chiede di aspettare per chiamarlo, quindi domandargli se mi vuole incontrare, lui è già alle mie spalle sorprendendomi in un abbraccio lungo e fraterno.

Il medico della struttura lo ha visitato fornendogli i farmaci per curare la varicella. Siamo riusciti a trovargli un cellulare per restare in contatto, con la promessa sua di non fare sciocchezze e la mia di andarlo a trovare non appena possibile.

Tornando in treno, il vagone è saturo di ragazzi africani della sua età. Non accompagnati, non registrati; fantasmi usciti o peggio mai entrati nei circuiti dell’accoglienza.

Mi chiedo, ancora una volta, quanto e a chi convenga un’amministrazione perversa di quella che continuano a chiamare “emergenza immigrazione”.

Ci sono i dati, le statistiche e le tabelle che entreranno nei libri di storia, che da anni evidenziano in rosso i numeri e le percentuali dei minori che spariscono nel nulla.

Secondo Oxfam Italia, ogni giorno sono 28 i minori che scappano dai centri facendo perdere le proprie tracce 6. Secondo quanto riferito da Nuredin Atta Wehabrebi, il trafficante eritreo arrestato, diventato in seguito collaboratore di giustizia, il corpo di un minore di dodici anni sul mercato nero del traffico degli organi può valere sino a 200 mila euro.

C’è il business dei CAS, quotidianamente al centro di scandali che riguardano la loro malagestione.

Negli ultimi mesi il NAGA Har è impegnato nel monitoraggio dell’accoglienza sul territorio di Milano. Sara, operatrice del Centro NAGA Har racconta di aver “visitato molti centri di accoglienza, in particolare CAS. Parlando con gli operatori e con le persone accolte quello che emerge è unaccoglienza casuale. A volte i ragazzi si trovano dentro strutture in cui riescono ad essere effettivamente seguiti… in altre situazioni sono invece completamente abbandonati. Non ci sono operatori presenti, [i migranti] sono allo sbando.

C’è il problema di una politica dell’immigrazione da sempre improntata all’ottica della crisi e delle emergenze. Un sistema di gestione dei flussi caotico e disorganizzato.

Seppur esponente dello steso partito oggi al governo, il sindaco di MilanoGiuseppe Sala, in una sua lettera aperta al quotidiano la Repubblica 7 critica, in primis, l’Unione Europea che sta dimostrando “tutta la fragilità della sua politica, che sta rapidamente diventando impotenza” con un’affermazione successiva quanto meno ambigua: “È quindi di tutta evidenza il clamoroso e doppio fallimento europeo: non riesce a controllare i flussi in partenza e non riesce a gestire qui le persone che arrivano“, soprattutto a poco meno di un mese dalle deportazioni avvenute in gran segreto dall’Aeroporto di Torino – Caselle che hanno coinvolto 48 profughi sudanesi.

Rivolgendosi quindi al Governo si augura che provveda “a una nuova ed efficace politica di integrazione” valutando l’opportunità di “dare vita ad un unico soggetto che si occupi di immigrazione e accoglienza mettendo insieme i diversi tasselli del mosaico: il sistema Sprar, il rapporto con i Comuni, la circolazione di buone pratiche, l’uso di caserme e così via.

Sulla città di Milano auspica una: “spinta ad affrontare la questione, attraverso una programmazione che coinvolga da subito le amministrazioni regionali”,affermando che “Milano sta facendo tutto il possibile. Negli ultimi tre anni – continua – “abbiamo accolto oltre 100.000 profughi. Ma è necessario che il governo operi perché tutto questo non continui a pesare come un macigno sulle spalle della città. Abbiamo bisogno di una politica di integrazione seria, pianificata e dotata dei mezzi finanziari adeguati.

Della stessa opinione anche Fabio Pasiani dell’Arca che accusa inoltre il Governo di vigilare “soltanto sulla parte [di migranti] che noi chiamiamo prefettizi, ovvero quelli che effettivamente sono stati identificati con le impronte digitali … e che vengono poi ridistribuiti sul territorio nazionale secondo le quote stabilite.” Ciòtrascurando “chi esce da questo canale: coloro che escono dai centri, che non si fanno identificare oppure sono identificati ma escono lo stesso, che quindi non seguono il canalino che le prefetture o il ministero dell’Interno ha per loro e cercano una loro strada.”

Questo secondo flusso “alternativo”, continua Pasiani, ha portato a transitare dall’HUB di Milano “dall’ottobre del 2013 ad oggi più di di 102.000 persone.”

Ad oggi “il Comune di Milano continua a gran voce a chieder supporto al Governo”perché questo doppio parallelo flusso di migranti, spiega Pasiani, comporta un’accoglienza da parte dell’amministrazione di “3600/ 3700 persone ogni notte, parte prefettizi parte invece appunto spontanei”.

“Se ogni Comune circostante Milano” conclude Pasiani “si prendesse un parte, diventerebbe irrisorio il numero di persone che viene accolto singolarmente”.

Eppure da Roma tutto tace. Gli sforzi del Governo, più che essere concentrati sul ricercare soluzioni concrete e pianificate – che superino questo modello di accoglienza emergenziale 8 – sembrano essere tutte focalizzate su come evitare le partenze dei migranti dai paesi nordafricani.

Il vero e solo modello che continua a piacere (e trovare facili consensi tra forze politiche sia di destra chee di sinistra) è quello dell’accordo sottoscritto con la Turchia. L’obiettivo dichiarato è di replicare l’intesa con l’Egitto, la Libia, il Mali, la Nigeria e gli altri paesi dai quali fuggono i/le migranti.

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Quattro giorni dopo, rientrando a casa, cerco nel disordine dell’ultima partenza ancora tutta da organizzare il cellulare. Lo trovo nella custodia della reflex, seppellito dai documenti che mi porterò dietro in Grecia.

Il display, illuminandosi ad intermittenza, mi avverte che Yahya ha provato a mettersi in contatto con me diverse volte.

Provo a richiamarlo.

Ma sembra non voler lasciare neanche il tempo alla rete mobile di connettersi e a me di ascoltare il primo squillo, che le onde sonore prodotte dalla sua voce riempono la stanza.

È un fiume di parole mischiate a rumori di strada e un vociare indecifrabile di sottofondo.

Concitato mi ripete due volte :

Today i went to italian language school. I miss you brother.

Note:

1Tra il 1° gennaio e il 31 luglio del 2016, 15.152 bambini sono arrivati in Italia via mare. Il 90% di loro (13.705) sono minori non accompagnati. I UASC (Unaccompanied Asylum-Seeking Children) sono aumentati del 116% rispetto alo stesso intervallo di mesi nel 2015 quando solo il 7% di loro erano minori non accompagnati. http://data.unhcr.org/mediterranean/download.php?id=1906

2I Paesi di maggiore provenienza dei minori non accompagnati durante il periodo 1° gennaio – 31 luglio 2016 sono il Gambia con 1.902 presenzee(13,9%), l’Eritrea 1.804 presenze (13,1%) e l’Egitto con 1.795 presenze seguiti da Nigeria, Somalia e Guinea. http://data.unhcr.org/mediterranean/download.php?id=1906

3Grandi Stazioni S.p.A. è una società costituita nel 1998 con lo scopo di riqualificare e gestire le 114 maggiori stazioni ferroviarie italiane.

4 13 settembre

5 Nel primo semestre dell 2016 sono 5.241 i minori stranieri non accompagnati per i quali è stato segnalato alle autorità l’allontanamento dalle strutture d’accoglienza. Tra le prime nazionalità: Egitto (1.224 – 23,4%), Somalia (1.203 – 23%), Eritrea (1.099 – 21%), Afghanistan (479 – 9,1%), Gambia (148 – 2,8%)
http://www.lavoro.gov.it/temi-e-priorita/immigrazione/focus-on/minori-stranieri/Documents/Report%20MSNA%2031-05-2016_DEF.pdf

Europol ha confermato che nel 2015 sono stati 10.000 i bambini che sono spariti nel nulla probabilmente vittime delle prostituzione, del lavoro nero, del traffico di organi.
http://missingchildreneurope.eu/news/Post/1023/Europol-confirms-the-disappearance-of-10-000-migrant-children-in-Europe

Foto e video di Andrea Panico, seconda e terza settimana di settembre 2016.
Un grazie particolare a Sara e Davide del NAGA Har, Elena Prestt e Annapaola per l’aiuto.

anime MAI salve, le video interviste.

http://www.meltingpot.org/Anime-MAI-salve.html#.V-z7d_mLTIV

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