[DallaRete] – Freedom Flotilla: “Sulla Marianne violenza e abusi”
In un comunicato dell’organizzazione, accompagnato da due video, è descritto e ripreso l’abbordaggio della nave ammiraglia: “E’ stato un attacco, in palese violazione del diritto marittimo internazionale”.
Roma, 8 luglio 2015, Nena News – Le operazioni di abbordaggio della Marianne, la nave “ammiraglia” della nuova missione della Freedom Flotilla per Gaza bloccata lo scorso 29 giugno in acque internazionali di fronte alla Striscia, non sono state poi così pacifiche come dichiarato dalle autorità militari israeliane: lo dice un comunicato della Freedom Flotilla stessa diffuso ieri. Stando a quanto dichiarato dall’organizzazione, i soldati israeliani hanno usato violenza, minacce e commesso abusi nei confronti dell’equipaggio e dei passeggeri.
Le immagini dell’abbordaggio, diffuse assieme al comunicato e girate dai passeggeri a bordo – tra loro, oltre al deputato della Knesset Basel Ghattas, l’ex presidente tunisino Moncef Marzouki e numerosi giornalisti internazionali – parlano chiaro: nel primo video si vede il momento dell’abbordaggio da parte di un gommone della guardia costiera israeliana, con un militare che minaccia mentre l’altro componente del commando punta la pistola contro Charlie Andreasson, un membro dell’equipaggio della Marianne.
Nel secondo si sentono i soldati di Tel Aviv affermare al megafono che con il loro gesto gli attivisti sostengono “il regime presente a Gaza”, mentre alcuni fotogrammi dopo si vede un militare usare il taser contro un membro dell’equipaggio e si sentono le sua urla di dolore.
“Durante le operazioni di dirottamento – si legge nel comunicato – Israele ha commesso un atto di pirateria. La mattina del 29 giugno, alle ore 01.06, la marina israeliana ha attaccato la “Marianne”, parte della Freedom Flotilla III. Lo ha fatto di notte, seguendo l’imbarcazione sin da quando era a 140 miglia nautiche da Gaza, e attaccando a una distanza di circa 100 miglia nautiche da Gaza, in acque internazionali“. “Le 18 persone a bordo – continua il comunicato – sono state rapite e portate contro la loro volontà al porto militare di Ashdod, per essere poi trasferite alla prigione di Givon. Sono state deportate in piccoli gruppi, tra il 1° e il 6 luglio”.
Abbordare la nave è stata una “violazione del diritto marittimo internazionale”, secondo il comitato della Flotilla che ha impugnato la Convenzione delle Nazioni Unite sul Diritto Marittimo: “Questo documento si applica a difesa del diritto delle imbarcazioni civili di navigare in acque internazionali, e proibisce quindi azioni di attacco violento in acque internazionali, come ha invece fatto la marina militare israeliana alla “Mavi Marmara” (2010), con il risultato dell’uccisione di nove cittadini turchi e un cittadino americano, il sequestro di navi e il rapimento di decine di civili che hanno tentato di interrompere il blocco negli ultimi quattro anni”.
Infine, il comitato ha affermato che la Freedom flotilla non si fermerà e ha lanciato un appello alla comunità internazionale: “Chiediamo ai governi di tutto il mondo – si legge al termine del comunicato – e alle organizzazioni internazionali di ripristinare il diritto internazionale. Le nostre azioni non sarebbero necessarie se le istituzioni obbligassero il governo israeliano a rispondere per i crimini di guerra e la punizione collettiva ai danni della popolazione di Gaza. Finché non agiranno concretamente, finché Israele non si adeguerà alle leggi internazionali e il blocco di Gaza non avrà fine, la Coalizione della Freedom Flotilla continuerà a navigare verso Gaza”.
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