[DallaRete] Grecia, la polizia obbedisce ad Alba dorata
I legami di Alba dorata con la polizia e con l’ala destra del governo Samaras. Una radicata cultura di impunità, razzismo e violenza.
L’indagine che prese il via dall’omicidio di Fyssas ha portato in carcere 50 persone – tra cui il leader di Alba dorata – due agenti di polizia e cinque parlamentari. Dieci agenti di polizia sono risultati collegati direttamente o indirettamente ad azioni criminali attribuite a membri di Alba dorata. Secondo Dimitri Deliolanes, autore di “Albadorata. La Grecia nazista minaccia l’Europa” (Fandango 2013), nei seggi dedicati alle forze di polizia, il partito neonazista greco ha mietuto tra il 17 e il 23% dei voti. Un nuovo rapporto di Amnesty International – dopo quello del 2012 – mette in evidenza i legami con Alba dorata come punta di un iceberg composto da una radicata cultura fatta di impunità, razzismo e violenza endemica, che si esprime anche attraverso l’uso della forza contro i manifestanti e i maltrattamenti ai danni di migranti e rifugiati. I vari governi, denuncia Amnesty, non hanno riconosciuto, né tanto meno contrastato, questa cultura, le violazioni dei diritti umani che ha causato e l’impunità che ne è derivata. All’altro lato dell’iceberg c’è anche un problema di corruzione diffusa tra gli agenti di polizia ellenici. Deliolanes, a lungo corrispondente da Roma per la tv di stato greca, cita lo scioglimento dell’intero reparto antidroga della città di Volos per via dell’arresto dei suoi dirigenti impicciati con i traffici di una delle sessanta bande mafiose di trafficanti albanesi censite. Noury cita invece un caso recentissimo avvenuto nella prigione di Nigrita, nel nord, dove la polizia ha picchiato a morte un detenuto in isolamento. L’autopsia ha rivelato numerosi colpi sulle piante dei piedi e al petto nonché bruciature sulle mani. Sono state arrestate nove guardie penitenziarie, sospettate di aver preso parte alle torture mortali. Nel mirino, naturalmente, anche contro la comunità rom e persone lesbiche, gay, bisessuali, transgender e intersessuate (Lgbti).
Ammonisce la ong che «se non vi sarà una riforma strutturale complessiva delle forze di polizia, che comprenda la creazione di un meccanismo indipendente in grado di indagare sulle denunce di condotta illegale da parte degli agenti, non sarà facile ripristinare la fiducia della società greca verso le forze di polizia».
Tutto ciò mentre il governo greco vive un momento di imbarazzo dopo l’uscita di un video che mostra il capo dello staff del primo ministro Samaras a colloquio con uno dei capi di Alba dorata. Takis Baltakos, segretario di gabinetto di Samaras, si è dimesso dopo la pubblicazione del video in cui sosteneva che non ci sarebbero state bastanti prove per l’arresto, avvenuto in autunno, del cerchio magico di Alba dorata. Con lui Ilias Kassidiaris, il portavoce del partito Alba Dorata, ennesima riprova dei canali esistenti tra Nuova democrazia, una delle gambe delle larghe intese greche e i nazi violentissimi che infestano il paese e il parlamento. Checché ne dica il premier che s’è appena liberato del suo consigliere, noto per le simpatie filo fasciste. Subito dopo il Parlamento ha votato con una maggioranza schiacciante la revoca dell’immunità per cinque deputati di Alba dorata, tra cui lo stesso Kassidiaris. Gli altri sei, tra cui il leader del partito, Nikos Mihaloliakos, sono già in carcere in attesa di processo con l’accusa di organizzare e gestire una organizzazione criminale. Il video sembra essere stato girato di nascosto dallo stesso Kassidiaris, candidato del partito a sindaco di Atene, che ora si dice disposto a candidarsi da una cella di prigione. Membri di Alba Dorata hanno già registrato un altro partito, Alba nazionale, per mettere in campo i candidati per il Parlamento europeo e le elezioni amminisrative se il loro gruppo sarà messo fuorilegge. Nei sondaggi Alba Dorata è scesa da il quasi 12% registrato prima dell’omicidio di Pavlos ma rimane stabile attorno al 7%.
Tra le denunce raccolte nel dossier di Amnesty, quella sull’operazione “Xenios Zeus”, tra aprile 2012 e giugno 2013, quando sono stati fermati oltre 120.000 cittadini stranieri, solo il 5% è stato trovato senza documenti. K., un rifugiato siriano, ha denunciato i maltrattamenti subiti nel febbraio 2013 nel centro di detenzione per migranti di Corinto: «Quell’agente iniziò a prendermi a calci. Cercavo di stare in piedi e lui mi colpiva ancora. Poi chiese a due colleghi di portarmi in una stanza dove gli altri detenuti non potessero vedermi. Lì, il poliziotto prese a darmi calci sul petto. Poi un altro poliziotto mi schiaffeggiò e mi prese a pugni sul volto». Nel gennaio 2013, due cittadini greci hanno accoltellato a morte Shehzad Luqman, un cittadino pachistano residente in Grecia. La polizia e la magistratura non hanno preso in considerazione il possibile movente razzista dell’attacco. Questo omicidio ha mostrato molti elementi in comune con gli attacchi razzisti di una “squadra d’assalto” legata ad Alba dorata. Nel settembre 2013, una donna greca è stata ripresa con una telecamera mentre prendeva a calci una bambina rom che suonava la fisarmonica in una strada pedonale sotto l’Acropoli, ad Atene. La polizia ha aperto un’inchiesta e ha preso in considerazione il movente dell’odio solo grazie all’insistenza dell’organizzazione non governativa Helsinki Monitor Grecia.
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