[DallaRete] Nessuna persona è illegale! Si riparte dalla Montello il 18 e 19 marzo

Si ritorna all’ex caserma Montello, il luogo dove il 1 novembre si era svolta una mobilitazione cittadina senza precedenti per accogliere con un benvenuto i profughi e migranti e respingere le provocazioni di Lega e gruppi neofascisti. Sabato 18 e domenica 19 marzo l’ex caserma, che ora ospita circa 300 richiedenti asilo, si apre finalmente alla cittadinanza, e ci saranno due giorni di iniziative per ribadire che nessun essere umano è illegale e per iniziare a discutere e costruire le prossime mobilitazioni cittadine, più che mai necessarie in questi tempi di istigazione alla xenofobia e di nuovi pacchetti sicurezza del governo.

Non c’è luogo migliore della Montello per ripartire e non solo perché c’era stato un 1 novembre, ma soprattutto perché la rete Zona 8 Solidale, che riunisce cittadini e realtà di base del quartiere, non ha mai smesso di lavorare per una proposta di accoglienza diversa da quella imperante, basata sui grandi centri, chiusi e separati dal territorio. Già, perché alla fine anche l’ex caserma, nonostante le tante belle parole profuse a novembre, è sempre rimasto un luogo chiuso e separato. A gennaio si era arrivato perfino al grottesco, quando all’ultimo minuto fu fatta saltare la partita di calcio tra la squadra dei richiedenti asilo e quella del vicino oratorio. Ma alla fine l’impegno della rete ha dato risultati e il 18 e 19 marzo il centro si aprirà al territorio.

Tuttavia, è bene che siamo consapevoli che quello che accadrà nel fine settimana alla Montello rappresenta un’eccezione nel panorama cittadino e nazionale e si pone in netta controtendenza con l’orientamento prevalente a livello istituzionale, dove non solo si conferma il modello vigente, ma si procede speditamente a un suo significativo peggioramento, rendendolo ancora più chiuso, restrittivo e repressivo.

Per rendersene conto, in fondo, basterebbe annusare l’aria che tira, ma qualora rimanessero dei dubbi sarà sufficiente leggere i due decreti-legge approvati dal Consiglio dei Ministri il 10 febbraio scorso: il numero 13 sull’immigrazione, presentato di concerto dai Ministri Minniti e Orlando, e il numero 14 sulla sicurezza urbana, presentato dal Ministro Minniti. Nel loro insieme questi due decreti appaiono come un salto indietro nel tempo, all’epoca dei pacchetti sicurezza del Governo Berlusconi e del Ministro degli Interni, Maroni, di cui sono a tutti gli effetti la legittima continuazione, sia sul piano culturale che su quello normativo. E, infatti, nonostante il clima politico altrimenti avvelenato, non risultano particolari ostilità in Parlamento contro questi decreti da parte delle destre. E, a proposito di aria che tira, nemmeno da parte del M5S.

Beninteso, il decreto sulla sicurezza urbana non c’entra direttamente con l’immigrazione, ma ci pare opportuno citarlo in questa sede, poiché non solo ambedue i decreti sono figli della medesima ispirazione politica e culturale, ma dalla scelta di vararli contestualmente si può desumere legittimamente l’intento politico di comunicare una sorta di svolta securitaria, tutta giocata su terreni elettoralmente “sensibili”, come l’immigrazione, il “decoro” urbano, l’accattonaggio, la prostituzione ecc. Insomma, i nemici, tanto per cambiare, sono gli sfigati di vario genere, i migranti, i poveri, gli emarginati e così via.

Peraltro anche gli strumenti di contrasto messi in campo dai due decreti sono analoghi, tutti di natura repressiva e restrittiva. Così il decreto sulla sicurezza urbana ripropone de facto la figura del “sindaco sceriffo”, al quale vengono conferiti poteri, come il cosiddetto “daspo urbano”, che invadono persino ambiti costituzionalmente tutelati. Il decreto sull’immigrazione, da parte sua, poggia essenzialmente su due pilastri: il rilancio deciso dei mai scomparsi centri di detenzione amministrativa per migranti -un tempo chiamati Cpt, poi diventati Cie e ora denominati Cpr (Centri di permanenza per i rimpatri)- e la velocizzazione delle procedure per i richiedenti asilo attraverso l’eliminazione dell’appello contro un eventuale respingimento della domanda da parte della Commissione Territoriale. Cioè, in realtà non si velocizza la procedura burocratica, che sarebbe un obiettivo più che condivisibile, bensì la prospettiva dell’espulsione dall’Italia del richiedente.

Appunto, i due giorni alla Montello sono un’eccezione e una controtendenza, rese possibili dal lavoro indipendente fatto sul territorio e dalla mobilitazione dal basso. Per questo l’ex caserma è il luogo giusto per ripartire, cioè per allargare lo sguardo e confrontarci sui prossimi passi da fare in tutta la città. E questo significa anche ragionare come su far vivere il messaggio che nessuna persona è illegale in un giorno importante come il 25 aprile, quando dovrà essere evidente che antifascismo e antirazzismo non possono marciare separati. E poi ci sarà anche il 20 maggio quando, secondo quanto annunciato dall’assessore Majorino, si dovrebbe tenere a Milano una manifestazione di piazza a favore dell’accoglienza, che non si capisce ancora bene cosa sarà. In altre parole, potrà essere un’occasione oppure anche il suo contrario, nel caso si dovesse trasformare in una sorta di codazzo umanitario dei provvedimenti securitari del Governo e del suo azionista di maggioranza. Insomma, quello che esprimerà Milano nei prossimi mesi dipende anche da quello che faranno/faremo le realtà e i cittadini e le cittadine solidali e gli stessi profughi e migranti.

Barcellona, 18 febbraio 2017, oltre 150mila partecipano alla manifestazione per l’accoglienza e contro i respingimenti.

Per il programma completo di sabato e domenica alla Montello consultate l’evento fb. Qui segnalo soltanto l’assemblea pubblica delle h. 14 di sabato 18 marzo, alla quale saranno presenti delegazioni di richiedenti asilo di molti centri d’accoglienza milanesi, compresa ovviamente Montello, e che è stata convocata sulla base di un appello che tra l’altro afferma: “Raccogliamo la parola d’ordine ‘Nessuno è illegale’, lanciata dalla grande manifestazione di Barcellona del 18 febbraio, facendone la base per la nostra proposta di un’accoglienza dal basso e circolare, basata sulla reciprocità e sull’autodeterminazione e non sulla militarizzazione e sulla segregazione; il 18 marzo segnerà l’inizio di una grande mobilitazione nella quale vogliamo coinvolgere l’intera cittadinanza di Milano.”

 Ci vediamo sabato!

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di Luciano Muhlbauer

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