[DallaRete] Palestina – Israele punta di nuovo su Hamas, i manifestanti no
In 20 giorni, 46 vittime palestinesi e 7 israeliane. Arrestato a Betunia il parlamentare islamista Yousef. Eppure nelle strade i partiti non ci sono e i giovani non li vogliono.
AGGIORNAMENTI
ore 11.10 – BAMBINO FERITO A JENIN IN UN ATTACCO DI COLONI
Saqr Mahmoud Herzallah, 14 anni, è stato ferito nel villaggio di Ya’bad, a Jenin, dopo essere stato aggredito da un gruppo di coloni del vicino insediamento di Mabo Dothan. Il bambino, insieme ad altre persone, stava raccogliendo olive in campi vicino la colonia.
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della redazione
Roma, 21 ottobre 2015, Nena News – Il sole è sorto da poco e i media locali registrano già le prime violenze nei Territori Occupati. Stamattina all’alba un’adolescente palestinese è rimasta ferita dal fuoco sparato dai soldati israeliani vicino alla coloni di Yitzhar. Istabraq Ahmad Noor, 15 anni, è stata colpita – dice l’esercito – perché stava tentando di entrare nella colonia per accoltellare qualcuno: secondo fonti militari israeliane, la ragazza si trovava a 10 metri dalla rete, è stata chiamata dai soldati ma non avrebbe risposto; allora i militari hanno sparato in aria e poi l’hanno colpita alla mano.
Di nuovo un caso poco chiaro in quella che è diventata una guerra di propaganda: da 20 giorni l’esercito, la polizia e il governo israeliano giustificano con l’auto-difesa l’utilizzo del fuoco per fermare accoltellatori veri e presunti. In alcuni casi si è trattato realmente di aggressioni, in altri no. Quello che però accomuna tutti i casi in questione è l’uso delle pallottole per fermare gli aggressori, una misura che non pochi commentatori israeliani hanno definito “esecuzioni sul posto” del colpevole di un’azione.
Così continua a salire il numero delle vittime dal primo ottobre: 7 israeliani e 46 palestinesi. Ieri è stata una delle giornate più cruente, con un israeliano e 4 palestinesi uccisi. Gli ultimi due erano due ragazzini: Bashar Nidal al-Jabari, 15 anni, e Hussam Jamil al-Jabari, 17, sono stati uccisi ad un checkpoint nella città vecchia di Hebron: anche in questo caso, secondo l’esercito, volevano accoltellare un militare. Cinque morti tra Gaza e Cisgiordania che, nonostante la rabbia di Gerusalemme e le mobilitazioni delle città arabe nello Stato di Israele, restano in prima linea.
Prosegue anche la repressione politica: ogni giorno sono decine gli arrestati nei Territori Occupati. Ieri è toccato ad un parlamentare di Hamas, Hassan Yousef, 60 anni. È stato arrestato nella sua casa di Beitunia in un raid all’alba da decine di soldati israeliani e portato al carcere di Ofer. È accusato di “istigazione e incitamento al terrorismo, incoraggiamento pubblico e appelli agli attacchi contro israeliani”. Come era facile immaginare subito l’attenzione è finita sul movimento islamico, accusato da giorni di voler approfittare della sollevazione attuale per portare il caos. Eppure, al di là dei proclami, non sembra che Hamas sia particolarmente attiva (come del resto le altre fazioni politiche) nell’organizzazione e la gestione delle manifestazioni e degli attacchi individuali di queste settimane.
I primi a rigettarne la presenza sono gli stessi giovani, sia chi compie attacchi sia chi scende in piazza, che ripetono di essere stati abbandonati dai partiti e di voler lottare per la Palestina e non per una fazione politica. Lo ha scritto su Facebook anche uno dei palestinesi responsabili dell’attacco all’autobus israeliano a Gerusalemme, 10 giorni fa: non mettetemi in mano bandiere.
http://nena-news.it/palestina-israele-punta-di-nuovo-su-hamas-i-manifestanti-no/
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