La libertà di movimento e la tempesta perfetta

Il 14 settembre scorso scendevamo in piazza per dire no alla finanziaria del governo Berlusconi. La lettera della Banca centrale europea all’Italia era già arrivata e l’austerity “lacrime e sangue” stava diventando programma politico bipartisan. Poche settimane dopo, il governo dei tecnici veniva benedetto da Napolitano e da Draghi: tagli lineari, distruzione del welfare, meno diritti per il lavoro. Erano queste le famose “riforme strutturali” invocate dalla troika europea.

A metà settembre decidemmo di accogliere con la giusta rabbia e indignazione il voto di una manovra finanziaria che faceva a pezzi lo stato sociale e i diritti, che sta portando il Paese alla recessione. La risposta fu un’improvvisa e brutale carica della polizia a piazza Montecitorio, che causò diversi feriti. Per quella manifestazione cinque studenti e precari, da cento giorni, sono sottoposti all’obbligo di firma quotidiano. Inizialmente accusati di “devastazione e saccheggio” – lo stesso reato con cui lo stato si è vendicato lo scorso 13 luglio con 10 manifestanti del G8 genovese del 2001 – oggi, con la conclusione delle indagini, gli attivisti hanno visto derubricato l’ipotesi di reato a danneggiamento e lesioni. Pochi giorni fa il giudice ha rifiutato sia la revoca delle firme, sia lo spostamento di queste in altre residenze, nonostante la scarsa entità penale dei fatti contestati.

Le misure cautelari si configurano come un vero e proprio accanimento giudiziario, un modo per colpire preventivamente cinque studenti e precari, alcuni giovanissimi, protagonisti delle lotte nell’università e nei territori della nostra città. Esattamente come è avvenuto, in misura ben più grave, agli oltre 40 imputati per la manifestazione del 3 luglio in Val di Susa. E’ il “metodo Caselli”, quello che ormai vediamo applicato da diverse procure in Italia, a Roma per i fatti del 14 dicembre e del 15 ottobre.

Nei prossimi mesi, le piazze del Paese si riempiranno di nuovo di lavoratori, disoccupati, studenti, precari e migranti. Nonostante il governo d’unità nazionale, salirà forte la voce di chi si oppone a un futuro fatto di miseria e disoccupazione di massa. Per queste ragioni, poteri forti e i mandanti delle politiche di austerità, pensano di ridurre a questione di ordine pubblico il dissenso sempre più diffuso, arrivando a resuscitare norme legate al Codice Rocco, di chiaro stampo fascista. La battaglia per la libertà dei nostri compagni è una battaglia per la libertà e i diritti di tutti.

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