L’idea di Minniti di riaprire i CIE? Dal disumano all’assurdo

foto_cie_engIl 2016 si è concluso con l’annuncio del Ministero degli Interni dell’intenzione di riaprire i Centri di Identificazione ed Espulsione. Nonostante la decisione presa in precedenza, e mai conclusa del tutto, di chiudere quel tipo di strutture, in quanto dispendiose, inutili e disumane. L’annuncio fatto dal neo-ministro degli interni Minniti, è in piena continuità con uno spostamento a destra del dibattito inerente alla gestione dei flussi migratori in Italia.

Perché se da un lato abbiamo le oscenità di Salvini, Meloni e Grillo, la sinistra istituzionale, e più nello specifico il PD, al posto che controbattere con una risposta vagamente progressista, portando alla mano numeri, statistiche e proposte che possano offrire una visione più realistica e meno ”di pancia”, auspicando a un passo in avanti in un paese dove è ancora in vigore la Bossi-Fini, persegue invece una linea politica “law and order”. Ad ora, il PD infatti, sta facendo, ha fatto e ha intenzione di continuare a fare, le stesse cose che la destra ha sempre inserito nel proprio programma elettorale. Riuscendo addirittura laddove i governi Berlusconi hanno fallito. Prima di tutto gli immigrati non possono votare, quindi non interessa a nessuno il loro parere, coloro che invece conoscono in maniera approfondita la situazione sono troppo pochi per rappresentare un bacino di utenze appetibile.

Quindi iniziamo questo 2017 con un PD che decreta la riapertura dei CIE, addirittura uno per ogni regione, un Movimento 5 Stelle, che tramite Grillo, supera a destra la Lega, la destra che invita a barricare le strade per evitare l’arrivo di migranti. Un inizio 2017 peggiore, qualche mese fa, era difficile da immaginare.

Ora però lasciamo perdere i soliti noti crociati contro l’immigrazione e concentriamoci sul ruolo del Partito Democratico in questa faccenda. La ventilata intenzione di riaprire strutture come i CIE, che hanno già in precedenza mostrato la loro inutilità e inefficacia da qualsiasi punto di vista, rappresenta una svolta a destra non da poco. Un conto è quando stai all’opposizione e dici ogni tipo di fesseria per guadagnare voti, ma quando sei al governo e prendi una decisione del genere significa che si inizia a sprofondare nell’assurdo.

imageLa maggior parte di coloro che seguono questa piattaforma saranno già informati sul perché i CIE rappresentano uno dei luoghi più simili ai lager di più di mezzo secolo fa. Non mi soffermerò quindi troppo su cosa siano i CIE e che i CIE sono carceri a pieno regime dove vengono internate persone che nulla di male hanno fatto se non quella di vivere, esistere e calpestare il territorio italiano. In futuro scriveremo altro rispetto a questo ma ora sarebbe anche giusto dire un paio di cose rispetto a quanto sia demenziale e inutile da ogni punto di vista l’idea di Minniti. Alla base di tutto c’è il mantra bipartisan del ”è giusto rimandare a casa chi non ha diritto a stare in Italia”. Il PD e molti suoi esponenti, avvalendosi di essere i fautori di una linea politica realista, di doversi sporcare le mani per fare quello che è giusto, di non potersi permettere visioni buoniste ed auliche del governare, tramite la proposta di Minniti intendono fare semplicemente tutto quello che continua da anni ad essere detto nelle piazze e nei vari talk show: ”Rimandare a casa chi non scappa da guerre” Insomma, non puoi in un certo senso essere contro i CIE se per te è giusto ”rimandare a casa i non aventi diritto a stare in Italia”. Sicuramente quando molti parlano un po’ a vanvera, non si rendono davvero conto cosa significhi quel ”rimandiamoli a casa” . Ma ora, dato che si parla tanto di ”realpolitik”, proviamo ad andare nel pratico e capire perché sia la decisione dei rimpatri che la conseguente decisione di aprire strutture come i CIE sia assurda e demenziale.

In Italia gli irregolari sono circa mezzo milione, provenienti da quasi un centinaio di diversi paesi sparsi per il mondo. I cosiddetti ”clandestini”. Per consentire il rimpatrio di una persona irregolare, è necessario prima di tutto che il governo italiano abbia stipulato degli accordi bilaterali con i paesi di provenienza. Gli accordi vengono presi da ogni singolo paese dell’Unione Europea, e quindi gli accordi presi da Francia o Germania ovviamente non valgono per L’Italia. L’Italia ha accordi solamente con 5 paesi: Nigeria, Egitto, Marocco, Tunisia e da poco anche con il Sudan. Se l’italia può rimpatriare persone provenienti solo da questi 5 paesi, come pensano di poter rendere effettivo il funzionamento dei centri di identificazione ed espulsione? Semplicemente non possono. Pensare che riaprendo i CIE le espulsioni saranno più efficienti è una balla. Una balla che però farà internare decine di migliaia di persone.

Mettiamo da parte questo primo grande scoglio rispetto al perché i CIE, in ogni caso, non servano a nulla. Facciamo anche finta che l’Italia abbia accordi bilaterali con ogni paese del mondo rispetto al rimpatrio. Per legge, per rendere effettivo il rimpatrio, ogni singola persona deve essere accompagnata da 3 agenti di polizia. Il costo effettivo di ogni singolo rimpatrio è tra i 4.000 e i 7.000 euro. Mettiamo pure che il governo italiano istituisca di nuovo i freikorps, le camiche nere e le SS, che vada a rastrellare casa per casa per scovare tutti i 500.000 irregolari. Anche perché questa sarebbe un’altra conseguenza della ”caccia al clandestino”. Quanto dovrebbero spendere per rimpatriare 500.000 persone se questi sono i costi? Ecco, diciamo che i costi sono insostenibili, e qui non si tiene conto neanche del costo del mantenimento dei CIE. Poi passiamo a un altro aspetto che rende definitivamente l’opzione del ”rimandiamoli a casa” impraticabile da ogni punto di vista, per rimpatriare 500.000 irregolari bisognerebbe disporre di una flotta aerea imperiale, coi nostri strumenti ci impiegheremmo circa 20 anni.

Insomma, chi vuole praticare questa opzione, da veri mitomani quando chi la propone sta all’opposizione, da folli invece quando si sta al governo, sta in sostanza decidendo di riaprire dei lager, stipulare accordi con dittatori di ogni genere e paesi in cui è in atto una guerra civile (come quelli già stipulati con Nigeria e Sudan), proporre rastrellamenti per scovare ”i clandestini” e istituire un sistema di deportazioni su scala di centinaia di migliaia di persone. in più, farlo spendendo pure miliardi di euro di fondi pubblici. Per guadagnarci cosa? Assolutamente niente. Per attenuare semplicemente paranoie securitarie e raccattare dei voti.

1000247_10200763901594654_946162706_nMa ora, dato che chi di realismo colpisce di realismo perisce, valutiamo le opzioni che associazioni e movimenti per i diritti dei migranti propongono da anni. Perché il paradosso sta proprio nel fatto che mentre chi propone soluzioni finali in salsa post-moderna e decreti scaccia immigrati, intende sperperare miliardi di euro. Chi valuta l’opzione più dignitosa è anche chi propone una maniera nettamente più economica e da cui a beneficiarne sarebbero tutti, in primis gli Italiani.

Il primo punto è sicuramente quello di regolarizzare tutte le persone presenti sul territorio italiano sprovviste di permesso di soggiorno. Prima di tutto perché pensare di cacciarli è disumano, e poi come abbiamo visto è anche impraticabile. Distruggere la clandestinità in Italia significa distruggere uno spazio di ombra, dove centinaia di migliaia di persone sono costrette a vivere illegalmente. Dove nel migliore dei casi lavorano in nero, e nel peggiore ricorrono a sopravvivere come ognuno di noi farebbe in quella situazione. Se da un lato distruggiamo uno spazio di illegalità, dall’altro i primi a beneficiarne sarebbero i fondi pubblici. Chi lavora legalmente paga anche le tasse. Nell’Italia dei vecchi, che aumenta sempre più l’età in cui entrare in pensione, non rendersi conto di questo aspetto è folle.

Come secondo punto c’è sempre il problema che le leggi inerenti alle migrazioni non comprendono la complessità di questo fenomeno. C’è poco, e quel poco fa pure schifo. Tra questi, uno dei problemi principali, è che per ottenere il permesso di soggiorno esistono solamente l’asilo politico, la protezione umanitaria e la protezione sussidiaria. Ampliare le modalità per accedere al permesso di soggiorno, dando la possibilità a tutti di ottenerlo e quindi includendo anche chi scappa semplicemente da condizioni di povertà snellirebbe decisamente tutte le procedure burocratiche che di routine vengono fatte. Richiesta, diniego, ricorso, appello.

In conseguenza ai primi due punti, va completamente ripensato il sistema di accoglienza. In un contesto in cui più del 60% delle persone riceve un diniego. L’attuale sistema di accoglienza è più un limbo in cui le persone vivono in uno stato semidententivo prima di avere l’esito della propria richiesta di asilo. Una sorta di anticamera dei CIE. Dove i grandi centri di accoglienza straordinaria, istituiti seconda la logica dell’emergenza, sono diventanti semplicemente un’altra tipologia di centro. Più economico e quindi più profittevole per chi lo gestisce, che rappresentano uno spazio di sospensione dei diritti umani dove difficilmente chi ci vive dentro riesce interagire con l’esterno. Più del 70% delle persone, alla faccia degli hotel a 5 stelle di Salvini, vive in questi centri. Il sistema di accoglienza dovrebbe avere come fine ultimo l’inclusione sociale e non il controllo e la reclusione di chi probabilmente un domani dovrà essere ”espulso”. Quindi la soluzione migliore sarebbe un sistema di microaccoglienza diffuso sul territorio, che possa permettere da un lato ai nuovi cittadini di avere garantiti tutti i servizi di cui dovrebbero disporre, come scuole di Italiano, assisstenza sanitaria etc. dall’altro lato garantirebbe di essere ”assorbiti” dal contesto in cui si inseriscono, rendendo più agevole l’interazione reciproca.

Infine, andrebbe definitivamente messa in discussione la Convenzione di Dublino, e combattere una volta per tutte il traffico di esseri umani. Non bombardando i barconi, ma aprendo corridoi umanitari che possano consentire a tutti e tutte di poter migrare senza rischiare di annegare in mare e senza diventare merce degli scafisti. Libertà di movimento sia per chi viene in Europa, sia per chi si vuole muovere all’interno dei confini europei.

Se dobbiamo parlare di ”realpolitik”, e fare ciò che è più conveniente a prescindere dalle risposte di pancia e irrazionali che vanno molto di moda, ascoltare chi di questi temi si occupa da anni sarebbe un buon inizio. Il vostro non è realismo politico, non è ”realpolitik”, è cercare di raccattare voti a destra sulla pelle di decine di migliaia di immigrati. Non prendeteci in giro.

Dave

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