Bologna – La manifestazione delle donne e degli uomini liberi
Un successo: nella partecipazione, nel clima, nelle prospettive.
Con la manifestazione del 9 Settembre il Laboratorio Labàs ha prodotto, un mese dopo quel vergognoso sgombero, una risposta all’altezza di quello che ha rappresentato per 5 anni. E che continua e continuerà a rappresentare.
Fra le migliaia di persone che si sono riversate nel centro della città, vi era la città stessa, di cui Labàs non è corpo estraneo bensì una sua parte ben radicata e voluta.
Per questo Làbas continuerà ad esistere, per questo Labàs non ha mai chiuso.
E’ scesa in piazza l’altra città possibile, quella aperta, quella inclusiva, quella senza paura: fatta di tantissimi, veramente tantissimi giovani, di famiglie con i loro bambini, di immigrati.
Non c’è stato bisogno di tensioni, di forzature, di scatti in avanti: l’incontro con il Sindaco il giorno prima della manifestazione aveva già garantito il proseguimento di quell’esperienza, alle condizioni poste dal collettivo stesso, che nel corso del corteo ha comunicato la vittoria su tutta la linea: uno spazio temporaneo immediato per garantire il proseguimento delle attività del collettivo senza interruzioni e poi un bando per l’assegnazione di un luogo permanente.
Con questa giornata Labàs vince la sua sfida senza rompersi le ossa e forse lancia un ponte verso le altre realtà accorse a difenderlo: città come Roma, Napoli, Torino, dove la chiusura di esperienze altrettanto degne è diventata prassi; fra di esse anche Milano, città in qualche modo simbolo della precarietà costante degli spazi sociali. Metropoli sottoposta all’ormai consueta serie di sgomberi estivi che quest’anno hanno visto cadere vittime LUMe e Soy Mendel.
LUMe che, già dalla sera stessa dello sgombero ha rilanciato con una campagna di iniziative pronta ad arrivare all’Assedio Culturale del 23 Settembre davanti a Palazzo Marino e che mercoledì 6 ha visto ancora una volta una piazza piena in occasione di “LUMe Jazz”.
Un bel segnale, quello di sabato. Uno dei pochi, ma speriamo per tutti.
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