Cpr – Un’estate di rivolte

Rivolte e fughe a Bari, Roma e Torino.

La triste storia ormai ventennale dei centri di detenzione per migranti sembra non aver insegnato nulla.

Se si rinchiudono degli esseri umani che non hanno commesso alcun reato e che, tendenzialmente, hanno affrontato i mille rischi connessi a una pericolosissima migrazione per cercare una vita migliore, dietro delle sbarre il risultato sarà sempre lo stesso: la rivolta.

Sì, perché va ricordato che i CPT-CIE-CPR altro non sono che delle gigantesche prigioni che rinchiudono gente la cui unica colpa, nella stragrande maggioranza dei casi, è quella di essere entrata sul territorio italiano in modo clandestino (come se esistessero dei canali legali per immigrare!). Anzi, probabilmente le prigioni sono delle strutture che offrono maggiori garanzie rispetto al vero e proprio limbo giuridico offerto dai CPR.

Una dettagliata spiegazione della loro genesi e funzione si può trovare su LasciateCIEntrare.

Dopo aver attraversato un periodo di “crisi” determinata dall’aumento dei flussi migratori, dalla campagne di sensibilizzazione e dalle continue rivolte l’arrivo di Minniti al Ministero dell’Interno ha rilanciato l’idea di queste strutture detentive.

Se c’è un personaggio che ha dato un nuovo volto (feroce e arcigno) alla politica di gestione delle migrazioni in Italia questo è il politico del PD e non certo Salvini che si è limitato a raccogliere i frutti di quello che Minniti aveva seminato. Sua l’idea di spostare le frontiere continentali in Libia e sua l’idea di riaprire le strutture di detenzione in ogni regione italiana.

Se Minniti pensava di trasformare in consenso elettorale il suo pugno di ferro si sbagliava di grosso. Ha semplicemente aperto in varco nel quale la Lega, data stabilmente oltre il 30% nei sondaggi, è dilagata.

Ma come spesso capita, la classe politica non ha fatto i conti con i soggetti che si trovano a pagare sulla propria pelle le sue sciagurate scelte. In questo caso i migranti.

Di questo periodo le notizie di rivolte e fughe nei CPR già in funzione.

Bari

Il 27 aprile scoppia una vera e propria rivolta nel CPR di Bari (già palcoscenico di una rivolta nel dicembre 2018) con l’occupazione dei tetti e alcuni incendi. Ovviamente i media mainstream, sempre pronti ad additare i migranti come male assoluto, non parlano dei motivi della protesta. Di pochi giorni fa la notizia che la Polizia ha arrestato 7 ragazzi (altri 4 risultano ricercati) con l’accusa di devastazione per i fatti di tre mesi fa.

Roma

Nella sera di venerdì 5 luglio scoppia una rivolta nel CPR di Ponte Galeria, alla periferia di Roma. Del centro sono fuggite 25 persone di cui la metà è stata catturata poco dopo la fuga. I migranti, che nelle cronache dei media vengono eufemisticamente definiti “ospiti” denunciavano la pessima qualità del cibo, a volte anche scaduto, e la mancanza di telefoni. Va infatti ricordato che i CPR, nominalmente, non sono carceri, ad ai “reclusi” non sono vietati i contatti con l’esterno (anche se, di fatto, vengono resi impossibili). A dare notizia della rivolta il SAP, Sindacato Autonomo Polizia, il grande sindacato di destra delle Forze dell’Ordine con un comunicato tutto testo a ribadire le necessità di mostrare i muscoli agli stranieri detenuti. Surreale la presa di posizione del PD laziale che, incurante del ridicolo sostiene che: “Privare le persone della propria libertà non è la soluzione migliore”.

Torino

Nel pomeriggio di ieri ha iniziato a diffondersi la notizia della morte di un ragazzo bengalese di circa 30 anni nel CPR di corso Brunelleschi a Torino. I contorni della vicenda sono ancora molto fumosi, a ulteriore dimostrazione di come la gestione dei CPR sia una vera e propria zona grigia dove vige l’arbitrio assoluto. Le cause del decesso non sono chiare così come il nome del ragazzo. La notizia che egli fosse stato vittima di violenza sessuale da parte di altri migranti all’interno del centro è stata smentita dalla Polizia.

Quello che è certo è che il ragazzo è morto in isolamento abbandonato a se stesso e la notizia ha fatto alzare immediatamente la tensione all’interno del centro dove i migranti hanno dato vita a una protesta con piccoli incendi. Le Forze dell’Ordine, nel silenzio assordante dei media, hanno circondato il CPR caricando il presidio di solidali che si era formato sotto la struttura detentiva.

Queste le parole rilasciate a Radio Popolare dall’avvocato Gianluca Vitale di Torino che segue da vicino la vicenda:

“Quello che mi sembra abbastanza sicuro è che il decesso sia avvenuto nel cosiddetto ‘ospedaletto’, questo forse è uno dei luoghi più oscuri del CPR di Torino, perché sarebbe una sorta d’infermeria, ma in realtà non è così. E’ praticamente una batteria di gabbie per polli chiuse che vengono utilizzate prevalentemente come luogo di isolamento ed è un luogo che non è assolutamente previsto da nessuna normativa”.


Fanpage sulla vicenda di Torino

Jacobin sui CPR

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