Defend Rojava – Blitz ai consolati di USA e Russia
Altre azioni solidali in vista del corteo di domani alle 14,30 in Palestro.
Solidali con la causa curda si sono presentati davanti al blindatissimo Consolato USA di via Amedeo, dietro la centralissima via Turati e contemporaneamente, fatto rarissimo, davanti al Consolato russo di via Sant’Aquilino, a due passi dallo stadio di San Siro. Durante il blitz alla sede diplomatica americana soldati e poliziotti di guardia, abbastanza agitati, hanno tentato di fermare i presenti e sequestrare i cellulari neanche avessero a che fare con una cellula di Al Qaeda!
Inutile spendere troppe parole sul senso delle azioni odierne.
Gli Stati Uniti di Trump, dopo aver utilizzato i curdi (che nello scontro hanno perso 11.000 uomini) come truppe di terra per la lotta a Isis, poche settimane fa hanno compiuto un vergognoso voltafaccia abbandonando il campo e le popolazioni curde al loro destino. Troppo alto il rischio di entrare in scontro con quello che, nonostante tutto, nonostante il regime autoritario, nonostante il revival islamista, nonostante le prigioni piene di oppositori rimane uno dei bastioni della NATO ovvero la Turchia.
La Russia di Putin, che esce come vero vincitore di ben otto anni di sanguinosa guerra civile in Siria, con un abile gioco di equilibrismo è riuscita ad accontentare il Sultano di Ankara permettendogli di costruire una cosiddetta “fascia di sicurezza” all’interno del Rojava dove verranno dislocati migliaia e migliaia di profughi siriani provenienti da altre zone che non sono la Siria del nord con lo scopo di alterare definitivamente l’equilibrio demografico nella zona. Accontentato anche Assad le cui truppe hanno rimesso piedi in Rojava. Tutto bene…se non fosse per il vergognoso sacrificio dei curdi e per lo smascheramento della retorica russa che ha sempre sostenuto che l’intervento di Mosca in Siria fosse determinato dalla lotta a Isis quando poi le bande di Isis, indossate le più politicamente accettabili divise di milizie che fanno il lavoro sporco sul terreno per Erdogan evidentemente non erano un problema così importante per Putin e i suoi generali.
Questo il comunicato dei solidali:
Oggi pomeriggio due azioni contro la guerra di Erdogan e in solidarietà al Rojava sono andate in scena contemporaneamente sotto ai consolati milanesi di Russia e Stati Uniti. Abbiamo portato un assaggio dell’orrore che centinaia di migliaia di persone stanno vivendo nel nord-est della Siria per colpa delle bombe turche, spesso di fabbricazione nostrana: una montagna di macerie, sporche di rosso sangue occupano l’ingresso delle sedi diplomatiche. Scarpe abbandonate sul selciato ricordano le decine di morti e feriti che già sono caduti per la sola colpa di abitare il territorio del Rojava. Abbiamo portato un simbolo della tragedia in corso, perché nessuno può fingere di non vedere, nessuno può sottrarsi alle proprie, pesantissime responsabilità. Ci dicono che “grazie” ad un accordo tra Turchia e Russia la guerra è finita. È una bugia. Proclamare la “fine dell’emergenza” iniziata con l’annuncio del ritiro USA. serve soltanto a decretare la fine dell’attenzione globale sul nord-est della Siria. Gli accordi stipulati in varie forme e a vario titolo tra USA, Turchia e Russia con il colpevole silenzio dell’Unione Europea prevedono che le potenze militari si spartiscano il controllo di territori e risorse al prezzo dello sterminio del popolo curdo e dei popoli che resistono. E’ urgente fermare il genocidio, combattere Isis e non il popolo curdo, difendere il Rojava, rifiutando il ricatto di Erdogan giocato sulla pelle di rifugiati e migranti, rivolto alla pancia xenofoba e ignorante della fortezza Europa. Sabato 26 ottobre alle h.14,30 in Palestro saremo in piazza per difendere l’esperimento ecologista, femminista e multiculturale del confederalismo democratico, ma anche per impedire un genocidio.
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