Lo sciopero H&M contro i licenziamenti

Annunciata la chiusura di 4 store e 89 licenziamenti di cui 51 a Milano.

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Ieri sciopero dei lavoratori della catena di abbigliamento H&M.

L’agitazione è partita dopo che l’azienda ha annunciato la procedura di licenziamento per 89 persone (di cui 51 a Milano) e la chiusura di 4 punti vendita: due a Milano (lo storico punto vendita di San Babila e quello di Porta Venezia) più Cremona e Mestre.

Nel capoluogo lombardo un centinaio di lavoratori ha presidiato il negozio di Piazza San Babila.

La situazione è surreale perché H&M, come denunciano i sindacati, è: “…un’ azienda in continua espansione, che ha in programma diverse aperture e che non è certo in crisi; solo nel 2016 l’azienda svedese ha chiuso con 756 milioni di ricavi e 16 milioni di utile”.

Un altro elemento che salta subito all’occhio è l’aumento costante della quota di lavoratori a chiamata (precari e non garantiti quindi) che, in questo momento, costituiscono circa il 30% dei dipendenti dell’azienda e che H&M continua a reclutare sul mercato del lavoro nonostante le procedure di licenziamento.

Come dice Francesca, una lavoratrice del negozio di piazza San Babila: “Purtroppo l’azienda si sta muovendo nei margini consentiti dalla legge”. Come possa esistere una legge che permette di aprire nuovi negozi tenuti in piedi da lavoratori precari mentre se ne chiudono altri licenziando i lavoratori “garantiti” resta un mistero…

Lo scopo evidente di H&M, comune a molte grandi aziende del mondo del commercio, è quello di comprimere ulteriormente i diritti del lavoro in modo da diminuirne ulteriormente il costo. Mandare a casa i lavoratori assunti a tempo indeterminato e sindacalizzati (e quindi coperti da quelle minime garanzie rimaste) e assumere lavoratori precari e ricattabili (in questo caso a chiamata).

In questi ultimi anni il mondo del commercio e della grande distribuzione è diventato terreno di battaglia di un duro scontro tra due concezioni di intendere il lavoro. Da una parte una concezione non disposta a svendere le garanzie e i diritti e dall’altra quella che pretenderebbe che i lavoratori accettassero l’inaccettabile pur di mantenere il posto di lavoro. Gli scioperi e le vertenze sono stati moltissimi, spesso e volentieri, nel totale disinteresse di media mainstream e politica istituzionale.

Continueremo a seguire la vertenza.

 

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