Non sarà mai più lo stesso – A Gaza story
Te ne stai seduto a casa, senza sapere cosa ha in mente il mondo per te. Poi, d’un tratto, tutto comincia.
Un palazzo nel centro della mia città è stato colpito da due missili.
Chiunque avrebbe potuto accorgersi dell’approssimarsi della guerra già solo da quel terribile suono. Nessuno avrà mai la premura di sincerarsi del numero infinito di persone che rischiano di morire in ogni momento, incluso te stesso. Ti resta solo chi ti ama davvero. Sei inutile per il mondo. Non fai altro che provocare danni collaterali con l’aggravarsi della situazione. I missili si alzano nel cielo e si infrangono. Le notizie sulle morti hanno per lo più oscurato le altre, quindi essere terrorizzati non è più un’opzione.
Perché riunirsi quindi? Non sono sicuro di avere una risposta. La sola e unica cosa di cui tutt avevamo paura, una volta dichiarato l’inizio della guerra, era e continua ad essere la notte, in tutta la sua oscurità, il terrore della quiete, dell’ignoto.
La maggior parte di noi era alla costante ricerca di aggiornamenti sulla situazione, guardando il telegiornale per tutto il giorno. Sapevamo tutti che avremmo potuto cavarcela se gli scontri fossero stati di giorno. Tuttavia, eravamo ben consapevoli che il nemico ci avrebbe attaccato di notte, proprio quando provi a dormire per riposare dopo un’intera giornata di bombardamenti. Siamo ormai abituati al fatto che la situazione sia considerabilmente più complessa di così però: è essenziale sapere che in ogni momento potresti svegliarti preso dal panico per il boato di un missile, così come esser consapevoli che potresti impazzire e perdere la tua salute mentale e emotiva. Una volta ho letto un articolo sui problemi che causano le interruzioni del sonno causate da forti spaventi o rumori: un evento traumatico di tale portata, se ripetuto, può portare a malattie mentali, attacchi di cuore o, nel peggiore dei casi, ad una riduzione drastica dell’ aspettativa di vita. Credo che gli aggressori non abbiano mai letto quell’articolo.
Non ho ricordi chiari su come siano passati questi tre giorni, ma ricordo perfettamente che ho lottato con il mio corpo, dilaniato dal sonno, per restare sveglio. Come temevo, mi sono svegliato di frequente nel panico, impaurito. Anche in assenza di bombardamenti, la mia immaginazione aveva iniziato a congiurare contro di me, provocandomi allucinazioni e rendendomi lunatico.
Abbiamo sentito che ci sarebbe stata una tregua alle 20:00 del terzo giorno dell’escalation.
Era tornata la speranza, avevo ricominciato a pensare positivamente. Finalmente, l’orrore era giunto al suo termine.
Non si dovrebbe mai dare speranza a chi la aspetta disperatamente ogni secondo. Se fosse falsa, infatti, potrebbe essere davvero pericoloso.
La speranza è pericolosa e dannosa a volte.
Anticipavo i movimenti dell’orologio. Volevo solamente che arrivassero le 20:00, così da poter rinascere di nuovo.
I minuti si sono prolungati oltre le ore. Non riesco a credere a quanto il tempo possa essere violento a volte.
Ciò che temevamo accadesse, tuttavia, è accaduto, perché in fondo tutti sapevamo che era una finzione e che non si sarebbe mai concretizzata. Senza alcun desiderio di sopravvivere, siamo ritornati nelle nostre stanze. Non c’era più distinzione netta tra vita e morte. Volevamo solo mettere un punto a questa storia, anche se avesse significato morire.
È normale pensare alla morte per un 19enne? Nel profondo, penso che vorrei lasciare questo mondo in modo pacifico e normale. Tuttavia, credo di esagerare nei sogni, perché nessuno muore pacificamente a Gaza. Ironico. Qualche ora dopo il precedente annuncio è stato dichiarato che il conflitto sarebbe terminato 30 minuti dopo la mezzanotte. La gente normale ha ignorato il comunicato, vista la menzogna delle ore precedenti, ed ha semplicemente smesso di ascoltare. Tuttavia, anche in quella condizione, abbiamo aspettato e sperato perché fosse vero. Credo che sia un’inevitabile conseguenza dello spirito di sopravvivenza.
Una volta che tutto è finito, c’è stato un grande senso di sollievo e di gioia. Anche se si è conclusa nel cuore della notte, la fine della guerra è un momento a cui non ci abitueremo mai e che non smetteremo mai di celebrare.
Dopo un giorno, sono andato in una casa con piscina con alcuni amici per festeggiare la nostra sopravvivenza. Ho guardato I miei amici, godendomi il momento e la vita che avevamo. All’improvviso, ho alzato gli occhi al cielo e visto quello che all’inizio pensavo fosse un razzo, ma che in realtà era solo una stella cadente.
“Dovrebbe essere tutto normale ora. Non è un missile, non aver paura”, mi ha detto il mio subconscio. Il mio corpo, invece, mi aveva ingannato di nuovo. In un istante, mi sono sentito collassare, col fiatone e la asfissiante sensazione che il cuore stesse uscendo dal mio petto. Non respiravo più.
Dopo quel momento, ho capito che niente sarebbe più stato normale.
Autore: KARAM JAD
Traduzione: ROSCIO
*L’autore di questo brano è Karam Jad, 19 anni, studente palestinese di lingue e letterature straniere che vive a Gaza City.
Durante la scorsa Carovana del Gaza Freestyle ha partecipato attivamente alle attività aiutandoci nei vari progetti che abbiamo portato avanti nella Striscia.
A seguito dei bombardamenti della scorsa settimana, Karam ha voluto condividere questo pezzo, che racconta tutta la violenza della guerra e l’impatto che essa ha sulla popolazione gazawa.
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Quanta cattiveria, non solo Israele, anche l’informazione, i diritti dell’uomo violati. La cattiveria umana non ha limiti.