Tutt* a Roma il 26 e il 31 maggio contro DL Sicurezza e Governo Meloni
Comunicato del centro sociale Lambretta per le mobilitazioni nazionali del 26 e del 31 maggio contro il DL Sicurezza e la stretta repressiva del Governo Meloni.
Significa non fare un passo indietro. Non sottostare alla loro agenda. Togliere di mezzo ogni indugio. Lo scorso 4 aprile questo Governo ha deciso di ignorare le opposizioni parlamentari, le proteste dell’opinione pubblica e le mobilitazioni contro il DDL Sicurezza, per promuovere un Decreto Legge liberticida anche nella forma, insieme ai contenuti: 38 articoli in materia di sicurezza, dicono, ma che in realtà forniscono allo Stato più mezzi tutelare poch* e per colpire molt*, per reprimere il dissenso, per criminalizzare ogni strumento storico della lotta sociale.
Vogliono sfruttare la crisi economica, politica e bellica – che alimentano, nonostante ci sia in corso un genocidio in Palestina – per per chiudere il campo, per tradurre il paese in una democrazia illiberale: Decreto Rave, Decreto Cutro, Decreto Caivano, DDL Condotta, DDL Bernini, l’istituzione delle Zone Rosse. Il Decreto Sicurezza non è solo e appare quasi ridondante, uno strumento tanto di violenza quanto di propaganda. L’obiettivo ultimo? Difendere gli interessi della classe capitalista, adeguare l’Italia alle richieste del mercato internazionale, per riprodurre la subordinazione, per inspessire i rapporti di potere.
Milano è l’avanguardia, in questo senso: l’oppressione delle istituzioni – soprattutto attraverso la militarizzazione, le espulsioni e, da ultimo, la legislazione speciale delle Zone Rosse – nei confronti delle persone già marginalizzate e razzializzate è strumentale alla trasformazione della città in una vetrina per il turismo di lusso e in un centro di attrazione per il capitale finanziario e immobiliare. Ed è strumentale anche la pacificazione forzata del conflitto, con il tentativo di rimozione e repressione delle forze politiche dal basso.
Svuotano il significato di “sicurezza” – che noi vogliamo dal basso, mutualistica. Una sicurezza fondata sul diritto all’abitare, al lavoro, all’istruzione, alla cura: non allo sfruttamento e alla coercizione economica. La sicurezza dell’autodeterminazione dei corpi e dei popoli, non la “sicurezza” che giustifica la guerra all’altr* e la guerra imperialista. Svuotano il significato di “democrazia” – che noi vogliamo partecipativa, non esclusivamente rappresentativa. E svuotano il significato di fascismo, assumendo le sue pratiche, i suoi modelli.
Legittimano infatti le loro pratiche, mentre provano a delegittimare le nostre: oggi le commemorazioni, i raduni, i “summit”; domani le ronde, gli attacchi squadristi, i rastrellamenti. Ma la forza che i movimenti hanno messo in campo lo scorso 17 maggio a Milano contro il Remigration Summit e le contestazioni di questo martedì 20 maggio a Venezia contro i leader del Governo dimostrano che i loro sono buchi nell’acqua, che non abbasseremo la testa.
In questo momento, il Parlamento sta esaminando quasi duemila emendamenti: è solo apparente il rispetto dell’iter da parte del Governo, poiché l’intenzione è chiedere la fiducia, consapevoli che non ci sono le condizioni per dare inizio a una crisi. Una forzatura ulteriore che dimostrerebbe quanto l’insicurezza di cui tanto parlano sia la loro, che l’emergenza riguardi la credibilità del loro progetto autoritario. La data scelta per la presentazione alla Camera del DL Sicurezza è lunedì 26 maggio. Il giorno dopo, da calendario, tocca al Senato.
Per questa ragione la Rete No DL Sicurezza “A pieno regime” ha scelto quella data per un presidio che si rivolga verso il Parlamento. Assieme all’invito all’insubordinazione dei parlamentari d’opposizione, vogliamo essere noi stess* a portare la nostra voce sotto i palazzi del potere. Sfidare il divieto di espressione del dissenso in prossimità dei luoghi simbolo del conflitto democratico.
Sabato 31 maggio, invece, a due giorni dalla Festa della Repubblica – che si è ridotta a una parata militare – la Rete ha chiamato un corteo nazionale, che bloccherà Roma per tutto il tempo che riterremo necessario. Per ripetere e superare la marea del 14 dicembre.
La crisi della democrazia liberale è l’occasione per mettere in discussione un sistema nel senso della libertà e non dell’autorità. Il ruolo degli spazi sociali è fare pratica i questa possibilità: la lotta pone oggi un argine, mentre costruisce l’alternativa.
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