Un migliaio in piazza per il parco Bassini

Mobilitazione contro il consumo di suolo e la retorica green del Comune.

Quando si tratta di mobilitarsi in difesa del quartiere e della qualità ambientale Città Studi raramente delude le attese. Sono passati poco più di due anni dalla grande fiaccolata del novembre 2017 contro il trasferimento delle strutture universitarie nell’ex-area Expo e il quartiere è nuovamente sceso in piazza.

Questa sera un corteo di circa un migliaio di persone è partito da largo Volontari del sangue dove il 2 gennaio si è svolto il blitz che ha portato al taglio degli alberi del parco e ha raggiunto Palazzo Marino. La questione del Bassini è passata rapidamente, grazie alla mobilitazione di molte persone, da essere una questione meramente locale e di quartiere, a essere una questione politica cittadina.

La manifestazione è riuscita ad arrivare davanti al Comune lasciando come “ricordo” alcuni rami degli alberi abbattuti un settimana fa. I rami sono stati appesi alla porta di Palazzo Marino. Inoltre sono stati lasciati dei cartelli raffiguranti Sala, Maran e il Rettore del Politecnico Resta con la scritta “sono un greenwasher”.

I manifestanti attaccano alla porta del Comune i rami tagliati del parco Bassini

Se la scelta di abbattere il parco Bassini è responsabilità del Politecnico, ma il Comune, a dispetto di una martellante campagna di greenwashing ha ricoperto l’abituale ruolo pilatesco: tanta retorica e pochissimi fatti.

L’assessore Maran, sceso a confrontarsi coi manifestanti, messo alle strette, di fatto ha fatto muro su tutte le questioni sostenendo, a quanto riportato da chi ha partecipato al confronto dialettico, che il consumo di suolo a Milano è molto inferiore rispetto a un tempo (e ci mancherebbe!) e che il Comune non sarà mai contrario alla costruzione di nuove strutture per universitari.

Pochi mesi fa l’amministrazione cittadina, con un colpo di teatro ha dichiarato l’emergenza climatica inanellando però una serie di azioni in aperta contraddizione con la scelta fatta: l’accettazione delle Olimpiadi 2026, la scelta sull’ex-area Tamoil di piazza Baiamonti e ora il parco Bassini.

Forse sarebbe giunto il momento di usare meno slogan e passare ai fatti.

Il prossimo passo della battaglia per la giustizia climatica sarà il presidio al Consolato australiani del 17 gennaio dopo gli incendi che hanno devastato l’isola in queste settimane.

Lo striscione davanti al Politecnico

 

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