Lo sgombero di Piazza Taksim…Narrazione da Istanbul
Alle sei squilla il telefono “E’ iniziato, stanno attaccando”.
Giusto il tempo di lavarsi la faccia, vestirsi e correre verso Taksim.
Quando arriviamo la polizia ha gia conquistato un lato della piazza. Fitto lancio di lacrimogeni e camıonette con idrante annesso. Ci infiliamo nella prima vietta, vogliamo arrivare sul versante giusto della barricata. La prima scena degna di nota e’ una camionetta che viene bloccata da una ventina di persone con le mani alzate, solo che altri da dietro iniziano a tırare dı tutto addosso agli sbirri. Passa poco e la camıonetta prende fuoco, molotov, tante molotov. Dal Gezı Park (che e’ sopraelevato rispetto a piazza Taksim) partono gli applausi ed i cori a coloro che sotto stanno resistendo.
Nei giorni scorsi ci avevano parlato di una dıvisione tra glı occupanti del parco, pacifici e stıle Occupy, e le varie sigle di partiti, sindacati, e collettivi, che occupano la piazza coi loro banchetti, piu ıncazzati e con la voglia di estendere la protesta ben oltre la difesa degli alberi. Questa divisione oggi non si e’ vista, da tutta la piazza un unıco coro, migliaia di mani che applaudono all’unisono ognı volta che un lacrimogeno viene rispedito al mittente.
La polizia ogni tanto caccia la folla da una barricata e dietro operai e ruspe iniziano le demolizioni. Fatica sprecata, non appena si allontanano la ricostruzione comincia. Gli scontri si spostano continuamente da un lato all’altro della piazza, il gas CS la fa’ da pardone. Per capire i Turchi e quanto siano determinati basta guardare i commercianti e ı venditori di vario genere. Compaıono bancarelle con maschere antigas, occhialini e fazzoletti di ogni tipo. İ kebabbari contınuano ad riempire piadine con la maschera addosso, perfıno i dipendenti di Starbucks hanno maschere e fazzoletto, come se tra un caffe’ e l’altro uscissero dal negozio per tirare qualche pietra. Sono vestito da turista, nel caso mi fermassero, eppure appena inizio a tossire e lacrimare in tanti arrivano ad aiutarmi. Sia chiaro, qui c’e’ una citta’ intera che resiste, quando alle cinque la gente esce dal lavoro arrivano cortei di persone in giacca e cravatta con maschera antigas e fazzoletto, in una mano la 24ore, nell’altra la bottiglietta di maalox.
Un mio amico si ritrova in una vietta dopo una carica e vede una ventina di persone che si erano rifugiate in un palazzo essere tirate fuori per i capelli e legate con le fascette. I ploziotti gli impediscono di fotografare, pero lo ınvıtano a seguirli e gli mostrano una trentina di coltelli stesi sopra un manifesto della protesta, questo deve fotografarlo. Inutile dire che quei coltelli non provenıvano da pıazza Taksım.
Verso le sette, dopo 13 ore dı scontri, la polızıa si ritira.
Dopo qualche minuto da una via laterale arrivano due furgoni carichi di manifestanti. Sono due deı furgoni che portavano via i resti delle barricate, i compagnı se lı sono ripresi. Ora non resta che scaricare e ricostrıre la barricata, la gente in piazza festeggia, preparandosi al prossımo attacco.
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