Palestina – Faz’a, una coalizione di volontari internazionali per proteggere i cittadini dai coloni
Tornano in campo i comitati popolari palestinesi per proteggere le comunità in Cisgiordania minacciate dagli attacchi e raid punitivi di coloni e soldati israeliani.
Sono 18 le comunità che dopo il 7 ottobre sono state costrette ad abbandonare i loro luoghi di residenza a causa delle minacce subite, mentre si moltiplicano gli abusi a danno di cittadine e villaggi palestinesi nei pressi negli insediamenti coloniali.
L’ultimo caso è quello di Salfit che, due giorni fa, è stato isolato per diverse ore dai coloni di Ariel. Di fronte a ciò ieri è stata lanciata a Ramallah, Faz’a, una campagna guidata da una coalizione di gruppi e associazioni palestinesi. Lo scopo è dare protezione ai civili palestinesi garantendo nelle aree più a rischio la presenza di volontari internazionali incaricati di monitorare, documentare e denunciare violenze e violazioni dei diritti umani.
Alla conferenza a Ramallah oltre ai rappresentanti di varie comunità palestinesi, tra cui attivisti storici come Mohammed Khatib e Mahmud Zawahre, è intervenuta in video anche Francesca Albanese, la Relatrice dell’Onu per i diritti umani nei Territori Occupati palestinesi.
Albanese ha rimarcato il preoccupante aumento di aggressioni e intimidazioni dei coloni a danno dei civili palestinesi che nei mesi scorsi hanno causato alcuni morti e feriti, in particolare a Huwara, Aqraba e Mughyyer.
Secondo il programma annunciato, i volontari internazionali, alcuni già presenti in Cisgiordania, faranno due giorni di formazione su diritti e obblighi legali, le tattiche di intervento nonviolento e di de-escalation. Poi, per almeno due settimane, saranno dislocati nelle comunità più minacciate e all’occorrenza impiegati per far fronte alle emergenze.
Alla campagna aderiscono anche attivisti israeliani già impegnati in azioni di difesa di comunità a sud di Hebron (Tuwane, Mesafer Yatta e altre) e nella Valle del Giordano, una delle aree ad alta tensione negli ultimi mesi.
All’appello ha risposto Assopace Palestina coinvolgendo altre associazioni e gruppi per formare un comitato italiano per l’invio di volontari in Cisgiordania. Tra questi Arci, Pax Christi, Mediterranea, Un Ponte per, Spin time e singoli attivisti. Nelle intenzioni di Assopace Palestina c’è l’organizzazione di carovane come Action for Peace nella Seconda Intifada, e formare gruppi che andranno principalmente nell’area C della Cisgiordania (il 60% del territorio controllato completamente da Israele).
«Proteggere la popolazione civile palestinese dall’aggressione di coloni e soldati israeliani: sarà questo il nostro impegno» dice Luisa Morgantini, già vicepresidente dell’Europarlamento e leader di Assopace. «Pensiamo di poter rappresentare – ha aggiunto – un deterrente, anche se sarà molto difficile perché la violenza è in aumento, (coloni e soldati) attaccano tutti: palestinesi, israeliani e stranieri. Proveremo a realizzare ciò che spetterebbe fare alle Nazioni unite e che invece non avviene».
Sulle possibilità di successo di Faz’a pesa la linea che adotteranno le autorità israeliane. All’arrivo all’aeroporto di Tel Aviv e ai valichi di terra, i volontari potrebbero non essere autorizzati ad entrare in Israele e in Cisgiordania ed espulsi nel giro di qualche ora.
Nel frattempo, continuano i preparativi per il 20esimo anniversario della nascita (nel 2005) della campagna Bds di boicottaggio di Israele per le sue politiche verso i palestinesi. Sono annunciate per il prossimo anno conferenze in varie parti del mondo e un raduno centrale dei comitati del Bds, forse in Spagna.
da il Manifesto del 10 luglio 2024
di Michele Giorgio
Tag:
apartheid carovana solidale cisgiordania coloni esercito espropri Netanyahu occupazione Palestina palestinesi solidarietà internazionale territori occupati violenze
Come volontaria che ha trascorso sette settimane in Cisgiordania con Faz’a, posso confermare quanto sia disperata la situazione: i Palestinesi devono contare su stranieri come deterrente contro la violenza di coloni e soldati per poter svolgere le attività quotidiane, come portare le pecore al pascolo, raccogliere frutta o far giocare i bambini al parco. Fino a metà novembre, la presenza di volontari stranieri è più che mai necessaria per accompagnare i Palestinesi durante la raccolta delle olive, un’attività fondamentale non solo per il loro sostentamento, ma anche perché profondamente radicata nella loro cultura e tradizione. Visitate la Palestina! Per informazioni https://www.defendpalestine.org/