Milano, 10 agosto 1944 – L’eccidio di piazzale Loreto
Domani commemorazione alle 9,30 e alle 21 nel luogo del massacro.
All’alba del 10 agosto 1944 su ordine del Comando della Sicurezza (SD) tedesca a Milano furono prelevati da San Vittore 15 partigiani. La fucilazione, decisa dai nazisti ed eseguita dai fascisti della Legione Ettore Muti, avvenne poco dopo in piazzale Loreto in modo disorganizzato e scomposto tanto che Eraldo Soncini, operaio della Pirelli e militante socialista, riuscì a fuggire. Inseguito da militi fascisti venne finito in via Palestrina. Poco si sa del plotone di esecuzione e della sua composizione, tranne il fatto che alcuni dei carnefici troveranno la morte nei mesi successivi per mano dei partigiani. I corpi dei fucilati rimasero esposti come monito alla popolazione, sotto il sole di agosto, dall’alba fino alle 18. E che l’afflusso di una folla silenziosa e commossa sul luogo della strage diventa sempre più imponente con il passare delle ore.
Questi i nomi dei 15 fucilati:
-Gian Antonio Bravin, 36 anni
-Giulio Casiraghi, 44 anni
-Renzo del Riccio, 20 anni
-Andrea Esposito, 45 anni
-Domenico Fiorani, 31 anni
-Umberto Fogagnolo, 42 anni
-Tullio Galimberti, 21 anni
-Vittorio Gasparini, 31 anni
-Emidio Mastrodomenico, 21 anni
-Angelo Poletti, 32 anni
-Salvatore Principato, 51 anni
-Andrea Ragni, 22 anni
-Eraldo Soncini, 43 anni
-Libero Temolo, 37 anni
-Vitale Vertemati, 26 anni
L’11 agosto, il Corriere della Sera, diretto dal collaborazionista Ermanno Amicucci e schierato con la Repubblica Sociale Italiana, uscì nelle edicole con il titolo infame “Delittuose azioni di sicari esemplarmente punite”.
I pretesti ufficiali del massacro furono lo strano attentato di viale Abruzzi dell’8 agosto e l’uccisione da parte dei partigiani del capitano della Guardia Nazionale Repubblicana Marcello Mariani il 9 dello stesso mese. Per quanto riguarda l’attentato di viale Abruzzi, dove due bombe esplosero sotto un autocarro tedesco lasciato sostanzialmente incustodito provocando il ferimento lieve del caporale tedesco Heinz Kuhn (l’unico tedesco presente sul posto al momento dello scoppio) e di 10 italiani morti sia nell’esplosione che nei giorni successivi, molto si è detto e molto si è scritto, spesso a sproposito, soprattutto a destra. L’attentato non fu mai rivendicato. I responsabili dell’azione non furono mai scoperti né i gappisti milanesi si assunsero mai la responsabilità di un’azione che, per modalità, non rientrava nel loro modus operandi. I morti dell’attentato furono tutti italiani, quindi non è chiaro per quale motivo i tedeschi avrebbero dovuto ordinare una rappresaglia. Molto più lineare invece l’azione gappista che portò all’uccisione in piazzale Tonoli (attuale piazza Ascoli) del capitano della GNR Mariani e al ferimento del milite della Brigata Nera “Aldo Rasega” Luigi Leoni. Mariani era il delatore che aveva portato alla fucilazione, il 15 luglio, di tre ferrovieri antifascisti presso lo Scalo Greco.
A livello giudiziario è stata chiarita la responsabilità del capitano delle SS Theodor Saevecke, condannato all’ergastolo nel 1999 dal Tribunale militare di Torino. Quello che emerge, però, è che il potere nazista, per sua caratteristica strutturale, era un potere policentrico con strutture spesso in competizione tra loro. Emergono quindi i nomi di ufficiali di grado più elevato rispetto a Saevecke, come per esempio Willy Tensfeld o il famigerato Walter Rauff, ma non si riesce a ricostruire con esattezza chi diede l’ordine diretto della fucilazione. Si può dire però senza timore di smentite che si trattò di un’operazione di puro terrore, una delle tante di cuisi macchiarono i nazifascisti tra il settembre 1943 e l’aprile 1945, poiché il famigerato Bando Kesselring (comandante delle truppe tedesche in Italia) prevedeva la fucilazione di 10 italiani per ogni soldato tedesco caduto e in questo caso, come già detto, di morti tedeschi non ve ne furono.

da sinistra Theodor Saevecke, Willy Tensfeld e Walter Rauff.
* nella foto la commemorazione della mattina del 10 agosto 1944
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