Torna il 25 aprile in piazza
Giro delle lapidi, biciclettate e tanto altro. Poi il finale con Partigiani in Ogni Quartiere.
Torna il 25 aprile, ma in realtà non se n’era mai andato.
Il fatto è che l’anno scorso, in pieno lockdown, è stato impossibile festeggiarlo come siamo sempre stati abituati, come era giusto e come avrebbe meritato. Sì, perché il 25 aprile 2020 sarebbe stato il 75° anniversario della Liberazione.
Quel giorno era stato difficile anche solo portare i fiori alle tantissime lapidi di caduti milanesi della Resistenza. Ci avevano pensato le Brigate volontarie nel silenzio e nel vuoto che avvolgeva le strade della metropoli. Qualcuno poi aveva dovuto pure confrontarsi con la reazione spropositata dei tutori dell’ordine, approdati in forze in via Padova per reprimere un piccolo gruppo di antifascisti e antifasciste la cui unica colpa era quella di voler rendere il meritato onore a chi aveva combattuto e dato la vita nella guerra contro i nazifascisti.
Sono passati 365 giorni e molta acqua è passata sotto i ponti. Quel giorno erano morte a causa della pandemia 415 persone. Oggi sono state 217. I numeri, dunque, nonostante l’arrivo dei vaccini e il fatto che sia passato più di un anno dall’inizio delle pandemia, sono ancora molto alti. Un elemento sconvolgente è come, tutto sommato, ci si stia abituando al peggio e cioè a numeri di morti che fino a un anno e mezzo fa avremmo ritenuto intollerabili.
Anche lo scenario della politica politicante è molto cambiato. Da qualche mese a condurre le danze è Mario Draghi, l’uomo dell’establishment europeo. Al governo è tornato Salvini e la sua Lega, tirati per l’orecchio dai ceti produttivi del Nord che vogliono contare al tavolo della spartizione del Recovery Fund. All’opposizione Giorgia Meloni con Fratelli d’Italia, sempre più proiettata nelle vesti di una Le Pen italiana. Qualsiasi idea di un sistema economico, ma anche solo sanitario diverso, dove a trionfare non sia il profitto, sembra lontano oggi più che mai, nonostante gli evidenti fallimenti emersi durante l’emergenza. Fontana è ancora al suo posto e in Lombardia sono state tagliate le teste di alcuni capri espiatori di comodo senza che niente sia cambiato veramente. Abbiamo assistito al ritorno di personaggi che speravamo dimenticati come Moratti, Bertolaso e… Albertini, il cui nome circola come possibile candidato del centro-destra alle comunali. Il tutto, poi, con un occhio alla fine della Cassa Integrazione e del blocco dei licenziamenti, due misure che hanno mitigato la crisi, ma che quest’autunno andranno a terminare.
Dal punto di vista dei movimenti non è stato un anno facile, bisogna ammetterlo con onestà. Il lavoro delle Brigate è continuato, ma dopo la fase “eroica” della primavera 2020 sembra che per una parte consistente dell’opinione pubblica l’opera di solidarietà e mutualismo quotidiana sia quasi diventata una questione di “ordinaria amministrazione”. Faticoso mobilitare le piazze nei mesi a cavallo tra l’anno scorso e l’inizio del 2021 anche se…
Anche se va detto che ci sono alcuni segnali in controtendenza. Quella dell’8 marzo milanese è stata una piazza fortemente partecipata. E anche altre iniziative, seppur più ridotte nei numeri, come quella del 16 marzo per Dax e quello di ieri contro il Cpr di via Corelli sembrano mostrare una maggiore voglia di farsi vedere nelle strade.
Tornando a oggi, è stata sicuramente una boccata d’ossigeno poter celebrare nelle strade una “nostra” festa, il 25 aprile.
La giornata odierna ha offerto una quantità d’iniziative buone per ogni palato (che fino a due anni fa sarebbero state compattate all’interno del grande corteo di popolo che attraversa il centro della metropoli ogni 25 aprile e che oggi invece, si sono diffuse sui territori). Dall’abituale giro delle lapidi dei caduti partigiani nei quartieri alla mattina alle biciclettate declinate su diversi temi, per poi terminare all’Arco della Pace con POQ in una piazza che, nelle ore del tardo pomeriggio, è stata attraversata da migliaia di persone.
* foto in copertina di Luciano Muhlbauer
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