Essere donne a Gaza: la resistenza quotidiana a molte forme di oppressione
La donna nella Striscia di Gaza vive una doppia oppressione. La prima è quella dell’occupazione israeliana che, confinando la popolazione gazawa dietro ad un muro, le impone forti restrizioni alla mobilità, le quali si traducono nell’impossibilità di trovare lavoro all’estero, di viaggiare e di avere accesso ai servizi di base. La seconda è l’oppressione imposta da un sistema politico e da una società patriarcale e conservatrice, in cui le necessità della donna sono ignorate e le sue possibilità e libertà fortemente limitate. Prigioniere dell’assedio israeliano, nell’assenza del sostegno istituzionale, le donne palestinesi si fanno carico della tutela dei propri diritti e si prodigano per fornire assistenza e sostegno ai propri bisogni. A Gaza le associazioni femminili e femministe promuovono con forza e resilienza la propria autodeterminazione in una società doppiamente oppressa, dal blocco israeliano, in primis, e dal controllo politico-religioso di Hamas.
Il forum organizzato dal Gaza Freestyle in collaborazione con il centro VIK e con la Casa delle Donne di Roma, ha riunito le voci di 30 attiviste italiane con quelle di 200 donne palestinesi appartenenti a sette organizzazioni locali: PDWSA (Palestinian Development Women Association), AISHA (Association for Woman and child Protection), Girls in GHG, We Are Not Numbers, UPWC (Union of Palestinian women Committee), DWRC (Democracy and Workers’ rights Center) and Creative Women Association. Durante tre intense giornate, queste donne hanno avuto modo di conoscersi ed ascoltarsi, affrontando insieme questioni riguardanti il posizionamento e l’affermazione della donna all’interno della società. In particolare, nel corso del secondo giorno, queste questioni sono state trattate attraverso la realizzazione di sette workshop tematici, partecipati da compagne italiane e gazawe: “Games of privilege”, “Psicoterapia creativa”, “Writing, Circus, Music and Skate”, “Women and Media Representation”, “Women, Land, Bodies and Spatial Representation”, “Women, Work, Health and Protection of Women” e “Exchange and Discussion on the Culture and History of the Feminism in Italy and Palestine”. Le componenti delle sette organizzazioni locali si sono distribuite all’interno dei vari laboratori, rendendo possibile un dialogo intimo e autentico tra attiviste palestinesi appartenenti ad organizzazioni diverse e che, solitamente, sono concentrate sui lavori delle proprie associazioni. Il Forum è stato quindi l’occasione ed il mezzo per portare a confronto le idee, i pensieri e le esperienze di tutte queste donne, unendole in un’unica voce. La potenza dell’incontro è emersa nella giornata finale del forum, aperta alla partecipazione maschile, durante la quale ogni gruppo ha restituito agli altri le riflessioni e conclusioni scaturite dai vari workshop.
Dirompente la consapevolezza delle donne gazawe riguardo la propria posizione sociale. Imponente la loro resilienza nei confronti della repressione che affrontano quotidianamente. Emozionante la loro determinazione nel lottare per una società libera e senza descriminazione di genere. Le donne gazawe hanno talmente interiorizzato il proprio dolore da averne fatto la loro forza: noi siamo state il filo rosso che le ha riunite portando confronto e scambio, ma soprattutto il ponte che ha permesso di abbattere il muro del silenzio e di far sentire la loro voce fuori dalla prigione che le reclude.
“Women are the source of the strength of society, women are then the whole society”.
Sara Biasci, Gaza Freestyle
Foto: Alessandro Levati, Elitta Rebeggiani, Sara Biasci
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