Fotogramma/40 – Come eravamo e come siamo

Capita spesso che Milieu Edizioni tiri fuori dal cilindro delle vere e proprie chicche per chi è appassionato della storia di Milano, anche per quanto riguarda la pagine di cronaca nera e giudiziaria. Solo per citare sue esempi, potremmo parlare del long seller dell’avvocato Davide Steccanella Milano e la violenza politica 1962-1986 oppure di Ultima edizione – Storie nere dagli archivi de La Notte che avevamo già recensito quattro anni fa.

A fine 2023 è arrivata nelle librerie l’ultima fatica editoriale della casa editrice milanese. Si tratta di Fotogramma/40. Milano 1983-2023. Tutti i colori della cronaca che, partendo dalla celebrazione del quarantesimo anniversario di vita dell’Agenzia Fotogramma, ci accompagna con diverse centinaia di immagini lungo gli ultimi decenni di storia della nostra metropoli. Fondata nel 1983, in un periodo quindi di grandi trasformazioni per una Milano che si stava rapidamente trasformando da città operaia a città dei servizi in tutte le loro declinazioni, Fotogramma si è specializzata in produzione di materiale fotografico di qualità per le grandi testate, rimanendo sulla cresta dell’onda anche dopo le rivoluzioni tecniche e professionali che hanno caratterizzato il fotogiornalismo negli ultimi decenni.

Ma torniamo al libro, che (spoiler) si apre con una foto dall’alto scattata nel 1984 con in primo piano il vecchio luna park delle Varesine; sullo sfondo, la gigantesca “terra di nessuno” che ha caratterizzato per decenni la zona tra Melchiorre Gioia e Stazione Garibaldi. Se la stessa foto fosse scattata oggi, la zona risulterebbe completamente irriconoscibile, piena com’è dei grattacieli sorti uno dopo l’altro da fine anni Duemila con lo sviluppo del gigantesco progetto immobiliare di Porta Nuova che ha coinvolto e stravolto numerosi quartieri. Uno tra tutti i miti della “vecchia Milano”, il quartiere Isola.

La memoria e, ancor di più, la nostalgia sono strumenti potenti. Il rischio da non correre è però quello di cadere nel classico “Ai miei tempi era meglio…”, tipico di chi giovane non è più e che, con un potente meccanismo di memoria selettiva, fa sempre degli anni della propria giovinezza i migliori a prescindere dalla realtà dei fatti. Facendo quindi leva sui due potenti sentimenti di cui dicevamo, il libro compone un percorso che, oltre a far riemergere in molti ricordi d’infanzia e di gioventù, non per forza tutti gradevoli, permette lo sviluppo di alcune riflessioni.

La prima riguarda l’incredibile potenza e rapidità delle trasformazioni che hanno investito la nostra metropoli e la nostra società negli ultimi quarant’anni. Trasformazioni impetuose che hanno riguardato qualsiasi aspetto del vivere sociale. Da qui, nel percorso fotografico, la potente dicotomia tra quello che non c’è più e quello che è rimasto. Incredibile la carrellata di locali milanesi che hanno segnato un’epoca e con essa sono scomparsi, o hanno cambiato totalmente pelle. Così come potente è la sezione sul mondo della televisione commerciale milanese degli anni Ottanta: stiamo parlando, ovviamente, della narrazione egemone delle tre reti Fininvest di Silvio Berlusconi. Un decennio, gli ’80s, di opulenza e di promesse di benessere mai mantenute per le generazioni che sono seguite.

Controllo contro lo spaccio in piazza Duca d’Aosta davanti a Stazione Centrale nell’agosto 1992.

La seconda considerazione, di cui abbiamo già scritto più volte in passato e che emerge dalle fotografie, è come Milano fosse una città con un livello di violenza (e un’abitudine a essa) infinitamente superiore a quella di oggi. A ricordarcelo le pagine finali dell’Archivio De Bellis, con bellissime foto in bianco e nero dedicate agli anni Settanta. Ma basta scorrere con attenzione le fotografie del libro per annusare cosa fosse la “ruspante” Milano degli Ottanta e Novanta. Si va dalle foto delle maxioperazioni di Polizia contro il crimine organizzato dei primi anni Novanta (dall’autoparco della mafia di via Salomone ai blitz armi in pugno a Quarto Oggiaro) alle foto-report della piaga dell’eroina (con la cruda immagine, forse la più potente del libro, di una giovane ragazza morta di overdose all’interno dei bagni di un treno fermo alla Stazione Cardona nel 1991). Sempre legata alla questione eroina c’è un’immagine di una retata poliziesca in piazza Duca D’Aosta, davanti alla Stazione Centrale, nell’agosto ’92. Con questa sola foto va in frantumi la narrazione contemporanea su Centrale come un posto infernale e pericolo. Solo chi ha spento la memoria e si fa sedurre dalle campagne sull’insicurezza con cui la destra cerca di vincere le elezioni da 25 anni a questa parte può fingere di non ricordare che luogo terrificante fossero gli spelacchiati giardinetti attorno alla Centrale di qualche decennio fa. Per non parlare, ovviamente, della foto che documenta le macerie del PAC dopo l’autobomba di via Palestro nel luglio ’93, che provocò cinque morti e dodici feriti.

Un capitolo particolare andrebbe dedicato ai volti del ceto politico. Quel che ne emerge è che tutti, tranne rarissime eccezioni, sembrano assolutamente grotteschi e inaffidabili.

Chiudiamo con la parte dedicata ai movimenti sociali. Se un’unica critica si può fare al libro, è la mancanza di riferimenti ai movimenti transfemministi e per la giustizia ecologica degli ultimi anni. Per il resto, si trova molto: dai punx del Virus all’epopea del Leoncavallo, da Conchetta al Laboratorio Anarchico di via De Amicis, dallo sgombero del Deposito Bulk agli scontri in via Corelli, dall’omicidio di Davide “Dax” Cesare agli scontri dell’11 marzo 2006 in corso Buenos Aires, fino agli sgomberi di ZAM e dell’Ardita Pizzeria del 2013 e al Primo Maggio NoExpo.

Ultima chicca…i giovani, ma non giovanissimi La Russa (ora Presidente del Senato) e De Corato (ora deputato), che nel 1992 commemorano la dipartita di Mussolini con un celebre ritratto del mascellone. Giusto per non dimenticare chi sono quelli che ci governano e da dove vengono.

Insomma, per chi è interessato alla storia fatta per immagini una lettura di sicuro interesse.

Lo sgombero di ZAM in via Olgiati del maggio 2013 e un corteo del movimento universitario della Pantera in corso Buenos Aires nel 1990.

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