Contro il ricatto contrattuale ai 20 mila rider ecco le denunce per estorsione

Il più grande ricatto occupazione della storia recente. Tutti i circa 20 mila rider in Italia hanno già ricevuto o stanno per ricevere la mail che li costringerà ad accettare il «contratto-pirata» sottoscritto da Assodelivery e Ugl che lascerà i ciclofattorini al cottimo e lavoratori autonomi. Se non lo faranno – precisano le comunicazioni delle piattaforme – perderanno il lavoro dal 2 novembre, data di entrata in vigore del contratto. Oltre a Deliveroo – il primo gigante a mandare le mail con il ricatto spacciato per grande conquista e solo in conclusione l’annuncio del licenziamento in caso di mancata firma – anche Glovo e Uber stanno mandando le lettere, ma tutte le associate lo faranno entro la prossima settimana, avendo preavvisi contrattuali più brevi. Colpisce soprattutto che a operare così sia Uber, la società commissariata dal tribunale di Milano i cui manager sono indagati per concorso in caporalato e intermediazione illecita di manodopera. Evidentemente anche il commissario Cesare Meroni, nominato dal tribunale, considera i diritti dei rider solo fino ad un certo punto.
«Abbiamo fatto parecchie assemblee fra di noi e non c’è via di uscita, almeno per ora: saremo costretti a firmare perché l’alternativa è smettere di lavorare in un periodo delicato come questo. Come lavoratori autonomi non abbiamo diritti», racconta arrabbiato Angelo Avelli di Deliverance Milano, una delle union dei rider.

L’unico modo perché il ricatto non si avveri è l’intervento della magistratura. Il governo e i sindacati, nonostante la lettera del ministero del Lavoro che considerava potenzialmente illegittimo il contratto e le proteste verso Assodelivery, al momento sembrano voler attendere il primo novembre. Non si rassegna invece «Comma 2 – lavoro è dignità», associazione di avvocati giuslavoristi che ha depositato denunce-esposti alle procure di Roma, Torino, Napoli e nei prossimi giorni a Bologna e Milano e altre città per il reato di estorsione con la richiesta «di provvedimenti cautelari che impediscano la prosecuzione del comportamento antigiuridico ed il compimento ulteriori di reati prima del 2 novembre» contro i vertici di Deliveroo Italy, società che dichiara di avere oltre 8.500 rider. «Il comportamento denunciato in sede penale non entra nel merito del contratto ma del comportamento dell’azienda di estorcere l’adesione con la minaccia del licenziamento – spiega l’avvocato Pier Luigi Panici, estensore della denuncia a Roma – Poi ci saranno profili da tribunale del lavoro sia per impugnare i licenziamenti sia per comportamento antisindacale da parte di Cgil, Cisl e Uil perché il contratto viola la libera adesione al sindacato».

«Noi continueremo con gli scioperi e con le proteste – spiega Avelli di Deliverance Milano – ma chiediamo al Ministero del Lavoro almeno di emettere una circolare per richiedere il rispetto della legge che da novembre prevede che la paga oraria sia fissata a 10 euro lordi, svincolata dal numero delle consegne che invece prevede il contratto Assodelivery-Ugl, mantenendo il cottimo. Dopo di che se Assodelivery non lo rispetterà chiediamo che siano inviati gli ispettori del lavoro a far rispettare la legge visto che una sentenza della Cassazione ci ha già considerato lavoratori subordinati e non autonomi. In più chiediamo un’indagine a Inps e Inail per stabilire quanti siamo veramente e come siamo pagati», chiude Avelli.

La ragione principale per cui i sindacati – anche quelli dei rider – non hanno finora presentato ricorsi è la possibilità che la ampia sottoscrizione del contratto porti l’Ugl – che ha ereditato finora gli iscritti dall’Anar, un «sindacato giallo» fautore dell’autonomia dei rider a cui il giuslavorista Ichino suggerì esattamente la mossa contrattuale concretizzata da Assodelivery – a diventare veramente un sindacato rappresentativo nel settore, legittimando il contratto ai sensi della norma Sacconi che deroga ai contratti nazionali con contratti aziendali sottoscritti dai sindacati, un po’ come successe alla Fiat da Pomigliano in poi con il contratto aziendale voluto da Marchionne.
«Il contratto Assodelivery-Ugl è la prima applicazione della “rivoluzione” chiesta da Bonomi: lavoratori retribuiti prevalentemente in base ai risultati, stabiliti unilateralmente dalle aziende: un cottimo moderno», chiosa Panici.

di Massimo Franchi

da il Manifesto del 18 ottobre 2020

Tag:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *